L'“anima antica” dei Lautari

Prodotto dalla Narciso record-Due Parole di Carmen Consoli esce l'ultimo cd di questo storico gruppo catanese...


Un cd nato da una reciproca convergenza,
dalla scoperta di una comune e condivisa “anima antica”.
Carmen
Consoli, la cantantessa catanese è la produttrice per la Narciso Record-Due
Parole di “Anima antica” l’ultima incisione dei Lautari, la formazione
tutta nel segno del “liotru” che ormai da vent’anni recupera la tradizione
musicale isolana alla luce delle contaminazioni più svariate.
Carmen Consoli,
conquistata dalla loro musica ha deciso di incidere un disco che i Lautari
covavano ormai da otto lunghi anni. E proprio in città, sui legni del Teatro
Club i Lautari - Gionni Allegra
(contrabbasso, plettri, chitarre e voce), Puccio Castrogiovanni (fisarmonica,
organetto, plettri, voce), Salvo Carruggio (batteria e percussioni), Roberto
Fuzio (voce, chitarra classica, acustica, percussioni),
Enrico Luca (flauto, sax soprano, piva) -
hanno presentato in
anteprima la loro fatica. La foto della copertina di Carmelo Buongiorno pare
proprio evocare tutto il senso dell”Anima antica”: in un bianco e nero
seppiato e discreto: nella luce incerta di un meriggio estivo qualcuno (che sia
proprio il Cicciu Patata protagonista dell’omonima ballata?) gusta una granita
da una terrazza sul mare immerso nei sui pensieri. E nello stesso tempo,
quell’immagine, insieme al titolo accoglie il ricordo dello scomparso Picchio
Manzone, storico fondatore del gruppo, cui il disco è dedicato.
Già
l’incipit zigano di “Hora lautaresca” le prime note del festino di S.
Agata: è una piacevolissima ouverture per un disco attentissimo ai dettagli,
che privilegia soprattutto la dimensione acustica. Le contaminazioni
stratificate all’interno dei nove brani rappresentano la lezione che i Lautari
hanno condensato nel corso di vent’anni di attività. Appare così assai
naturale la presenza di “A li quattru, a li cincu, a li sei uri”, una
litania gioiosa per la fine del tempo di Quaresima che i Lautari
(ricavandola dalla raccolta dell’etnografo Antonio Uccello) distillano
in un canto quasi aggressivo, “camurriusu”, così come reinterpretano il
topos classico del “lupo impenitente” in una canzone dolente in cui la
fisarmonica di Puccio Castrogiovanni declina la storia sempre uguale “di uno
che è nato perduto”. Ancora atmosfere dolenti con la straziante “Passu li
notti” laddove il tamburello e la voce della “guest star” Alfio Antico
restituiscono quasi le onde pigre della marina e la meraviglia delle nuvole in
una appassionata nenia d’amore.
Più mediorientale il riff di “Sogni”, il
cui semplice impianto è arricchito dai ricami arabeggianti dei fiati e dal
tocco del berimbau. Nello struggente “Atturna” invece la voce di Roberto
Fuzio trascina il suo cuore dolente lungo quattro minuti di vivissima passione.
Il brano che rappresenta il momento più alto di “Anima antica” ci pare però
“Carziri di Cianciana” che tra il Camilleri “storico” e l’impegno
poetico-musicale alla Buttitta è avvolgente ed amaro grido dai corridoi della
storia, straziante lamento di prigioniero.

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