"C’è gente che lavora nei call center e che qui ha investito i propri sogni"

Call CenterVogliono fare sentire la loro voce i lavoratori del call center Almaviva che lunedì 28 aprile si riuniranno davanti i cancelli della sede di Misterbianco, in provincia di Catania.

Oggi, in conferenza stampa, nella sede Cgil di via Crociferi, lavoratori e sindacalisti, hanno nuovamente puntato l’attenzione sul futuro dell’azienda e sulle ricadute occupazionali legate alla delocalizzazione del call center.

“C’è grande preoccupazione – ha detto Natale Falà, Rsu Slc Cgil – perchè la situazione sul mercato è difficile. Le varie delocalizzazioni, verso i paesi dell’Europa dell’Est, hanno falcidiato per commesse qui in Sicilia. A rischio ci sono 1200 posti di lavoro solo a Catania e 4000 a Palermo. Una situazione allarmante. Un fenomeno che è sociale e che investe padri e madri di famiglia che nei call center lavorano e vivono e che in questa realtà aziendale hanno investito i propri sogni”.

I dati analizzati dalla Cgil - Nei call center catanesi attualmente lavorano 9000 dipendenti (il numero é piuttosto variabile a causa dei contratti a progetto) e non ci sono state vere e proprie riduzioni di posti di lavoro a causa della delocalizzazione del servizio all’estero, dove assumere costa meno. Ma il ricorso ai contratti di solidarietà, a Catania è la spia evidente di un pericolo destinato ad ingrandirsi. Uno spiraglio per una possibile soluzione del problema? Tra due settimane, lo speciale comitato presieduto dall’onorevole del Pd Luisa Albanella inizierà ad analizzare il fenomeno delle delocalizzazione nei call center.

La notizia é stata annunciata nei giorni scorsi a Catania dall’ex ministro Cesare Damiano, attualmente presidente della Commissione lavoro alla Camera, ed è stata rilanciata stamattina dalla Cgil e dalla Slc Cgil nel corso di un incontro in via Crociferi. Per l’occasione, il segretario generale della Camera del lavoro, Giacomo Rota, e il segretario confederale Giovanni Pistorio, hanno chiesto pubblicamente al primo cittadino, Enzo Bianco, di prendersi carico del caso “poiché la delocalizzazione selvaggia equivale ad una rapina del territorio”, senza contare i gravi problemi di privacy per gli utenti. Anche alla Regione, che fino ad ora non ha dato feedback di rilievo, secondo il sindacato è necessario chiedere maggiore attenzione.

“Un’attenzione che chiederemo anche al presidente della Regione, Rosario Crocetta. Non abbiamo ovviamente nulla contro i paesi che vivono condizioni di marginalità – sottolinea Rota- ma esiste di certo un problema di regole e di garanzie per gli utenti italiani. In Romania, Albania, Croazia, sono migliaia i posti di lavoro legati ai call center italiani e il problema non riguarda solo Almaviva, ma anche le altre società come Q’É, Visiant next, Mics Eurocall. Per questo, oramai da anni, insieme a Slc Cgil, cerchiamo di prevenire il disastro, e per questo pensiamo che le istituzioni debbano farsi carico del problema. Questo, insieme al dossier conoscitivo sul comparto che sarà curato dallo speciale gruppo di lavoro presieduto da Luisa Albanella, la quale farà tesoro della sua solida esperienza sindacale, potrebbe portarci a risultati del tutto nuovi”.

L’identikit del lavoratore call center corrisponde in media ad un quarantenne intenzionato a mantenere un reddito che, seppure non alto, può comunque contribuire a mantenere un dignitoso reddito familiare. Giovanni Pistorio ha lanciato un altro allarme: “Il settore rischia l’imminente tracollo a causa del massimo ribasso applicato dalle committenti; un ribasso che non tiene conto del reale costo del lavoro che nel caso dei call center ricopre circa il 90% a differenza di un 50% tipico del settore edilizio”. All’incontro di stamattina erano presenti anche i lavoratori dei call center Domenico Guido, Natale Falá, insieme a Lucia Torrisi e Isabella Cassibba della segreteria Slc.

Lo scorso dicembre alcuni rappresentanti di Cgil, Slc ed Inca sono stati ricevuti in audizione alla Camera dei Deputati dal presidente Damiano, dal deputato Luisa Albanella componente della Commissione Lavoro e promotrice dell’incontro, e dal capo della segreteria politica del Presidente della Commissione Lavoro, Giovanni Battafarano. In quell’occasione, sono state esposte le principali criticità del settore e furono avanzate numerose proposte; soprattutto emerse che la delocalizzazione di attività verso paesi extraeuropei, oltre che a far perdere posti di lavoro , laddove le norme sulla tutela e sul trattamento e la conservazione dei dati personali non sono omogenei a quelli in vigore nel nostro paese, mette a rischio privacy e la sicurezza dei cittadini italiani i cui dati (identità e dati fiscali) vengono “spesso spregiudicatamente visionati e tracciati”.

Francesca Aglieri
catania.blogsicilia.it
24/04/2014

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