BUONGIORNO ITALIA

Da dove cominciare. Il nuovo governo, proclamato dal responso elettorale del 9 aprile, non potrà certo ignorare che dovrà fare i conti con alcuni punti dolenti lasciati dal governo di centro-destra.
Crescita bloccata, deficit ben oltre il 4% ...

BUONGIORNO ITALIA.
Da dove cominciare. Il nuovo governo, proclamato dal responso elettorale del 9 aprile, non potrà certo ignorare che dovrà fare i conti con alcuni punti dolenti lasciati dal governo di centro-destra.
Crescita bloccata, deficit ben oltre il 4% in rapporto al prodotto interno lordo ed un debito pubblico in preoccupante risalita attorno al 108 % del Pil.
Non sono saliti soltanto i debiti dello Stato, ma anche quelli privati degli italiani, i quali, faticando ad arrivare alla fine del mese, sono stati obbligati a ricorrere agli strumenti finanziari del salasso rateale programmato.
Dunque il paese di Bengodi, che Berlusconi descriveva in televisione, esiste soltanto nella sua immaginazione, come l’altra bugia riferita alla crescita dell’occupazione.
Infatti l’ISTAT riferisce che i posti di lavoro a tempo indeterminato sono diminuiti.
Vero è che con la legge Biagi (commissionata da Maroni) si sono offerte ai giovani più tipologie di lavoro, ma anche questa medaglia presenta il suo rovescio, cioè un giovane su due è assunto con un contratto a termine, spesso ad orario ridotto o addirittura a giorni settimanali, costretto a sopravvivere senza futuro e nell’ansia di chi sa già di potersi ritrovare improvvisamente disoccupato da un giorno all’altro.
L’altra menzogna del Cavaliere viene dall’andamento dell’economia italiana, la quale ha rallentato fino ad arrestarsi a crescita zero.
Non servono le miserevoli giustificazioni di paravento dell’11 settembre, della guerra in Iraq, della concorrenza cinese, dell’aumento dei prezzi petroliferi, perché l’Italia, durante il governo Berlusconi, ha comunque fatto peggio di tutti gli altri paesi industrializzati dell’intero mondo occidentale e d’Europa.

Molto più gravi sono poi i guasti che il passato governo di centro-destra ha arrecato alla fibra morale della società, assecondandone le tendenze dissolventi, prima fra tutte quella dell’identità nazionale. Il Risorgimento e la Resistenza sono state oggetto di revisionismo reazionario, mentre nelle zone più ignoranti si affermava un movimento secessionistico nutrito di rancori alla nazione e di oltraggi osceni ai simboli dell’unità nazionale con l’autorevole approvazione del governo Berlusconi e sino all’avallo della dannosa riforma della “devolution”.
A tutto questo si aggiunge un grave logoramento della democrazia nel nostro paese:
-UNA LEGGE ELETTORALE che nega al popolo sovrano il potere di scegliere i candidati, imposti dall’alto a scatola chiusa;
-L’ASSENZA DI UN REGOLAMENTO che liberi la politica ed il governo dai conflitti d’interesse;
-UN SISTEMA DI MEZZI D’INFORMAZIONE inadeguato a garantire un tasso d’autonomia e che vede la televisione pubblica per due terzi in mano ai partiti di governo, la televisione privata per tre quarti di proprietà alla famiglia dell’ex presidente del consiglio Berlusconi, i rotocalchi ed i quotidiani per una quota assai rilevante al servizio della suddetta famiglia;
-UN ATTACCO DEGLI ORGANI DI GOVERNO che delegittima ed ostacola con leggi sciagurate l’azione della magistratura contro gli intrecci della corruzione tra potere economico e potere politico;
-GLI SCANDALI che coinvolgono banche ed imprese, ed ora anche le società calcistiche;
-UNA NUOVA RAZZA DI “ARRAMPICATORI” che, con l’arrembaggio alla ricchezza ed al profitto selvaggio, distruggono e corrompono politica, giustizia e vita sociale.
-e poi ancora l’EVASIONE FISCALE ed infine lo SPIONAGGIO POLITICO.

Questa è la situazione della nostra democrazia, resa ancora più grave dalla stagnazione economica del paese.
E’ usurato il tessuto delle istituzioni democratiche, il rapporto tra il sistema politico e i cittadini; e soprattutto la politica non gode di quel credito vitale che dovrebbe alimentare la linfa della democrazia.
I partiti dal canto loro sono sempre più deboli e soffrono di una vera sindrome oligarchica che non permette il ricambio dei loro gruppi dirigenti, i quali restano legati da un vincolo di autoprotezionismo solidaristico come rivelano le liste elettorali affollate di comparse sempre “intercambiabili” in vista delle alleanze nelle coalizioni.
Il tutto integrato dalla tendenza a “personalizzare” i partiti.
Non è tollerabile, infine, fare demagogia e populismo con la promessa della diminuzione delle tasse.
Speculando sul fatto che tasse e tributi ovviamente non si pagano volentieri, Berlusconi ha fatto di questo argomento il cavallo di battaglia di tutte le sue demagogiche campagne elettorali, descrivendo le tasse come penalità che lo Stato vuole infliggere ai suoi cittadini.
Occorre, invece, sottolineare con coraggio e lealtà il pericolo di illudersi che si possano ridurre le tasse senza diminuire la spesa o l’occupazione nel settore pubblico, né al contrario si tratta di elogiare l’aumento delle tasse, ma l’obiettivo di un buon governo è quello di saper dimostrare che le tasse sono un modo civilissimo ed efficiente per fronteggiare le spese comuni e costituiscono la migliore espressione di pacifica convivenza, allorquando il risanamento ed il rilancio nazionale deve contare principalmente al recupero indispensabile di risorse dai ceti ricchi del paese e, comunque, secondo un criterio di equità del “ Chi più ha, più dovrà dare ”.

Il governo di centro-sinistra, dunque, dovrà assumersi un forte impegno a riprendere con urgenza il risanamento dei conti pubblici come necessaria premessa al rilancio dell’economia nazionale.
Ed in tale prospettiva LE FORZE DI SINISTRA ed i SINDACATI dovranno incalzare il governo affinchè gli interessi dei lavoratori siano mediati col buon senso di una soluzione convincente e non subordinati a certe fibrillazioni corporative di quel complesso imprenditorial-finanziario, che sembra affascinato ancora dagli slogans della propaganda forzista.
“Servono scelte coraggiose”-dichiarava Montezemolo a Roma nel suo discorso all’assemblea annuale di Confindustria-.
Ma occorre aggiungere principalmente che le scelte non dovranno essere gravate sui lavoratori già penalizzati dalla crescente difficoltà di far quadrare i conti dei bilanci domestici, immolati sull’altare del profitto e dell’ingordigia speculativa di chi detiene le risorse finanziarie.
E’ necessario, perciò, che questo governo di centro-sinistra, nel delineare le prossime sfide di rilancio per il nostro paese, traduca nella realtà del Paese le linee del programma concordato puntando tutta l’attenzione sulla concertazione tra le parti sociali e sulle comuni responsabilità, perché non si arriva lontano senza il consenso dei cittadini ed il loro coinvolgimento nel processo delle decisioni politiche.

E per fare ciò bisogna, dunque, schierare URGENTEMENTE una controffensiva morale diretta a restituire al paese il senso identitario della sua grande storia, a combattere coraggiosamente quel manifestarsi di malcostume privatistico e di evasione fiscale, a ridare risorse prioritarie alla cultura italiana, a mettere mano a riforme capaci di affondare il bisturi sulle malattie delle istituzioni se si vuole davvero arrestare la crisi del sistema partitico ed il logoramento della nostra democrazia.
Il buongiorno si vede alla prima alba del mattino.
Ed è da queste realtà che bisogna subito cominciare!.
04/06/2006
VINCENZO ARENA (*)
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