Anno 2009

2009da lasicilia.it
Il 2009 sarà, a detta di tutti gli analisti, l'anno della Grande Crisi. Come nel '29. O forse come nel secondo Dopoguerra. O, ancora, come negli Anni del terrorismo. Siamo coscienti del fatto che ci attendono tempi duri, ma quale forma essi prenderanno non ci è dato ancora sapere.
Quel che è certo è che i momenti di crisi - a livello economico e a livello politico - possono rivelarsi come grandi opportunità per riforme audaci e per nuova coesione sociale.
Su questo punto i messaggi per il Nuovo Anno di Papa Benedetto XVI e del presidente Giorgio Napolitano mostrano inaspettate assonanze e indicazioni preziose per non lasciarsi irretire dal pessimismo.

Il punto di convergenza, fra Vaticano e Quirinale, sta nella volontà di non sottovalutare la situazione, di «guardare in faccia i pericoli» (Napolitano) e di leggere «la crisi in profondità» (Benedetto XVI). In un momento in cui le banche e il sistema industriale sono nella tempesta, far finta di niente avrebbe effetti catastrofici. Così come sarebbe da ingenui pensare di superare la crisi internazionale con semplici «rattoppi». Non possiamo curare un malato grave - come ha scritto su questo giornale Enrico Cisnetto - con una aspirina. Superficialità e sottovalutazione dei pericoli del momento attuale sono rischi che non possiamo permetterci.
L'invito che dalle due sponde del Tevere ci viene è dunque quello di saper guardare la realtà. Per l'Italia, in particolare, significa prendere atto dei problemi irrisolti e dei propri punti di forza: da una parte le disparità sociali, la distanza sempre crescente fra Nord e Sud, la povertà che tocca settori sempre più ampi della nostra gente, le riforme sempre al palo; dall'altra, il popolo del volontariato, la capacità di solidarietà e di lavoro di tanti nostro connazionali.
Ma un momento di grave crisi può trasformarsi in una opportunità, perché costringe tutti a interrogarsi su ciò che è essenziale, a evitare inutili divisioni, a ricercare momenti di coesione e di unità. Come nel secondo Dopoguerra e come nella lotta al terrorismo - ci ha ricordato il presidente Napolitano - gli italiani sono chiamati oggi a ritrovare le ragioni per unire le loro forze, partendo dal positivo che già vivono.
Dalla crisi, è bene tenerlo a mente, non si esce puntellando la situazione precedente. Abbiamo voltato pagina, perché un modello di sviluppo su cui l'economia mondiale s'è basata negli ultimi decenni è rovinosamente franato. Perciò non bastano i pannicelli caldi, serve una prospettiva nuova, condivisa, in cui il «fattore umano» abbia un ruolo preminente rispetto alla finanza e alla tecnocrazia, in cui l'assolutizzazione del profitto ceda il posto a un'economia fondata sulla giustizia. Come? E' la sfida che ci attende. Quel che è certo è che se non vivremo la crisi come l'opportunità che ci viene data per un reale cambiamento, la paura ci travolgerà.

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