26 settembre 2019-26 settembre 2020. Dal valore della Dignità nasce la Democrazia

Comune di MisterbiancoCome spiegare il mare a chi vede solo una distesa blu d’acqua!? Come spiegare la Gioconda a chi vede solo una fanciulla sconosciuta che sorride!? E come spiegare lo scioglimento per mafia del Comune di Misterbianco a chi è sordo come un coccodrillo!? Ma l’altra sera l’ho capito, ho compreso il senso, il significato, la ragione del duro provvedimento adottato dal governo nazionale un anno fa, mentre passeggiavo con amici sulla spiaggia della Playa catanese, illuminata da un quarto di luna e cullata dal vento caldo dell’estate.

E non c’è voluto di certo “un’arca di scienza” o la laurea per comprendere appieno il senso profondo dello scioglimento per mafia del nostro Comune. Mi sono avvalso di un ragionamento chiaro, limpido, come l’acqua del mare, logico, lineare, come il teorema di Pitagora, illuminante, come le albe di primavera, e vero, come il sorriso d’un bimbo. E’ passato già un anno da quel 26 settembre 2019 quando, a Roma, il Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro degli Interni scioglieva gli organi elettivi (Consiglio comunale, Sindaco e Giunta) del Comune di Misterbianco, per “infiltrazione mafiose”, e, come si legge nella relazione conclusiva del prefetto, per “un quadro d’insieme caratterizzato da un significativo intreccio tra il contesto criminale radicato in quel comprensorio e la vita pubblica locale”. La relazione prefettizia è la pietra tombale su un’esperienza politico-amministrativa ultradecennale che pur ha avuto innumerevoli meriti e momenti di grande vigore e lucidità propulsiva, caratterizzati da un cambiamento radicale della città sotto il profilo urbanistico, sociale, economico e culturale. Sicuramente il decreto di scioglimento degli organi comunali è un provvedimento giuridico che trova fondamento nel diritto vigente peraltro sostenuto dalla “violazione” di un’etica politica che un amministratore è tenuto a rispettare, non foss’altro che per la sua storia personale di “lotta alla mafia”, portata avanti negli anni insieme alle donne e agli uomini migliori della società civile locale.

Tutto buttato al macero! Ma non voglio entrare nel merito del decreto, almeno in questa sede, soprattutto perché oltre alle norme giuridiche, alle leggi, ai codici, agli “accessi ispettivi”, alle commissioni d’indagine, alle relazioni, ci stanno i comportamenti umani, prima ancora che politici, ci sta il rigore morale, prima ancora che civile, ci sta l’etica pubblica, oltre e prima di quella privata. Ci sta l’uomo. E Cesare deve essere sempre al di sopra di ogni possibile sospetto. E quindi, dicevo, ho capito il messaggio chiaro, forte, diretto, dal profondo valore educativo, che lo Stato, sciogliendo gli organi elettivi del Comune etneo, a voluto dare a tutti, soprattutto alle giovani generazioni. Ed è un valore vigoroso e rigoroso che “tocca le corde” della responsabilità, della libertà e della dignità dell’Uomo e di una Comunità, da sembrare quasi banale, quasi scontato, quasi normale, ma non lo è affatto. Tutto inizia da un vecchio adagio siciliano, da un “insegnamento”, quasi un “tormentone”, una “raccomandazione” che i nostri vecchi Genitori misterbianchesi ci facevano allorché superavamo la soglia dell’adolescenza e ci apprestavamo a varcare l’uscio di casa e del Piano Duca per “entrare in società”: “Stai attentu cu cu ti jungi”. T’a mèntiri sempri cu chiddi mègghiu ‘i te!” (Stai attento con chi ti metti, con chi cammini, con chi parli, con chi pratichi. Ti devi mettere, ti devi cercare, devi avere amici migliori di te, devono essere sempre meglio di te!).

Era la “tavola della legge” dei nostri saggi padri, scritta a caratteri cubitali sulla pietra per insegnarci l’Educazione. Una norma generale, giusta, di buon senso, immutabile, invalicabile e facilmente verificabile. E valida sempre. E qual è il significato ultimo di questa consegna, di questo ammaestramento, di questa lezione di vita!? La parola-chiave è chiaramente “mègghiu ‘i te” (migliore di te). Migliore: che significa, cosa vuole dire? Certamente “migliore” non sul piano fisico, economico o sociale. Ma unicamente sul piano etico, morale, educativo, spirituale, comportamentale. Cioè, cerca solamente chi ti può trasmettere serietà, educazione, moralità, qualità della vita, principi sani, valori positivi. Cerca chi può stare “al tuo fianco”, chi è “tuo pari”, chi è “alla tua altezza”. Ma non per alterigia, per superbia, per orgoglio, per vanagloria.

Giammai! Ma unicamente perché “tu” ti vuoi bene, ti ami, perché vali, hai valore, sei unico, sei importante. Cioè, volersi bene, darsi valore, dare un senso alla vita e alle cose che si fanno. Cioè, essere e fare per se stessi e per gli altri, apparire, avere, esserci. Con pudore, con semplicità, con sobrietà, con sicurezza, con sincerità, con serenità, con serietà. Con dignità. Ecco la Parola! Dignità significa stima, onore, decoro, rispetto, decenza, onestà, moralità, integrità, rettitudine. Innanzitutto per se stessi. E poi per gli altri. Dignità nasce dalla responsabilità. Responsabilità nasce dalla libertà. Libertà nasce dalla consapevolezza e dall’intelligenza. E dal sapere, dai saperi. E dalla dignità, dalla responsabilità e dalla libertà nasce la democrazia. Valore assoluto di ogni uomo e di ogni comunità. Se ascoltassimo sempre la “saggia legge” dei nostri Padri la società sarebbe diversa. E il Consiglio comunale di Misterbianco non sarebbe stato sciolto. Per la seconda volta! La storia dà torto e dà ragione a tutti. Anche a colui che “gridava nel deserto del Munumento”.

Questo ho capito quella sera. Ogni parola in più è superflua.

Angelo Battiato

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