Un uomo venuto nelle sciare

Don Antonino Visalli - MisterbiancoDurante questa nostra ricerca sulle origini di Lineri e delle Frazioni, non potevamo che incontrare un personaggio davvero speciale, una persona a noi cara, uno dei padri “costruttori” della nostra comunità. Cominciando a leggere quello che scriveva in quegli anni (dal 1968 -1995): un certo Antonino Visalli.

“Gli abitanti si sono trovati a scegliere fra il restare senza casa attendere all’infinito un piano di fabbricazione che il comune non è stato capace di apprestare, oppure costruire subito. Possiamo anche aggiungere che Monte Palma sulle carte ufficiali non esiste, (siamo intorno agli anni 70/ 77) pur essendoci un agglomerato urbano di un migliaio di persone, mentre a Lineri esistono palazzi di 3 - 4 piani, per fortuna ancora pochi, a Montepalma inizia una vera colata di cemento, indice della “speculazione edilizia dei fitti già in atto”.

Conseguenza di questa disordinata crescita edilizia è l’assoluta mancanza di tutte quelle infrastrutture necessarie ad un quartiere, affinché non sia soltanto un dormitorio.

Il problema dei bambini, infatti, è molto serio; manca un asilo nido per le mamme che lavorano e le classi della scuola materna sono insufficienti, per i ragazzi delle elementari e delle medie, non si prospetta una scuola a tempo pieno, che li aiuti a crescere, impegnandoli anche nelle ore pomeridiane, quindi è facile vederli per le strade ad oziare e a trastullarsi in giochi pericolosi o per i più grandetti gareggiare con i motocicli per le vie ad alta velocità.

Ma per i giovani l’attrattiva resta sempre la città, sia per i divertimenti che essa può offrire, sia per un adeguamento alla sua civiltà consumistica. Poche sono le ragazze che hanno raggiunto una propria autonomia ed un senso di responsabilità personale, passando al di sopra dalla dipendenza dai propri genitori, che si rivela particolare nella scelta della vita futura e dell’eventuale carriera scolastica.

Manca anche un vero ufficio postale, il comune ha preso in affitto alcuni locali e di recente è stata perfino portata la cassaforte, ma in pratica niente è cambiato; non è ancora in funzione e bisogna andare a Misterbianco oppure alla posta di Nesima per le operazioni, con immaginabili sacrifici, accresciuti dalla mancanza di un collegamento diretto con tali posti. Esiste solo un autobus, il 22 dell’AMT, che arriva fino le soglie del quartiere, Gli abitanti sono costretti a percorrere in ogni stagione a piedi lo spazio che li separa dall’autobus e disagi ancora più gravi sono costretti ad affrontare gli abitanti di Serra Lineri.

Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria esiste una condotta medica ma l’orario delle visite è assai limitato. Manca un’assistenza completa, non esiste un poliambulatorio, come sarebbe auspicabile, la gente può curarsi un raffreddore, mentre per visite più specialistiche e costretta ad andare a Catania”.

Da queste annotazioni assai ristrette al confronto delle gravissime carenze denunciate, appare chiaramente che la situazione a Lineri, sia come frazione di Misterbianco che come quartiere periferico di Catania è drammatica. Essa è ancora più grave se consideriamo che mancano pubbliche denunzie, movimenti di lotta popolare che tendono a richiamare l’attenzione delle autorità competenti. D’altra parte le forze politiche danno la sensazione di non aver nessun interesse per la situazione di Lineri, le promesse, i favoritismi non mancano, ma concretamente nulla si muove per cercare di rendere abitabile il quartiere, né tanto meno risvegliare la coscienza civile degli abitanti.

Qualche anno fa la formazione di un comitato di quartiere, costituito da uomini di diversa estrazione sociale, tentò di affrontare responsabilmente la risoluzione dei grossi problemi della zona, e soprattutto di fare opera di sensibilizzazione politica. Il suo annunciato fallimento ha riaperto per i cittadini la strada alla rassegnazione o, almeno, all’adesione passiva ad un partito. A Lineri, infatti, le sezioni di partiti più rappresentativi, sono usati come circoli ricreativi dove potersi ritrovare a chiacchierare e a giocare a carte, e non come luoghi di dibattito e di politica, dove si possono affrontare i problemi di Lineri.

L’aspetto più pericoloso di questa deprecabile situazione è la diseducazione politica dei giovani, che si trovano a vivere “schiacciati” dalla mentalità dei padri e dei fratelli più grandi, chiusi nel più completo disinteresse per la vita sociale e così indotta a non agire, a stare a guardare senza fare nulla. Il consumismo dilagante tende insomma ad allontanarci da ogni impegno e ad addormentare la coscienza.

Don Antonino Visalli (nella foto), Salesiano, diventato cittadino onorario di Misterbianco, è l’autore di questa spietata quanto precisa analisi dei fatti. Don Visalli è un prete venuto nelle “case sparse”, fra sciare, speranze e povertà, per compiere il suo apostolato. Il suo pensiero è esplicitato in una frase, riprodotta, un tempo, all’interno della chiesa S. Bernadette, “Promozione umana ed Evangelizzazione” per dire che, l’uomo è il centro dell’interesse, attraverso la sua promozione è possibile un cammino diverso, nella vita come nella fede, guardare ai suoi bisogni e come guardare Dio, e solo Dio sapeva quanto veramente quella comunità di Lineri aveva assoluto bisogno di Lui.

Noi concordiamo veramente con quella analisi fatta in quegli anni. Diceva Papa Giovanni XXIII, "credenti e non credenti sono tutti nostri figlioli, appartengono tutti a Dio per diritto di origine" (era finita la scomunica ai comunisti) e Paolo VI, aggiungeva: "Mi proclamo al servizio di una chiesa che non si cura solo di se' e di Dio, ma delle realta' dell'uomo d’oggi". Era la terza domenica di Novembre del 1968 quando Don Visalli celebrò la sua prima messa a Lineri, nell’atrio di una scuola elementare incipiente, assediata da una piccola folla di bambini ed adulti, su di una cattedra e con pochi “segni “. La domenica successiva nel terreno dove adesso si trova il rifornimento “Erg, si rinnovò tra la meraviglia di tanta la gente, la Celebrazione Eucaristica.

Al Salesiano Celebrante e ai giovani di Catania che l’accompagnarono, si offrì una visione d’abbandono e desolazione, di povertà e solitudine: niente strade, niente illuminazione, niente acqua corrente, niente scuole, niente servizi, solo uomini e donne che aggredivano la lava per costruirsi una stanza o una casetta, “con un lavoro assillante (è sempre Don Visalli a “parlare”), che non conosceva pause, se non quelle dei saluti ai paesani e ai conoscenti che a frotte giungevano dai paesi limitrofi, in quel territorio inospitale si, ma vicino alla città, dove la rivoluzione industriale degli anni settanta avrebbe certamente offerto loro un posto di lavoro. Fummo presi allora tutti dal panico, ma non si poteva tornare indietro e da un piccolo garage (12x4 metri- foto-) preso in affitto in Via Pier Santi Mattarella, in una traversa vicino dove sarebbe stata la farmacia, proprio da lì ebbe inizio un’opera condita da un pizzico di fede Cristiana, da un po’ di spirito d’avventura e da molta compassione; e tutti furono presi dalla voglia di fare.

Le ragazze aiutavano nelle case a lavare, cucinare, accudire ai bambini, mentre le madri impastavano la calce o trasportavano mattoni, i giovani più attivi giocavano con i ragazzi, facevano doposcuola, li intrattenevano piacevolmente; i più maturi, insieme agli anziani del posto facevano “strada” verso la Prefettura, il Comune, il Genio Civile, l’Enel, verso la Questura per ottenere condizioni di vita decente e dignitosa e anche sicurezza, perché subito la mala pianta della mafia aveva messo radici e già c’era un prezzo per ogni impresa”. Don Visalli utilizzò il suo ministero creando momenti di incontro e di socializzazione per gli abitanti del quartiere: un metodo rivoluzionario per quei tempi.

Le assemblee settimanali degli abitanti costituivano per tutti noi un’occasione unica per riconoscersi, per confrontarsi, e ripartire con coraggio, sempre in conformità ad una sola politica, quella indicata da Don Bosco “la politica del Padre Nostro”.

Tuttavia la molteplicità degli interventi, le ridotte disponibilità dei giovani e la diversità degli orari impose subito una razionale organizzazione, furono create per le attività sociali e religiose diversi settori: Settore ricreativo per l’intrattenimento dei ragazzi e dei giovani, per le gite delle famiglie e per la colonia marina alla playa.

Settore scuola, con il compito di collaborare con gli insegnanti in classe e fuori ed operare per l’istituzione della scuola media e della scuola serale per i lavoratori (150 ore).

Settore socio – politico che aveva l’impegno di sensibilizzare l’opinione pubblica per colmare le mancanze strutturali del quartiere.
In maniera parallela emerse anche l’impegno di programmare la vita Ecclesiale, organizzando in maniera ordinata le Celebrazioni, prendendosi cura delle prime Catechesi e facendo visita alle famiglie con il desiderio sempre vivo di unire nella Fede un popolo, diviso ancora in tante “tribù”.
Il primo Battesimo risale al 6 Gennaio del 1974, il primo matrimonio al 24 Settembre del 1983.

I risultati non si fecero attendere: miglioravano i rapporti sociali tra le famiglie, cominciò a funzionare la farmacia, l’ufficio postale, furono sistemate le strade e venne trovato per loro una denominazione, fu istituita la scuola media, mentre lo spirito che animava il gruppo aveva le prime gratificazioni.

Ma l’esigenza di motivazioni sempre più profonde, oltre quella umanitarie, operò ben presto una rivoluzione all’interno del gruppo e si sentì forte la necessità di condividere attività, valori e programmi e specialmente la vita personale e familiare alla luce del Vangelo, e cioè di “fare Comunione”. Dopo dieci anni nacque il gruppo Comunità Lineri, con la partecipazione di giovani di Catania e di Lineri e da persone adulte, con una chiara volontà: Dare un segno concreto alla comunità di Lineri, nella prospettiva di “fare Chiesa”.

Quando la Cappella, costruita già da qualche anno, anche con la manovalanza dei giovani, fu dichiarata, il 7 Novembre del 1982, da Mons. Picchinenna, arcivescovo di Catania, Chiesa Parrocchia per il territorio di Lineri, Montepalma, Serra e Poggiolupo fu eretto a Parrocchia, con il titolo di Santa Bernadette, iniziò allora una nuova azione pastorale e sociale che coinvolse tutti gli abitanti delle Frazioni.

Vito Fichera

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