UMBERTO ORSINI E GIULIANA LOJODICE A DOPPIA SCENA

StabileGrandi protagonisti e grandi temi continuano ad animare “Doppia scena”, il ciclo di approfondimenti realizzati dal Teatro Stabile di Catania e dalla Facoltà di Lettere e Filosofia, nell’ambito del Protocollo d’intesa firmato tra l’ente teatrale e l’Università etnea. Il prossimo appuntamento è stato fissato per martedì 5 maggio, alle ore 11 nel Coro di notte del Monastero dei Benedettini. Sarà il direttore dello TSC Giuseppe Dipasquale ad introdurre gli attori Umberto Orsini e Giuliana Lojodice, nomi di assoluto spicco nel panorama teatrale, invitati a parlare di Copenaghen, il dramma di Michael Frayn di cui sono coprotagonisti insieme a Massimo Popolizio, per la regia di Mauro Avogadro. Tante le sollecitazioni di un testo che ruota intorno alla problematiche commesse al tema della moralità della scienza. Lo spettacolo, ospite del cartellone dello Stabile, è in programmazione all’Ambasciatori dal 28 aprile al 10 maggio.

L’interessante conversazione, aperta agli studenti ma anche agli appassionati, sarà introdotta da due rinomati docenti dell’ateneo, Antonio Di Grado, ordinario di Letteratura italiana, e Renato Pucci, ordinario di Fisica e Astronomia nella Facoltà di Scienze matematiche, fisiche, naturali e past-preside della stessa. Interverrà inoltre il docente Ezio Donato, responsabile dei rapporti tra lo Stabile e l’ateneo, nonché direttore della Scuola d’arte drammatica del teatro, intitolata ad “Umberto Spadaro”.

Da sempre, ma specialmente negli ultimi cento anni, è emerso forte il problema relativo a libertà e limiti nell’applicazione delle scoperte, emergenza che implica un’analisi dei rapporti tra potere politico e scienza. Questa la tematica da cui prende forma Copenaghen, capolavoro di uno dei maggiori autori contemporanei, qui attento in particolare all’impiego bellico della bomba atomica nel secondo conflitto mondiale. Evento che ha indubbiamente segnato uno dei massimi peccati dell’umanità contro se stessa e la propria ragione.

La vicenda è ambientata nel settembre 1941 nella capitale nordeuropea occupata dai nazisti. Qui avviene l’incontro tra il tedesco Werner Heisenberg, inventore del principio di indeterminazione, con Niels Bohr, danese e mezzo ebreo, suo maestro, fondatore negli anni ’10 della fisica atomica. Ex compagni di ricerche, sono costretti dalla guerra a guardarsi con sospetto, imprigionati in un labirinto di domande che stentano a trovare risposta. Una storia vera ricostruita dopo la scomparsa di entrambi, che Frayn affida ai rispettivi fantasmi: a loro tocca offrire una serie di successive versioni contraddittorie di uno storico incontro, misteriosamente velato da fatali sottintesi. Un formidabile duello verbale tra i due fisici, un thriller scientifico-politico, che con l’ingresso di un altro personaggio, la moglie di Bohr, si allarga ad una disputa etica a tre voci.

Le angoscianti riflessioni, alla vigilia del primo devastante uso dell’atomica, procedono con implacabilità storica, tensione umana e congetture scientifiche. Una sorta di arena processuale, un incontro-scontro di cui non conosceremo mai l’assoluta e oggettiva verità.

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