Uccise il figlio: 5 anni e 4 mesi

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Due colpi di fucile per uccidere quel figlio "difficile" i cui problemi di ritardo mentale avevano messo in crisi gli equilibri familiari.
Carmelo La Farina, 57 anni, dipendente dell’Amt, è stato condannato ieri dal giudice dell’udienza preliminare a cinque anni e 4 mesi di reclusione per aver ucciso il figlio 17enne Sandro. L’omicidio avvenne nella casa della famiglia La Farina, a Poggio Lupo, frazione di Misterbianco il primo ottobre 2005.
Il ragazzo soffriva da anni di epilessia e due volte era stato ricoverato in regime di Tso (trattamento sanitario obbligatorio) per delle violente crisi. In casa spaccava tutto e aveva atteggiamenti aggressivi anche nei confronti dei familiari. Quel giorno si era impadronito di un coltello con il quale minacciava il padre, la madre e la sorella.

A questa situazione Carmelo La Farina reagì prendendo il suo fucile da caccia regolarmente detenuto e custodito in un armadio della camera da letto. Raggiunse il ragazzo che si trovava in soggiorno e gli sparò due colpi uccidendolo. Poi telefonò ai carabinieri e confessò tutto.
Dopo un anno agli arresti domiciliari, Carmelo La Farina, è stato scarcerato e, ieri è arrivata la sentenza di primo grado. Il difensore di La Farina, l’avvocato Salvatore Leotta, aveva chiesto il rito abbreviato condizionato all’audizione di alcuni vicini di casa che hanno raccontato delle continue liti in famiglia scatenate dal comportamento di Sandro La Farina che più volte aveva minacciato con un coltello i familiari. Anche i carabinieri di Misterbianco hanno confermato del Una consulenza della difesa, eseguita dalla psichiatra Raffaella Longo e dalla psicologa Rosa Leonardi, aveva concluso per «un’incapacità di volere» a carico di La Farina nel momento dell’omicidio. Una successiva perizia disposta dal gup Daniele Monaco Crea e redatta dalla psichiatra Gaetana Badalà e dalla psicologa Frida Barone ha stabilito, inoltre, che nel momento in cui Carmelo La Farina sparò al figlio, la sua capacità di intendere e di volere era "fortemente scemata".

Di qui la decisione del giudice Daniela Monaco Crea, che ha concesso all’imputato le attenuanti generiche e ha ritenuto anche la diminuente del parziale vizio di mente. Nel calcolare la condanna a cinque anni e quattro mesi (la pena base darebbe stata di 24 annj) sono stati calcolati anche lo sconto per il "rito" speciale e l’attenuante di aver agito in uno stato d’ira.

 

 

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