Trecentocinquanta anni ancora

MisterbiancoE che amiamo questa nostra città. L’amiamo intensamente, completamente, intimamente. L’amiamo come si ama una madre, un padre, un figlio, un amico. L’amiamo come si ama una donna, anche senza fedeltà, senza ricompensa, senza ricambio. Amiamo Misterbianco nonostante tutto, malgrado tutto. Anche quando ci maltratta, ci umilia, ci ferisce, ci tradisce.

L’amiamo perché un paese “vuol dire non essere mai soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. Amiamo Misterbianco perché ci ricorda la vita, la nostra vita. Misterbianco è metafora di tutte le città del mondo, di tutte le genti, di tutte le tradizioni, i legami e le radici possibili e immaginabili. L’abbiamo sognata nelle lunghe e fredde notti lombarde, e nelle tante mattine d’estate. L’abbiamo pensata davanti le lapidi della stazione di Bologna e di piazza della Loggia, nei corridoi degli Uffizi o a piazza del Campo; davanti la storia della Genesi di Wiligelmo, nel duomo di Modena, o nelle Stanze di Raffaello, nei Musei Vaticani. L’abbiamo portata nel cuore, come un vessillo, come un sorriso, come una canzone.

Non l’abbiamo dimenticata neppure sui treni, di notte, in mezzo al mare. Come quel tale che amava la Porta di Brandeburgo, o quell’altro che da giovane in ogni corteccia d’ulivo stampigliava “Roma”. L’abbiamo desiderata come Enea che, in quella triste notte, affranto dal dolore salutò per l’ultima volta la sua città morente; come Ulisse che dopo vent’anni, sfinito di fatiche e di virtù, toccò Itaca, e ritrovò Argo e la sua amata; come Alessandro che coperto di gloria con occhi d’incanto vide per la prima volta le meraviglie di Babilonia; come Lucia che su quella barca salutò il paese, i monti e la sua gioventù, per sempre. D’un amore non ricordi gli inizi, e non vedi la fine. D’un amore ricordi solo le cose belle, i giorni di sole, i baci, la luna, i fiori, le corse a perdifiato. D’un amore dimentichi subito i momenti bui, i giorni di paura, le tristezze. Perché un amore è così.

Trecentocinquanta anni che sembrano un minuto, un nonnulla, e ne vorresti altri cento e altri mille ancora. E tu, Misterbianco, bizzarra e saggia come un cielo di primavera, tra folate d’angoscia e di speranza, in questa lunga notte da lupi, dal basalto maltrattato del Poggio Croce guardaci, se puoi, con indulgenza...

Angelo Battiato

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