Sul voto al referendum del 4 dicembre 2016

Non mi ha mai dato grande soddisfazione andare a votare, e le volte che l’ho fatto ho provato una grande fatica nel farlo. Ne provo un senso di rinuncia, nell’affidare ad un altro, ad altri le scelte della mia vita.

Trovo irresponsabile e quasi pericoloso, specie in questa fase storica della nostra vita sociale e politica, affidare il nostro presente e il nostro futuro a personaggi brutti dentro e brutti fuori, giovani e vecchi mascalzoni dediti agli imbrogli e agli affarismi, individui che trovano nella politica la possibilità per esprimere tutte le loro maldicenze e vigliaccherie.

Tuttavia, credo fortemente nella politica, nella gioia che da essa dipartono progetti di vita collettiva che portino felicità e benessere per i cittadini, rispetto e riconoscimento per tutti gli individui, equa distribuzione delle ricchezze, salvaguardia per le terre e gli animali che insieme a noi convivono nel nostro mondo, la certezza di costruire un avvenire, un futuro sereno e dignitoso per noi e per il nostro prossimo.

Molti dei valori in cui credo, li ho trovati scritti in un opuscolo che di già nelle scuole primarie ci proponevano di leggere e coglierne il senso, la Carta Costituzionale della repubblica italiana. Un documento che ho sempre ritenuto fondamentale per la rinascita politica e popolare del nostro paese dopo la devastazione del periodo bellico. Una Carta fondamentale, un documento che finora è stato utilizzato come unità di misura per valutare la qualità e la correttezza delle leggi.

Cambiare o modificare la carta fondamentale dei diritti e dei doveri, la Carta Costituzionale, a mio avviso significa invertire il percorso della storia politica e sociale, tornare indietro in quel tempo in cui la legge era a discrezione e volontà di chi, di coloro che detenevano il potere nell’interesse esclusivo di se stessi o dei pochi che ne traevano vantaggi.

Perché cambiarla mi chiedo e in molti ci chiediamo?

E chi ci chiede ingannevolmente di cambiarla, un giovane rampollo, che è il nulla sottovuoto spinto, ricolmo di vecchiume politico-affaristico messo a capo di un governo manovrato da feroci finanzieri che lucrano sui sacrifici e sul lavoro della gente?

Ecco il paradosso, ed ecco il pericolo, chiamati a votare per un referendum che solo qualche anno fa non avrebbero azzardato di proporre nemmeno i più temerari demagoghi della mala-politica. Che fare allora?

Certamente andremo alle urne, voteremo NO, assolutamente “NO”, alla riforma della nostra Carta Costituzionale, e con la consapevolezza piena del grave pericolo a cui stiamo andando incontro, qualcuno sta osando mettere le mani sulla sovranità popolare.

Teniamoci pronti, uniti e combatti, le piazze sono le fortezze delle nostre Libertà!!!

Pasquale Musarra

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