Lo
scrittore palermitano autore de "Il soffio della valanga" protagonista del
quinto appuntamento della rassegna voluta dall'Assessorato alla Cultura di
Antonino Condorelli tra gli scaffali della Biblioteca comunale. Domenico
Trischitta, scrittore e autore teatrale catanese presentando Piazzese, ha fatto
il punto sul "giallo" siciliano
Un aristocratico neo sulla guancia, occhiali
d’osso, l’aplomb di un discretissimo accademico, figura snella e severa,
Santo Piazzese, scrittore palermitano di successo, è stato il gradito ospite
della Biblioteca comunale in occasione di “Interminati Spazi” la rassegna
voluta dal locale assessorato alla cultura e curata da Giuseppe Condorelli.
Nell’occasione lo scrittore Domenico Trischitta ha presentato “Il soffio
della valanga”, l’ultimo romanzo di Piazzese edito da Sellerio. Si tratta di
un giallo “atipico” in cui il genere viene utilizzato in maniera
dissimulante, “gesuitica”, quasi. Innanzitutto colpisce la sua dimensione
pittorica: e non solo per le intitolazioni dei capitoli - che darebbero quasi
forma ad una atipica privatissima galleria – specie per l’intelligenti e
misurate digressioni su certa nostra pittura.
La lunga ellissi iniziale poi,
apparentemente innocua innesca da un lato lo stratagemma del flashback, spesso
utilizzato, dall’altro precisa ed identifica la figura del protagonista:
Vittorio Spotorno alter-ego di Lorenzo La Marca, ovvero il personaggio
principale dei due precedenti romanzi, ovvero alter-ego dello stesso Piazzese.
Quell’immersione nel tempo è il tentativo di una rifondazione, un accredito
memoriale che il commissario non potrebbe possedere a priori. “Il
soffio della valanga” è inoltre un pluriromanzo: il romanzo dell’ironia
antropologica dell’autore, che scorre come una uadi segreta, spiegata a
rendere conto degli aspetti del mondo sulla linea della palma; ma è anche il
romanzo “classico” dell’intreccio narrativo vero e proprio, quello dei
flussi coscienziali di Spotorno, o di “strip-tease mentali” come li battezza
lui stesso; il romanzo-guida per viandanti non frettolosi di una Palermo
“sospesa tra agonia ed eccesso di vitalità” (ci parrebbe di risentire il
richiamo di altre pagine coeve, quelle de “La valigia” di un altro togato
palermitano, Salvo Zarcone), E’ romanzo sugli avanzi degli altri suoi due
romanzi, delle fugaci apparizioni di personaggi e circostanze a quelli legati.
E’ infine un romanzo sulle letture di Spotorno-Piazzese, probabilmente sulle
sue ascendenze letterarie: da Bulgakov a France, da Ed Mc Bain ed Ellroy fino a
Sciascia, cioè l’inizio e la fine delle sue letture, sorta di genius loci
di tutto il romanzo.