Resta insoluto il malessere dei rifiuti prodotto dal benessere

discaricaL’avevo già scritto su questo sito qualche settimana addietro che, nonostante l’ARS abbia bloccato l’ampliamento, la discarica di Tiritì continua ad accogliere i desolanti scarichi di rifiuti, mentre la generosa lotta dei comitati “NO-Discarica” si fa sempre più infeconda quasi a divenire folkloristica. In questa vicenda ribadisco ancora la mia convinzione che i “tromboni” del notabilato politico, cingendosi di fascia tricolore o della loro autorità di deputazione, hanno mistificato una scesa in campo per carpire una medaglietta antidiscarica da appuntarsi al petto nella demagogica tentazione di far cadere nell’oblìo la loro collocazione o il loro appoggio in sostegno del fu governo Lombardo.

Ed oggi si mostrano paladini a difesa dell’ambiente e, abiurando (per viltà o per compiacenza) il loro ruolo di responsabili delle emergenze sanitarie e d’igiene pubblica, hanno invece trascurato di emanare efficaci ordinanze delle dovute bonifiche o denunce di attentato criminale all’ambiente e alla cittadinanza.

In verità non sono esperto a poter dare una soluzione al problema dei rifiuti o condividere la proposta di TERMOVALORIZZATORI esposta da Enzo Messina sul blog, ma i sistemi di smaltimento diventano sempre più fonte di preoccupazione, il cui argomento non può essere affrontato in modo molto superficiale.

Tuttavia, dalle letture di pubblicazioni specializzate in materia, ho potuto apprendere che il 30% dei rifiuti introdotti nei termovalorizzatori diventa cenere ricca di sostanze tossiche pericolose per la salute degli esseri viventi e che la termovalorizzazione è il metodo più oneroso, in quanto eccessivi risultano i costi per stoccare in sicurezza le ceneri volanti trattenute dai filtri di depurazione e contenenti metalli pesanti, diossine, furani, idrocarburi policiclici ad alte concentrazioni. E, giacchè l’Italia non ha siti idonei allo stoccaggio di questi residui tossici, dovremmo condannare le nostre contrade ad un traffico di trasporti nocivi verso siti stranieri che a loro volta comporterebbero ulteriori costi a caro prezzo.

Enzo Messina nel suo intervento cita i TERMOVALORIZZATORI di Germania come la panacea del problema rifiuti, ma forse sfugge che la Germania è ricca di vecchie miniere di salgemma dove vengono stoccate “incautamente” le cosiddette ceneri volanti pericolose, ed i gestori tedeschi, pur di far cassa, inibiscono con chiacchiere il popolo che li subisce nella prospettiva premonitrice di disastro ecologico globale.

La provincia di LUCCA ha chiuso i suoi 2 impianti di incenerimento ed ha iniziato progetti alternativi per l’azzeramento dei rifiuti da smaltire, permettendo di effettuare forti risparmi di costo e, quindi, una riduzione o almeno la stabilizzazione delle tariffe. E persino REGGIO EMILIA, che sinora ha utilizzato un inceneritore, ha scelto di non costruire un nuovo termovalorizzatore, puntando sull’aumento della raccolta differenziata e il trattamento a freddo meccanico-biologico. Inoltre le esperienze di MOLTE PROVINCE e COMUNI italiani stanno confermando che, utilizzando la raccolta porta a porta, si possono attivare buone pratiche di riciclo e recupero della materia senza ricorrere all’incenerimento che, oltre ad avere un grosso impatto inquinante, è anche diventato molto costoso per la spesa pubblica, i cui costi sono pagati dalle famiglie italiane con la GRAVOSA TASSA SUI RIFIUTI ma anche con UN’ALTRA TASSA OCCULTA che si aggiunge (senza che molti lo sappiano) nelle bollette della luce.

Pare, infatti che la sperimentazione di raccolta differenziata “porta a porta” abbia dato in molte realtà territoriali ottimi risultati, e proseguire su questa strada sarebbe anche per MISTERBIANCO la scelta più favorevole.

Tutto questo, però, non deve sottovalutare il danno prodotto dalla vicinanza della DISCARICA DI TIRITI’sulla salute dei cittadini e la necessità di provvedimenti contro gli effetti negativi delle emissioni inquinanti, oltre gli incrementi annuali della TIA per gli alti costi di ammodernamento degli impianti.

NE’ PUO’ CONSIDERARSI VALIDA NEMMENO LA PROPOSTA DELL’AMPLIAMENTO DELLA DISCARICA O DI ALLONTANARLA DAL CENTRO ABITATO, perchè LA DISTANZA NON ELIMINA IL DANNO AMBIENTALE E FERISCE UGUALMENTE GLI ESSERI VIVENTI.

Purtroppo i rifiuti ci sono. Li produciamo in abbondanza ed oltre ogni limite. E se i rifiuti dei consumi esistono, non si può evitare che lo scempio prodotto dal “benessere” venga smaltito in apposite discariche. Pertanto sul problema dei rifiuti occorre distinguere la causa dall’effetto. I rifiuti sono solo un effetto, mentre la causa del vero problema è il nostro sistema economico, basato sul marketing pubblicitario di prodotti eccessivamente avvolti da imballaggi provenienti dal mondo del petrolchimico o comunque della chimica di sintesi, e quindi della non biodegradabilità, obbligandoci ad abitudini irrazionali anche se comode, ma sbagliate dal punto di vista della natura.

Mentre prima i rifiuti prodotti potevano essere facilmente “riciclati” dalla natura stessa in altri elementi anche utili al suolo e a tutta la biosfera, ora siamo invasi da tantissime sostanze cosiddette non biodegradabili. DUNQUE, OGGI, L’UNICA ALTERNATIVA PIU’ PRATICABILE E’ QUELLA DI RIDURRE I RIFIUTI DIRETTAMENTE ALLA FONTE.

Bisognerebbe, perciò, una politica che investi sulla riduzione dei rifiuti evitabili, partendo dalla prevenzione per passare alla preparazione del riutilizzo, poi al riciclaggio del più possibile, quindi al recupero di energia ed infine allo smaltimento in discarica di quella ragionevole poca quota che resta. A questo punto, anche per il prodotto "indifferenziato", si può ricorrere ad un impianto per il trattamento meccanico-biologico capace di ridurre la frazione residua in ulteriori materiali recuperabili di biostabilizzato, che potrà essere usato per la copertura delle discariche esistenti o per il ripristino ambientale.

Ovviamente, affinchè questo meccanismo risulti ancor più efficace, occorre creare una cultura di sensibilità nelle abitudini delle persone, le quali dovrebbero essere invogliate, tramite incentivi al consumatore, ad acquistare prodotti sempre più privi di imballi e sempre meno “usa e getta”, incrementando anche la vendita di prodotti “alla spina” come ad esempio i saponi, detersivi od altro.

Sfugge a tanti che l’imballaggio del prodotto confezionato lo paga il consumatore(contenitore in vetro, plastica, metallo, sacchetto, etc.). E sommando il risparmio di tutto il riciclabile (che non deve essere smaltito) ed il conseguente risparmio derivante dalla vendita dei materiali raccolti in modo differenziato, si scopre che la raccolta differenziata ed il riciclaggio si pagano molto assai meno della termovalorizzazione CON UN INGENTE GUADAGNO SOPRATTUTTO IN TERMINI DI SALUTE.

E non solo. Oltre tutto, se avviare alla termovalorizzazione un milione di tonnellate all’anno di rifiuti urbani impegna circa 80 nuovi posti di lavoro, invece diventano 1600 i nuovi posti di lavoro se uguale quantità di rifiuti all’anno vengono avviati a raccolta differenziata finalizzata al riuso e al riciclo dei materiali...e NELL'INDUGIO LA STORIA CONTINUA verso la catastrofe ambientale del pianeta senza la giusta soluzione.

Enzo Arena
www.webalice.it/arenavincenzo

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