Due boss rivali: Pirrotta l’anziano e Turrisi il più giovane. Turrisi che si innamora della figlia di Pirrotta: l’occasione per un “matrimonio di stato mafioso” che potrebbe sancire la pace tra le due famiglie e la creazione di una cosca invincibile. Ma nessuno ha fatto i conti con la Betty, “l’archetipo della buttanaggine in quaranta chili di tettine e sandali”. È Sicilian Tragedi, il satirico esilarante bestseller che l'autore Ottavio Cappellani ha trasposto per il palcoscenico su invito del Teatro Stabile di Catania. Una black comedy, un Romeo e Giulietta “al contrario”, dove le famiglie sono d’accordissimo, mentre è la ragazza a ribellarsi. Sullo sfondo, la rappresentazione del vero dramma di Shakespeare, tra assessori alla cultura, messinscene d’avanguardia, attori dialettali e feste aristocratiche.
Guglielmo Ferro guida un cast di qualità e firma la regia dello spettacolo in programmazione all’Ambasciatori (turno prime il 7 gennaio, repliche fino al 17); le scene sono affidate a Stefano Pace, i costumi a Françoise Raybaud, le musiche a Massimiliano Pace, le luci a Franco Buzzanca. Nei ruoli principali Ida Carrara, Guia Jelo, Sebastiano Tringali, Mimmo Mignemi, insieme a Gino Astorina, Stella Egitto, Francesca Ferro, Plinio Milazzo, Aldo Toscano, Agostino Zumbo e gli allievi della Scuola d’Arte drammatica “Umberto Spadaro”.
Approda così sulla scena un romanzo dal successo internazionale, che ha massicciamente raccolto il favore dei lettori e della critica. Felice alchimia che ha precise radici letterarie: una linea siciliana, che non si basa soltanto su personalità fondanti della letteratura moderna come Verga, Capuana, De Roberto e naturalmente Pirandello, ma può contare su intellettuali emersi dal dopoguerra ai giorni nostri, Tommasi di Lampedusa, Sciascia, Bufalino, Consolo, portatori di forti connotati ideologici, ed altresì su scrittori come Camilleri e appunto Cappellani, caratterizzati piuttosto da forti connotati linguistici.
Se Cappellani, come pure è stato scritto, è uno dei narratori che davvero potrebbero imprimere una svolta al discorso letterario, ora dice la sua anche in teatro. Con un romanzo già teatrale in nuce, che possiede in sé la struttura di una commedia di qualità, scoppiettante ed esorbitante.
Protagonista di Sicilian Tragedi è il capoluogo etneo, la Catania da bere con le sue estati infinite consumate tra paesaggi di scogli e sabbia, tra fuoriserie e mise griffatissime, cellulari in perenne azione, erotismo etero e non, per una movida a ciclo continuo dal ritmo defatigante. E catanese doc è Cappellani, che plasma la narrazione su un modello letterario supremo e duttile quanti altri mai, appunto Shakespeare e il suo Romeo e Giulietta; di più, l’autore coniuga il teatro elisabettiano con le fonti classiche della tragedia greca, ma anche con le rappresentazioni barocche e la commedia di costume, tenendo in vista un altro modello pregnante come la comicità di Nino Martoglio.
Ottavio Cappellani è nato nel 1969. I suoi libri sono tradotti in oltre 30 paesi. Il primo romanzo (Who is Lou Sciortino?) è stato inserito nel Reading The World 2007 (i migliori 40 libri tradotti in America) insieme a autori come Robert Musil, Marguerite Duras, Gabriel García Márquez, Günter Grass.
NOTE DELL'AUTORE
di Ottavio Cappellani
Questo testo nasce dalla strada. Da una strada in particolare: via Calatafimi. Una traversa di via Umberto dai balconi della quale mia madre vedeva nascere il Teatro di Catania. Un Teatro in cui il “pop” di Nino Martoglio discende per linea diretta dalla Tragedia e dalla Commedia classica. Un Teatro incarnatosi nel 'mito' di Turi Ferro.
Conosco Guglielmo Ferro da sempre. E come lui ho amato e odiato la nostra Tradizione, amata perché ce l'abbiamo scritta nella carne col sangue, e odiata perché i furori giovanili ci portavano a tentare di scardinarla per farle dire qualcosa di “adesso”.
Come tutti, siamo cresciuti in maniera hegeliana. La tesi e l'antitesi hanno prodotto questa sintesi dei nostri quarant'anni. Il frutto di questa sintesi si chiama “Sicilian Tragedi”.
“Sicilian Tragedi”, il romanzo, e poi il testo teatrale, non sarebbero nati se mia madre non fosse cresciuta in quella via, e se lì, a qualche metro di distanza, Turi Ferro non avesse dato vita a un Teatro che non esito a definire Il Teatro (oggi, nelle scuole di sceneggiatura hollywoodiana, si studia la struttura aristotelica, nata qui, da noi, in Magna Grecia, nella Sicilia Orientale. Il Teatro di Turi Ferro è l'ultima apparizione del demone del Teatro nel mondo: Il Teatro è il nostro teatro).
“Sicilian Tragedi”, il romanzo, e poi il testo teatrale, non sarebbe nato se Gugliemo Ferro non avesse deciso di continuare ad abitare e lavorare qui, a Catania, senza le nostre discussioni adolescenziali prima, giovani poi, senza il suo teatro che ha dato dignità alla nostra generazione.
Quando, dopo l'inaspettato successo del mio primo romanzo, “Chi è Lou Sciortino?” mi si chiedeva quali fossero state le mie influenze, se Tarantino o Scorsese, io rispondevo Eschilo, Micio Tempio, Turi Ferro. Avrei dovuto aggiungere le cene con Guglielmo ad Acitrezza, a Capomulini, nel centro storico. Estinguo il mio debito qui.
Dovrei dire che sono onorato di avere Ida, Francesca e Guglielmo in “Sicilian Tragedi”. Ma non sarebbe la verità. Loro sono “Sicilian Tragedi” quanto e più di me. Coautori, come coautori sono la via Calatafimi, mia madre, i suoi racconti, e, se mi è consentito, questa fottutissima città.
In ultimo lasciatemi ringraziare Pietrangelo Buttafuoco, come Maestro. E Giuseppe Dipasquale che fa rivivere il teatro.