La scuola delle mogli secondo Turi Ferro:Molière per Enrico Guarneri

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Dopo il grande successo di Pipino il Breve, prosegue la programmazione nei "teatri di cintura" curata dal Teatro Stabile di Catania a Trecastagni, Adrano e Comiso in collaborazione con le rispettive amministrazioni comunali. Secondo titolo in comune è La scuola delle mogli, in programmazione nei prossimi giorni al Comunale di Trecastagni (9 e 10 gennaio), al Naselli di Comiso (il 12) e al Bellini di Adrano (15 e 16).

Punta di diamante tra i capolavori di Molière, per struttura e situazioni L’École des femmes ispirò trent’anni fa al grande Turi Ferro una brillantissima rilettura in siciliano, prodotta dal "suo" Teatro Stabile di Catania appunto nel 1979. Un trionfo memorabile di cui Ferro curò testo e regia, oltre a rivestire i panni del protagonista. E la commedia mantiene intatti fascino, comicità e forza polemica anche nella versione in vernacolo.

«Lo Stabile etneo - osserva il direttore Giuseppe Dipasquale - la ripropone nell’ambito di un progetto più ampio che prevede il recupero del dialetto, in questo nostro tempo di globalizzazione e omologazione. Il titolo rientra nel filone “Del comico o del popolare”, inaugurato già nella scorsa stagione: confermiamo così quella che è una delle linee direttrici del cartellone, mirato a valorizzare l'identità della cultura e della tradizione isolane».

La regia del nuovo allestimento è firmata da Federico Magnano San Lio, le scene sono di Stefano Pace, i costumi di Dora Argento, le musiche di Massimiliano Pace, le luci di Franco Buzzanca. Protagonista dell’edizione odierna è un beniamino del pubblico come Enrico Guarneri, in un cast di qualità che annovera Barbara Gallo, Rosario Marco Amato, Valeria Contadino, Orazio Mannino, Fiorenzo Fiorito, Toni Lo Presti, Vincenzo Volo, Carmelo Di Salvo, Nadia De Luca.

Il plot è attraversato da riferimenti autobiografici legati al matrimonio contratto dal maturo Molière con la giovanissima Armande nel 1662, stesso anno della prima rappresentazione. Il conflitto tra gelosia e ragione riceve qui una trattazione magistrale, espressione della piena maturità del genio molièriano. La trasposizione di un sommo e vitalissimo artista come Turi Ferro, tra i padri fondatori dello Stabile etneo, ne esalta con sapienza i contenuti più riposti e ne fa emergere di nuovi.

«La profonda ricerca linguistica dell’autore francese - sottolinea Federico Magnano San Lio - e la sua immediata efficacia nei dialoghi e nelle situazioni comiche contengono invero una “prossimità” con i modi dire e le amenità recitativo/linguistiche del dialetto siciliano. Si tratta infatti, oltre che di una traduzione, di una riscrittura ottenuta adoperando i modi di dire e di fare isolani. Il risultato è un testo estremamente efficace che, mantenendo intatta la sua struttura drammaturgica, restituisce il sapore e il colore della commedia originale. Riprendere oggi il capolavoro di Molière adattato da Turi Ferro è sicuramente un modo per riproporre al pubblico uno spettacolo che riunisce in sé sia l’idea del repertorio classico, sia la forza espressiva dell’estro siciliano, oggi perfettamente incarnato da Enrico Guarneri».

Dunque un testo e uno spettacolo percorsi da spunti satirici ficcanti e, come avviene per ogni grande classico, attuali.

«Di Molière – prosegue il regista - sono noti i temi che caratterizzano le sue commedie di carattere e di costume. Le pungenti osservazioni, sui comportamenti e i tipi contemporanei, contenute in queste superbe creazioni suscitarono molte critiche e reazioni. La prima grossa polemica fu proprio in occasione della rappresentazione dell’École des femmes: nonostante l’enorme successo ottenuto, fu attaccata sia sul piano artistico che su quello morale. Per fortuna, proprio l’entusiastica accoglienza, riservata in genere alle sue opere, mise al riparo il commediografo da numerose “inimicizie” che si era creato attraverso la sua geniale ed accattivante comicità. Dunque il riscontro di cui godono le commedie di Molière può, meglio di ogni altra azione, testimoniare la grandezza di queste macchine teatrali».

Un meccanismo che qui ripercorrere l’improbabile e claustrale educazione che l’anziano Arnolfo pretende di imporre all’adolescente che intende sposare, per garantirsene la fedeltà.

«Il linguaggio vario ed arguto - conclude Federico Magnano San Lio - è ritagliato sui personaggi e sulle circostanze, il segreto dell’efficacia dei suoi dialoghi risiede nella capacità di adattare la lingua ad ogni situazione. Un testo che attrae ogni attore e che probabilmente ha affascinato anche Turi Ferro, il quale ne fece una riduzione in siciliano parimenti di grande successo».

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