Il sogno chimico della Sicilia. Il petrolchimico va in scena...

Con "La miglior vendetta è il successo", Marcello Cappelli e Alessio Di Modica hanno ottenuto la menzione speciale al Premio Scenario 2003. Una favola industriale amara di un "teatro civile".

Teatro
‘civile’ in forma di fiaba nera. Teatro della narrazione per il riscatto di
un’isola violentata dal sogno chimico collettivo. Augusta, Melilli e Priolo:
ovvero il triangolo dell’inquinamento e del disastro ecologico che produce
morte. E che ancora ne promette con la costruzione e l’ampliamento di alcuni
inceneritori su un territorio già irrimediabilmente devastato dal
Petrolchimico. Dalla realtà atroce e illegale di questo pezzo di Sicilia prende
avvio “La migliore vendetta è il successo”, ovvero la favola industriale di
Marcello Cappelli e Alessio Di Modica – rispettivamente regista ed interprete
– che il Camera Teatro Studio ha accolto nel suo spazio performativo. Il
monologo, strutturato lungo due dense sequenze narrative – favolistica
l’una, tragicamente reale l’altra – è la storia, scandita da un incedere
di “cuntu” appassionato e dolente, della realizzazione del polo
petrolchimico di Siracusa, il più grande sogno industriale della Sicilia.
L’idea di Angelo Moratti - che pensò di utilizzare alcuni depositi della
Marina Militare italiana ri-costruendo una raffineria sui luoghi mitici sui
quali sorgeva la necropoli dell’antica Megara – fece leva sulla povertà
senza tempo dei contadini locali, i quali, illusi dal miraggio di una
occupazione stabile e meno massacrante - tra “mennuli e patati” -
coltivarono il sogno di un impiego alla RAISOM, di una casa, di uno status
migliore anche se imposto dal “ricatto occupazionale”; di una popolazione
che - almeno secondo una rivista della Esso - abbandonava “l’atavica
contemplazione dell’antico splendore greco, fonte non ultima del
sottosviluppo”. Diecimila giovanotti in sgargiante tuta blu che poco a poco,
in concomitanza con l’ammodernamento degli impianti (e le crisi cicliche del
mercato del lavoro), si vedono ridotti a duemila. Che vedono i loro padri morire
misteriosamente di cancro e nascere migliaia di bambini malformati; che vedono
azzerati i loro spazi sociali; che assistono impotenti al degrado di Augusta,
alla sua militarizzazione, al ricambio anemico di legioni corrotte di politici;
all’impoverimento di un lembo meraviglioso di costa e di un mare un tempo
pescoso ed incantevole. Eppure - come si sforza di ricordare il protagonista
Franco - “la vita è più forte della merda”: dal sudario di morte
dell’industria petrolchimica che avvolge la zona si alza, grazie a questo atto
unico, la voce di una società civile che lotta e che non si arrende: e non a
caso la lettera del Comitato Civico contro la nascita degli inceneritori è una
sorta di prologo dello spettacolo. Pur contrassegnato da una certa ingenuità
drammaturgica, “La migliore vendetta è il successo” vale assai più di
tanto politichese o di tanti altri spettacoli di (finta) denuncia e grazie alla
sua freschezza ‘artigianale’, appare tanto più genuina perché scaturita da
una coscienza umiliata e dall’impellenza del riscatto di una città “martire
del profitto”.

 

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