L'Università degli Studi di Catania rende omaggio al "preside" per eccellenza Giuseppe Giarrizzo. Con una densa tre giorni di confronti e dibattiti. Nel nome della storia.
style="line-height: 200%" align="justify">Non è stato un
profeta facile per la sua città e per l’ateneo che per tanti anni ha retto in
qualità di preside. Eppure nel nome “emerito” di Giuseppe Giarrizzo la
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università etnea insieme al Dipartimento
di Scienze dell’Uomo e del Territorio e del Dottorato di Ricerca in Storia
della Cultura e del Territorio, gli rende un dovuto omaggio, privo dell’enfasi
celebrativa che l’occasione consentirebbe: piuttosto la riflessione su un
agire intellettuale sempre in rapporto al mestiere e al dovere di “storico”.
Nel nome di Giuseppe Giarrizzo si articolano infatti quattro giorni di mostre -
ieri quella dedicata a “Il complesso dei Benedettini tra passato e futuro” -
tavole rotonde, convegni e seminari. “Ci
diamo reciprocamente del “preside” - confessa simpatico Nicolò Mineo -
visto che mi lega a Giuseppe Giarrizzo un rapporto accademico e d’amicizia
lungo cinquant’anni: quando io avevo i calzoni corti lui
era già inserito nel mondo italiano della grande cultura. Ho sempre
stimato lo studioso, l’intellettuale e sono
stato ben felice di proporlo, per la prima volta dopo parecchi decenni, al
titolo di “emerito (l’ultimo era stato Santangelo)”. E certo non nasconde
il rapporto senza difficoltà intessuto con la città: “Giarrizzo - continua
Mineo - non è un uomo facile perché continua ad essere una persona che
mantiene le sue posizioni nei confronti di chiunque: ferme e coraggiose sulla
stampa locale, di assoluta contestazione verso alcuni orientamenti della vita
nazionale che non sono mai aprioristiche o ideologiche, piuttosto scaturite da
constatazioni di fatto: appunto da storico”. Insomma con Giarrizzo si inaugura
una figura nuova di accademico, legato finalmente in modo intenso e passionale
al territorio. E’ stato proprio Giarrizzo nella sua veste istituzionale di
preside a spendersi politicamente per il territorio nel quale operava. “E se
sul piano strettamente politico- aggiunge infatti Mineo - ci misuriamo con la
lezione di Muscetta, in riferimento all’interesse per le realtà locali
Giarrizzo ha certamente instaurato uno stile”. Lui, il festeggiato, non
nasconde l’emozione mentre stringe mani di colleghi e di studenti che
affollano il Corridoio della Presidenza nella peripatetica passeggiata di
inaugurazione della mostra fotografica dedicata al restauro del Monastero,
sostenuto da Giarrizzo. “Stasera - ci dice - si vuole sottolineare la
responsabilità delle istituzioni e al contempo produrre lo sforzo
dell’attuale storiografia che vuole trovare una nuova identità nel rapporto
con la generazione alla quale appartengo: segnata da un impegno civile che ci
vedeva in primo piano. Anche se tutto ciò si è attenuato rimango ottimista: i
due giorni dedicati a questo mestiere sono un dato confortante”. Circa il
rapporto con Catania “io ho preferito il Mezzogiorno - precisa lapidario - non
ho scelto di nascervi ma di rimanerci senz’altro: e questo edificio è uno dei
motivi che mi hanno spinto a restare. So che è stata una sfida: adesso per la
mia generazione, la quale vanta più cicatrici che bende, non è un problema di
vittorie o sconfitte piuttosto del rapporto con generazioni che vedo meno
motivate, sgomente davanti alle conclamate crisi di valori mentre si muovono
inseguendo valori”.
GiCo