Il mecenate ed il quariere

Antonio Presti e la sua associazione no-profit in nome della bellezza spirituale vuole rivoluzionare la percezione di Librino. A partire da Librino stesso. Il progetto di un Museo Permanente dell'Immagine lungo trenta facciate del popoloso sobborgo ed una miriade di altre proposte.

Qualche campetto spelacchiato con
le porte arrugginite, estese e deserte arterie stradali, il cemento altissimo e
cieco dei palazzi, le macchie bruciate delle aiuole, la luce accecante di un
quartiere “solo”, la borgata a sud est di Catania dove vivono quasi
centomila persone, la parte irrisolta della metropoli etnea: è
la scelta di Antonimo Presti. Proprio Librino, la “periferia“, il
sobborgo avvilito, era un suo vecchio pallino. Una fissazione che gli covava
dentro già ai tempi dell’idea del “museo all'aperto” in uno dei luoghi più
degradati della città. Anzi, la monumentale spirale in cemento e pietra
lavica che Arnaldo Pomodoro aveva concepito per quell’immenso quartiere era
stato il suo primo progetto. Perché anche nelle zone marginali si affermassero
i valori dell'Arte e della Bellezza come stimolo per la crescita civile e
sociale. In nome della Devozione alla Bellezza. Adesso Antonio Presti, il
mecenate che ha fatto della sua vita un impegno civile, ha presentato insieme
alla sua Fiumara d’Arte, “Terzocchio-Meridiani di Luce”, l’iniziativa
che prevede la realizzazione (entro il 2003) di un Museo Internazionale
Monumentale dell’Immagine a Catania. E lo ha fatto scegliendo “il futuro
stesso di Librino”: la scuola, ovvero l’Istituto Comprensivo “Angelo
Musco”. L’obiettivo è quello di ridisegnare il quartiere nella sua
fisionomia urbanistica, manifestandone l’identità - contro l’anonimato
delle coscienze - con la bellezza. Trenta facciate per la bellezza,
trenta condomini per la riqualificazione estetica: gigantografie, proiezioni
multimediali, illuminazione artistica, slides fotografiche, immagini e
musica. E la trasformazione di alcune pareti in terminali-video collegati ad
internet attraverso i quali gli stessi cittadini, a strettissimo contatto con
gli artisti, saranno attori della bellezza della città in tutto il mondo.
“Essi - aggiunge Presti - consegneranno agli occhi di tutti quella bellezza
esistente
ma negata, trasformeranno il malessere in fiducia, in
orgoglio e appartenenza”. In questo modo la consapevolezza di scoprirsi
spiritualmente “belli” permetterà a Librino di acquisire il diritto alla
cittadinanza in nome non più di una cultura della solidarietà e del recupero
ma della dignità. E’ questa la posizione “etica” che la cultura assume
nei confronti di un luogo di mancamento strutturale, economico,
istituzionale. Per non creare strumentalizzazioni e diffidenze di ogni tipo il
progetto “Terzocchio-Meridiani di Luce” utilizzerà fondi privati, lasciando
consapevolmente fuori il Palazzo. Presti si rivolge ai semplici cittadini, alla
sensibilità dei gruppi imprenditoriali catanesi: è un atto devozionale che
assume spessore etico ancora più potente perché presentato nelle settimane che
precedono la festa grande in onore della patrona S. Agata. Ovviamente l’idea
di Presti intende coinvolgere insieme agli artisti “locali” (da Gianni
Celeste a Gino Astorina) tutte le forze sane di Librino: dell’ordine, del
volontariato, della chiesa soprattutto. “Chi agisce con la filosofia del terzo
occhio - ci dice don Salvatore Lo Cascio, giovanissimo sacerdote della
parrocchia di Nostra Signora - agisce nel sociale; invita alla riflessione
interiore chi continua a subire l’assenza delle istituzioni, del comune, dello
stato, di stimoli insomma: una situazione che abbrutisce e consegna alla
degradazione”. Spazio particolare si ritaglia pure la “parola”. Il gusto
dell’utopia poetica fa tappa a Librino con il coinvolgimento di dieci grandi
autori. Saranno anzi loro - Elio Pecora, Maria Luisa Spaziani, Lello Voce e
Maria Attanasio stanno testimoniando già a partire da domani con la loro
presenza nelle scuole del quartiere - ad intraprendere il viaggio dentro quella
nostalgia del futuro che attanaglia il cuore quando ci si affaccia dalla cima
della collina brulla di Librino.

GiCo

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