FILUMENA MARTURANO, CUORE DI MADRE

StabileE’ una donna del popolo, un’ex prostituta, a dare il titolo alla più nota tra le creature di Eduardo. Filumena Maturano torna in scena nell’allestimento prodotto dal Teatro di Roma e dalla Compagnia Elledieffe, fondata e diretta dal figlio di Eduardo, Luca De Filippo. La regia è affidata ad un maestro insuperato come Francesco Rosi, le scene sono del grande e compianto Enrico Job, i costumi di Cristiana Lafayette, le luci di Stefano Stacchini. Lo spettacolo sarà al Verga dal 18 marzo al 5 aprile. Prestigiosi protagonisti Lina Sastri e lo stesso Luca De Filippo, affiancati da Nicola Di Pinto, Antonella Morea, Giuseppe Rispoli, e ancora Gioia Miale, Daniele Russo, Antonio D’Avino, Chiara De Crescenzo, Carmine Borrino, Silvia Maino.
Teatro Verga dal 18 marzo al 5 aprile 2009

E dunque Filumena, tolta dal postribolo da un napoletano borghese e benestante, Domenico Soriano, tenuta per venticinque anni nella casa di lui come amante, pur se in condizioni di inferiorità, sa di contare molto per il suo compagno. Escogita perciò uno stratagemma per farsi sposare “in extremis” dall’uomo che vuole porre fine al legame perché innamorato di una giovane che pensa di condurre all’altare. Rappresentata per la prima volta al Politeama di Napoli il 7 novembre 1946, Filumena Marturano rientra tra i testi che Eduardo definiva “commedie sociali” ed è, dei suoi capolavori, il più rappresentato in tutto il mondo.

La donna conduce il filo del dramma con la sapienza e la determinazione dovute al sentimento di una maternità tenuta segreta per anni e poi rivelata. Ha tre figli, avuti da tre uomini diversi, li ha voluti, cresciuti, assistiti, rimanendo nell’ombra senza mai rivelarsi come madre. Solo di uno è sicura la paternità, il figlio di Soriano, ma questi non lo sa e non lo deve sapere. Quando Filumena decide di rivelarglielo, non gli dirà altro, chi è, come si chiama, come vive: perché “i figli sono figli” e devono essere tutti uguali, quelli di cui si conosce la paternità e quelli di cui non la si conosce.

La commedia portava al pubblico il problema dei diritti dei figli illegittimi mentre nello stesso tempo l’Assemblea Costituente svolgeva un dibattito sulla famiglia e sui nati fuori dal matrimonio. La tematica affrontata da Eduardo trova riscontro proprio nell’impegno dell’Assemblea e offre materia di riflessione per affrontare il drammatico problema.

Il 23 aprile 1947 la Costituente approva l’articolo che stabilisce il diritto-dovere dei genitori di mantenere, istruire e educare anche i figli nati fuori dal matrimonio. Nel 1955 verrà approvata la legge che abolirà l’uso dell’espressione “figlio di N.N.” “Dimmelo chi è mio figlio … Me lo devi dire per te stessa, per non dare l’impressione che fai un ricatto, io ti sposo lo stesso, te lo giuro”. Ma Filumena non cede: “Ti ho voluto bene con tutta la forza della vita mia e come hai voluto tu. Agli occhi miei tu eri un Dio. E ancora ti voglio bene, forse meglio di prima: non me lo chiedere più. Soprattutto per te, io non te lo dico. Cominceresti a pensare: e perché non glielo posso dire che sono il padre? E gli altri due che sono, che diritto hanno? L’inferno. E noi ci dobbiamo solamente voler bene… Abbiamo tanto bisogno di volerci bene, tutti quanti.” Domenico Soriano sposa Filumena, i tre figli si chiameranno Soriano, avranno gli stessi diritti tutti e tre, e lo stesso amore.

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