Elogio della vera libertà

LibertàVivere dietro un muro, come il sole.
Vivere chiusi e pensare all’equatore.
Vivere all’imbrunire e sapere che il giorno muore.
La libertà dentro il pugno, la società in fondo al cuore.

Ma cos’è la libertà? E’ un dono, un sogno, un bisogno? E’ passione o ragione, istinto o sentimento? Nasce dentro il cuore d’ogni uomo? Germoglia nei pensieri, nelle poesie, o è una conquista, un desiderio, una necessità?
In ultima analisi, la libertà è cantare a squarciagola a torso nudo tatuato da un balcone, o avere un cuore puro e galoppare a perdifiato su una spiaggia con le parole?

La libertà è innanzitutto un processo. E’ uno sviluppo, una continua evoluzione esistenziale di ogni persona. Nessuno di noi nasce libero; possiamo diventare liberi, ma non è scontato che ci riusciamo interamente. Il teologo e filosofo Vito Mancuso indica quattro stadi del processo di liberazione. Innanzitutto, “libertà da”. Cioè, liberazione dal dominio familiare e sociale, dal controllo rappresentato a livello familiare dal pater familias e a livello sociale dal potere dello Stato e della Chiesa. L’uomo si libera dai carichi, dai condizionamenti, dai pregiudizi che lo opprimono, sia nella sfera affettiva che sociale, nelle idee, nei pensieri.

Questo, che è già avvenuto, però è solo il primo stadio della libertà. Il secondo stadio è “libertà di”. Cioè, libertà, come possibilità di scegliere, di fare, di essere. Ma che cosa scegliamo? A causa, probabilmente, della millenaria “soggezione” familiare e sociale, nella società occidentale ognuno sceglie l’ego, se stesso, la propria realizzazione, il proprio benessere, il proprio tornaconto, il proprio successo. La scomparsa del super-ego ha prodotto un ego-super: ingordo, vorace, insaziabile, che mira solamente a se stesso, al proprio corpo, al proprio piacere, alla propria “comodità”. Dove domina la contrapposizione, la concorrenza (a volte spietata), l’antagonismo, la competizione. Il risultato è la mancanza di legami solidi con gli altri e lo sfilacciamento di quella struttura che i latini chiamarono societas in quanto caratterizzata da un insieme di “soci”. Così scaturisce la disgregazione morale, il degrado morale della civiltà occidentale, che attualmente viviamo.

Per superare questa condizione bisogna giungere al terzo stadio, la “libertà per”, cioè il momento nel quale l’uomo avverte “qualcosa” di più importante di sé e vi si dedica. Ma cos’è, cosa può essere questo “qualcosa”?
E’ “qualcosa” di più importante per tutti, per l’intera società: giustizia, verità, amore, solidarietà, pace, divinità, bellezza, bene comune (ce ne possono essere tanti altri). “Qualcosa” per cui vale la pena vivere, qualcosa che rimane oltre la vita, oltre l’uomo, e per cui la libertà dell’uomo si esprime pienamente e compiutamente, “per altro da sé”. Qualcosa che produce relazione, che genera socialità, dove la società torna ad essere quello che deve essere, cioè un insieme di uomini che condividono valori e ideali, e non una massa amorfa di estranei in competizione tra loro. Ed infine il quarto e ultimo stadio del processo di liberazione, la “libertà con”. Cioè, la libertà compita, matura, responsabile, quasi ideale. Essere liberi con gli altri, con tutti. Essere liberi insieme, nella società. Ma per questo è necessario ritrovare gli ideali comuni per cui vivere, per cui vale la pena impegnarsi, che risultino più grande dell’interesse d’ognuno e che rendano i singoli e la società liberi da ogni oppressione, da ogni potere. Ci riusciremo? Sapremo ritrovare i veri valori della civiltà Europea? Sapremo realizzare la vera libertà? Difficile mi pare, difficile...

Angelo Battiato

tags: