Di Porti e di Parole" incontra Gilberto Severini

Lo scrittore, ospite della Libreria Cafè Tertulia, ha presentato il suo "Ospite in soffitta" edito da Pequod. Giovanna Giordano lo ha introdotto

Gli occhi
ritagliano due pozze azzurre nel lucore di un viso asciutto, quasi esangue. Una
severità limpida che è poi la stessa che trasuda dalle pagine dei suoi libri.
Gilberto Severini anconetano, classe 1941, quinto ospite de”Di porti e di
Parole”, il circuito siciliano di narratori inserito nel progetto pensato e
curato da Matteo B. Bianchi e Fabrizio Cavallaro, siede composto tra i tavoli
del Caffè Libreria Tertulia, ultima tappa del suo itinerario tra la palermitana
libreria Kalos e il Biblios Cafè di Siracusa per la presentazione del suo
“Ospite in soffitta” uscito per i tipi di Pequod. E’ stata un’altra
prestigiosa penna, Giovanna Giordano, che nel presentarlo ne ha parlato come di
un testo “sobrio e silenzioso che non ama squadernarsi, coraggioso ed
antiletterario”. Anzi attraverso il dialogo tra i du protagonisti che lo
sottende “Ospite in soffitta” è libro di reciproca confessione, “di un
denudamento alla luce di un amore omosessuale non destinato a durare”. 
Eppure non c’è nessuna velleità di apparire attraverso l’uso del
sesso, ovvero una delle manifestazioni più istintuali e crude
dell’individuo…“Ho utilizzato - risponde misurato - una struttura
teatrale, simulando un dialogo scenico ma tentando di essere il più letterario
possibile. Il sesso? Una chiave di lettura. Il tema portante dei miei libri è
quello della trasformazione della provincia, lì dove i mutamenti, i piccoli
scarti, sono più spettacolari”. Già, le pagine di Severini mettono a nudo le
povertà: sociale, economica certo, ma anche quella terribile di non essere
amati. “E poi - quasi si accalora - ho messo in scena l’aspetto più
complesso del sesso: il desiderio attraverso il gioco; nel libro qualcuno
desidera qualcun altro è desiderato…”Quando gli chiediamo delle lezioni di
altri - azzardiamo Pasolini – risponde:  “Quale
Pasolini? Certo quello dei primi bellissimi racconti, raccolti poi in “Amado
mio”. Io immagazzino e non so quali debiti pago: a Mann, ai grandi classici
europei e americani, ad Arbasino. Ovviamente non oso immaginare modelli e
confronti”. Cita Proust e stralci di Sciascia a memoria, accenna pure alla
narrativa italiana: “Si, alcuni casi interessanti come Mancassola. Noto ancora
qualche difficoltà a rappresentare il nostro tempo ma è normale, vista la
complessità della nostra epoca. I nuovi? Cominciano da tre: un libro e due
fumetti! Usciti fuori dalla cultura dell’immagine e della televisione tendono
a voler trasferire la velocità dei media nella pagina…” Gli scrittori
siciliani? “Brancati e Sciascia sono fondamentali e poi c’è Pirandello: non
siamo forse tutti figli del kaos?”.

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