Assemblee aspettando i soldi

Simeto Ambienteda lasicilia.it
Ci risiamo. Solo appena un mese fa i
Comuni di Simeto-Ambiente sono
usciti con le ossa rotte dall’emergenza
rifiuti. In quell’occasione si era detto
che «doveva essere l’ultima volta». E,
invece, ecco esplodere una nuova protesta
degli operatori ecologici, ancora
oggi senza stipendio.
Dopo lo sciopero di martedì, ieri
nuovo giorno di protesta, con assemblee
sindacali indette nei diversi Comuni.
Questa volta allo stop di due ore
dall’attività lavorativa si sono aggiunti
anche gli operatori dei Comuni di Paternò,
Nicolosi, San Pietro Clarenza e
Santa Maria di Licodia, che martedì
scorso avevano lavorato regolarmente.
Gli unici Comuni rimasti «isola felice»
sono Mascalucia (con gli operatori pagati
dalla Mosema), Motta Sant’Anastasia
e Misterbianco (dove gli operatori
sono stati pagati dalla Oikos).

Ieri mattina, incontro in Prefettura, a
Catania, tra una delegazione degli operatori
ecologici, i sindacati Cgil, Cisl, Uil
e Ugl e il viceprefetto, Angelo Sinesio,
al quale sono state avanzate le richieste
dei lavoratori sul pagamento degli
stipendi. Da qui la decisione di aggiornare
la riunione a domani, alle ore 11,
quando Sinesio potrà dare ai lavoratori
risposte chiare.

Intanto, «tremano» i diciotto Comuni
dell’Ato Ct 3, vista la decisione della
Regione, su richiesta dell’amministratore
unico di Simeto-Ambiente, Angelo
Sinesio, di predisporre l’accesso a un
nuovo fondo di rotazione, pari a venti
milioni di euro. A queste somme vanno
aggiunti sei milioni e sessantadue
mila euro che la Regione Siciliana decurterà
dai bilanci 2010-2012.

Sul piede di guerra, anche i difensori
civici. Quello di Misterbianco, Salvatore
Saglimbene, contesta la delibera
del 17 dicembre del 2009, adottata dal
commissario ad acta Giuseppe Petralia,
con la quale è stata disposta l’interruzione
dei termini di prescrizione
della Tarsu-Tia 2004. «La deliberazione
è illegittima - afferma Saglimbene -
in quanto adottata in assenza di previsione
legislativa, da parte di organo
sfornito di potere competente in materia
». Da qui la richiesta di immediata
revoca della delibera in autotutela entro
5 giorni.

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