Al Golgota - Il luogo del teschio, un campo di battaglia

Al Golgota Si la genti pinzassi
a Cristu ‘n cruci
ci fussi menu dannu
na stu munnu
e tuttu fussi
cchiù semplici e duci
e forsi l’omu
si guardassi attornu.

Sono dei versi del poeta catanese, Gaetano Benessere, che ho conosciuto negli anni ‘70. Se la gente pensasse un po’ di più alla croce di Cristo ed a quello che Lui soffrì su quella croce! Si avvicinano le feste pasquali, un periodo in cui la cristianità festeggia l’arresto, la crocifissione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Nella speranza che si comprenda pienamente il vero significato “spirituale” della PASQUA e che non sia semplicemente una ritualità religiosa, per non dire una sorta di “rito propiziatorio”, solo per quel giorno, per illudersi di “diventare più buoni” e scambiarsi (sperando, non in modo ipocrita) l’augurio di una “buona Pasqua”.

Se “PASQUA” è veramente un “passaggio” (e non un passeggio) allora si che si deve (e si può) pensare alla morte di Cristo sulla croce, al suo significato e meditare anche sul fatto che Egli fu condotto fuori dalla città di Gerusalemme, in un luogo chiamato GOLGOTA.
Golgota, cioè “teschio o luogo del teschio”, in aramaico “gulgultà”, in ebraico “gulgòleth”. In quel lontano giorno, dal mattino fino “all’ora terza”, quel “luogo” si trasformò in un terribile “campo di battaglia”.

Un campo di battaglia, dove, però, furono “gettate” le fondamenta per il riscatto dell’umanità, da quel “luogo del teschio”, infatti, è nata la speranza per ognuno di noi, la certezza che dalla lotta svoltasi “sul Golgota” si può avere la possibilità di uscire dalle tenebre e camminare “in piena luce”. Le tenebre, in quel triste giorno, sul Golgota, erano manifestate da tutta quella “babele” scatenatasi attorno alla croce di Gesù Cristo.
“Crocifiggilo, crocifiggilo!”, gridava, il popolo, a Pilato. Le tenebre espresse dalle azioni dei soldati romani che schernivano Gesù: “Salve, o re dei giudei”, e lo deridevano, lo frustravano, lo maltrattavano e lo coronavano di spine sul capo. Le tenebre scatenate attorno a Gesù sulla croce: “Se sei il Figlio di Dio scendi dalla croce”. Le tenebre irriducibili: “Se sei il Figlio di Dio salva Te stesso e noi”, gridò uno dei ladrone a Gesù.

E le tenebre, vedendo Gesù sulla croce, erano convinte di aver vinto sulla luce. E Gesù, come una pecora muta, si fece condurre al patibolo senza recriminare, senza inveire contro. Anzi, pur essendo inchiodato alla croce, profuse il Suo Amore, si preoccupò del ladrone pentito con una frase che profuma d’infinito: “Oggi stesso tu sarai con Me in Paradiso”. Il Suo sguardo si rivolse verso tutti quelli che guardavano, verso quelli che Lo schernivano, verso di noi, prorompendo con: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”; ed infine, esclamò: “Tutto è compiuto!”.
Egli aveva svolto la missione per cui il Padre Lo aveva mandato: redimere l’umanità.

Egli, con il sacrificio sulla croce, ci ha dato la speranza di un futuro migliore: “la vita eterna”. Egli, dando la Sua Vita, il Suo Sangue, ha dato la possibilità, per chi crede in Lui, di essere chiamato figlio di Dio. Egli, morendo sulla croce (una volta e per sempre), e risuscitando il terzo giorno, da quel “luogo del teschio”, da quel durissimo campo di battaglia, ha fatto espandere la Sua meravigliosa luce, distruggendo le tenebre e dandoci la certezza che se camminiamo con Lui non conosceremo più le tenebre e tutte le ansietà, i dubbi, le paure, le angosce che turbano la nostra mente. Gesù su quella croce ha vinto la morte ed ora siede vittorioso alla destra del PADRE ed intercede per noi.

Anche noi, dunque, prendendo esempio da Lui, possiamo affrontare con la certezza della vittoria il nostro “luogo del teschio”, la nostra mente, il nostro personale “campo di battaglia”, usando gli stessi mezzi di Gesù: possiamo e dobbiamo rispondere con certezza e dire a tutto quello che si erge contro di noi che Gesù ci ha lavati, purificati, liberati con il Suo sacrificio sulla croce dando il Suo Sangue per noi; possiamo (e dobbiamo) respingere le profferte di fare uso di droghe, alcol, gioco d’azzardo. Ai dubbi, alle ansietà che ci vogliono prostrati, noi possiamo distruggerli volgendo lo sguardo a Gesù; ai tanti problemi che si ergono attorno alla nostra mente noi possiamo rispondere con la Luce di Gesù. Qui sta la nostra speranza e la nostra certezza, che mentre noi eravamo (o lo siamo ancora) nel peccato, Gesù Cristo è morto per noi. Possiamo e dobbiamo affermare che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, ha vinto la morte.
Ecco il vero significato della nostra PASQUA, il valore del Golgota. Che la nostra mente, anziché incatenarsi alle negatività che ci circondano, possa volgere lo sguardo e il pensiero alla croce di Gesù!

Giuseppe Scaravilli

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