«Ti prego di farne arrivare copia a papà Enzo. A leggerla ho provato una toccante nostalgia»

PCICon questa raccomandazione l’amico fraterno Paolo Romeo volle rivolgersi a mio figlio, perchè evidentemente Paolo intuiva quanto gradimento mi avrebbe fatto leggere il messaggio di Peppino Cardarola che, nonostante fosse pregno di nostalgia, tuttavia l’ho catalogato tra quelli più significativi ed apprezzati. Ho pensato, perciò di non tenerlo solo per me nel mio sito personale ma di estenderlo anche ai lettori di Misterbianco.COM, soprattutto ai “perdenti” come me, coi quali condividere la nostalgia di quel grande nostro sogno mai assopito.

Dalla mia vecchia militanza politica ho ereditato, infatti, qualcosa di cui vado fiero, cioè un bagaglio ideologico irrinunciabile che mi ha consentito di saper discernere non tanto quello che voglio, ma innanzitutto quello che non voglio, come quando ritenni sul finire degli anni ’80 di collocarmi fuori dagli schemi del mio partito (PCI) che, cambiando via via i suoi simboli, si avviava a rinunciare al suo ruolo di alternativa al sistema. Una rinuncia che giudicavo avrebbe prodotto in quel glorioso partito obbrobriose anomalie che mi espropriassero della mia appartenenza e della mia identità di militante comunista. Ed oggi la sua fusione o confusione nel Partito Democratico rappresenta l’ultimo atto di questa graduale rinuncia.

Per le speranze tradite e le lotte assopite ho trovato sfogo e consolazione nel mio sito web personale, strumento di comunicazione (e forse di isolamento compiaciuto) oltre che compagno fedele di riflessioni e di idee un pò svigorite dagli anni ma certamente non sconfitte, perchè mi accorgo che in realtà non è affatto cambiato il mondo se siamo qui a protestare ancora per le stesse questioni. E se quel messaggio (che riporto testualmente qui di seguito) ha risvegliato in Paolo le nostalgie del passato, probabilmente molti altri che ora lo leggeranno potrebbero riscoprirsi in quelle ansie e tensioni sociali che ancor oggi accomunano coloro che sperano in un mondo nuovo e che a questa speranza vogliono offrire tutta la loro intelligenza.

«Carmine Di Pietrangelo, con sua moglie, Bina, amici di una vita ormai lunga, solleva più volte nell’ultimo articolo il tema della nostalgia. Vorrei parlarne non sentimentalmente ma politicamente. C’è un mondo di sinistra che si vergogna della nostalgia. La destra no. Neppure i nuovi movimenti se ne vergognano quando ripropongono idee reazionarie o luddiste seguendo le quali, forse, avremmo proibito l’invenzione del fuoco perché avrebbe potuto bruciare le foreste, come poi è accaduto. La nostalgia è un sentimento forte e tutto politico per la sinistra. Non è una roba per vecchi. Non si tratta di ricordare tempi d’oro rispetto a tempi grigi odierni. Né di farsi eroi rispetto a personaggi del giorno che visibilmente non lo sono. La nostalgia è memoria. E’ quella cosa solida e passionale che racconta lo svolgimento della vita delle persone e delle comunità. Noi abbiamo nostalgia di come stavamo assieme, dei nostri sogni, dei pericoli che abbiamo corso, delle speranze che abbiamo avuto, dei dirigenti che ci hanno insegnato a studiare e a vivere. Siamo come primitivi evoluti che ricordano come i nostri avi ci hanno consegnato un mondo migliore che si aspettavano che noi lo migliorassimo. Noi per molti anni lo abbiamo migliorato. Chi oggi racconta di un recente passato tutto fatto di errori, sprechi, dissipazione non sa che cosa dice. Le mie zie avevano il cesso nella cucina e lo coprivano quando cucinavano. Mio padre ha “gettato il sangue” per fare studiare me e le mie sorelle. In milioni abbiamo vissuto queste prove. Poi, diventati un po’ grandi, dovevamo scegliere se stare nel corso del fiume che ci portava a destra econ la Dc,oppure cercare a sinistra idee, passioni, persone, regole, miti. Abbiamo scelto queste. Non abbiamo avuto vite eroiche anche se ci siamo spesi, incuranti del vantaggio. Il comunismo non era l’orizzonte, stiano tranquilli gli anticomunisti. Noi volevamo la democrazia progressiva. La nostra generazione aveva sette anni quando moriva Stalin e dieci quando i russi invasero l’Ungheria. Poi, per carità, ci prendiamo tutto a carico, ma è bene mettere le date. Nelle nostre comunità, piccoli paesi o città meridionali, abbiamo portato una ventata di modernità e di follia. Poi può anche darsi che alcuni di noi si siano seduti e istituzionalizzati, ma quando parliamo di nostalgia pensiamo a quella spinta propulsiva che non si è mai spenta anche se si è affievolita. Questa roba si chiama “Sinistra”, cosa difficile da definire visto quanti oggi ne rivendicano il nome. E’ Sinistra il dialogo, la tolleranza, l’attenzione verso chi sta peggio, la democrazia che si organizza e vuole contare, il rispetto delle differenze di genere, la pace come obiettivo che talvolta richiede anche prove di forza, l’idea che la politica non è un leader ma è un fenomeno collettivo che un bravo leader interpreta. Questa nostalgia, quindi, parla di oggi e non di ieri. Quelli da rottamare sono i futili nuovisti».

Ti ringrazio, Paolo...come vedi mio figlio ha esaudito la tua raccomandazione, ed il messaggio di Peppino ci dà l’occasione di ritrovarci in buona compagnia.

Enzo Arena
www.webalice.it/arenavincenzo

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