Storia dell'Editoria letteraria in Italia 1945-2003

Una storia "organica" dell'editoria scritta con la leggerezza di Gian Carlo Ferretti un giornalista ora docente universitario.

 Si
possono ricondurre sostanzialmente a due le ragioni dell’importanza di questa Storia
di Gian Carlo Ferretti, che da anni si occupa dell’argomento prima come
giornalista e poi come docente universitario. La
prima ragione è legata alla novità di un lavoro ampio ed esauriente
sull’editoria italiana; la seconda riguarda l’attenzione particolare
riservata dall’autore ad una storia che coniugasse insieme rigore critico e
divulgazione. Per anni gli studi in Italia sull’editoria sono stati trascurati
e i pochi lavori di un certo livello sono apparsi in modo frammentario e poco
visibile su riviste specialistiche, manuali universitari o su volumi collettanei
di letteratura.

Il libro di Ferretti, colmando un vuoto, offre allo specialista e al lettore
colto uno strumento utile e piacevole per capire le trasformazioni della nostra
editoria sotto la spinta dei cambiamenti in atto nel nostro paese nell’ultimo
mezzo secolo.

Sotto la crescente modernizzazione aumenta la base dei lettori grazie 
alla diminuzione dell’analfabetismo e il libro diviene 
un vero e proprio prodotto industriale, con caratteristiche particolari
però, a causa degli stretti legami che si allacciano tra editori, intellettuali
e apparato politico-istituzionale.

Nella prima parte del saggio, I Fondamenti – che abbraccia anche il
ventennio fascista - l’autore racconta le vicende dei cosiddetti editori
protagonisti
, Arnoldo Mondatori, Angelo Rizzoli, Valentino Bompiani e Giulio
Einaudi, con le loro peculiarità  e
i loro stretti legami con la vita culturale e politica del paese. Così di
fronte ad un Einaudi, editore volto al presente e “ alla severità degli
studi”
si colloca un Mondadori che, rinunciando all’avanguardia e allo
sperimentalismo, fa del libro popolare l’idea cardine del suo impero.

Le altre quattro parti del saggio hanno periodizzazione e 
caratteristiche proprie che l’autore individua a proprio arbitrio sulla
base dei mutamenti sociali del paese: dall’immediato dopoguerra de La
transizione
agli anni del  boom
(1958-71); dal dominio de L’apparato (1971-1983) agli anni de L’
universo Multimediale
(1983-2003). 

Di un lavoro così vasto e complesso si possono segnalare – in questa sede
– solo alcuni aspetti; quelli che più significativamente mutano il quadro del
lavoro editoriale.

Nel 1958 esce il romanzo di uno
sconosciuto, Il Gattopardo, che – dopo il rifiuto da parte di grandi
case editrici – viene pubblicato da un giovane editore, Feltrinelli. Il
clamore suscitato dal successo del libro di Tomasi di Lampedusa apre una
discussione sulle scelte editoriali, che segna da quel momento il passaggio da
una vecchia ad una nuova fase dell’editoria italiana <<da processi
ancora artigianali ad una sempre più accentuata programmazione
>>.

Tra il 1969 e il 1971 una gravissima crisi colpisce due fra le case più
propositive del paese, Il Saggiatore e la Bompiani. Da quegli anni tutto cambia,
<< il capitale extraeditoriale comincia ad indirizzare i suoi interessi
verso un mercato librario, dalle grandi potenzialità, con due prospettive
fondamentali: il profitto economico e il controllo ideologico del consenso>>.

E’ l’inizio di quel processo inarrestabile di controllo dei mezzi di
comunicazione di massa in cui giornali, reti televisive e case cinematografiche
entrano a far parte spesso di un’unica proprietà. Anche a costo di scontri
durissimi, come insegna la vicenda Mondadori con il duello Berlusconi- De
Benedetti.

Ci sarebbe ancora tanto da dire sui protagonisti delle scelte editoriali, sugli
agenti letterari, sugli scrittori, sulle tante case editrici che hanno fatto la
storia culturale del nostro paese, sulle tendenze attuali del mercato del libro,
sulla vivacità dei piccoli e medi editori. Lo spazio è tiranno e tuttavia un
ultimo aspetto va esaminato. La scelta di Ferretti di privilegiare la storia della nostra
industria editoriale  attraverso il
discrimine della letteratura - << a proposito della quale, più stretto
e diretto e pregnante appare il nesso tra le politiche d’autore e gli
interessi del mercato degli editori, le fortune critiche e di pubblico, oltre
alle istituzioni letterarie più o meno ufficiali>>
si innesta
sull’idea portante di non cadere nell’elitarismo di una storia solo di
cultura e, nello stesso tempo, di evitare la trappola del dominio
dell’editoria di mercato. La discriminante, per l’autore, non passa tra
cultura e mercato, ma nel modo in cui questi due aspetti interagiscono
all’interno delle scelte editoriali delle varie case editrici, << e
perciò nelle differenze tra le loro rispettive identità
>>. Identità
che si formano e forgiano, nel corso degli anni, per scelte di mercato, per
cultura, politica e gusti personali degli editori e di cui i cataloghi –
esaminati dettagliatamente da Ferretti nel corso degli anni – rappresentano la
chiave di volta per entrare nello spirito di una casa editrice.

Ha scritto Roberto Calasso : “Esaminare il catalogo di un editore è
l’unico modo per giudicare un buon editore: la scelta dei titoli, ma anche la
sequenza in cui vengono proposti e la tenuta nel tempo di queste scelte, sono
gli unici criteri possibili per valutare il suo operato”.

Avvincente come un romanzo, il saggio
di Ferretti è indispensabile per gli operatori culturali, per gli insegnanti e,
ovviamente, per tutti coloro che amano la letteratura.

Gian Carlo
Ferretti, Storia dell’editoria letteraria in Italia.

1945-2003

Einaudi

pp.517 Euro 22

 

Pierluigi
Pedretti

 

  


  

 

 

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