Restituire a Misterbianco le sue domeniche per ritrovare la poesia del sabato

Ho inizialmente esitato a riproporre l’oggetto di questo intervento perché, in verità, ebbi già a pubblicarlo nello scorso anno sul giornale “MisterbiancoInComune”, a complemento del quale concludevo la mia analisi finalizzando anche un problema molto sentito dai lavoratori della nostra zona commerciale...

Ho inizialmente esitato a riproporre l’oggetto di questo intervento perché, in verità, ebbi già a pubblicarlo nello scorso anno sul giornale “MisterbiancoInComune”, a complemento del quale concludevo la mia analisi finalizzando anche un problema molto sentito dai lavoratori della nostra zona commerciale ed alla cui soluzione non è stata data la dovuta attenzione da parte della Giunta del Palazzo Comunale, ridotta a “caporalato” del grosso mercato commerciale ed ostinatamente ripiegata a vanificare le istanze dei propri cittadini.
Ma alla fine, poichè l’insieme delle circostanze, che determinano e caratterizzano la situazione odierna, rendono attuale quel giudizio critico, ho ritenuto opportuno riproporlo, oltre che dal mio sito (www.webalice.it/arenavincenzo), anche dallo staff di “Misterbianco.Com”, con l’intento di stimolare la discussione nella piazza telematica.
Prendendo spunto dal degrado con cui si manipola la politica,
così scrivevo al giornale............................

“Ho letto sull’ultimo numero del giornale l’intervento del mio amico carissimo EnzoMessina(*), il quale trova la mia condivisione per la constatazione di quelle malinconiche realtà, che a mio giudizio, hanno asservito i partiti all’ideologia del profitto, ridotti a diventare centrali d’interdizione della società, anziché cinghia di trasmissione del paese reale col paese legale.
Ed allora esplode la rabbia per le nefandezze che si consumano quotidianamente; e qualcuno, come Enzo o come me, va a sbatterla su qualche giornale ben disposto quale valvola di sfogo contro un sistema che annienta la cultura ed il pensiero per far prosperare, invece, l’alienazione sociale ed i messaggi-spazzatura.
Ma dovrò pormi necessariamente una domanda, se non altro per rendere il mio intervento complementare all’altro.
E’ CAMBIATO L’UOMO O E’ CAMBIATA LA POLITICA ??.
Entrambi insieme, perché il primo è l’effetto, mentre la seconda ne è la causa.
E’ ormai sin troppo evidente che persino la politica ora può essere “commercializzata” o utilizzata come fonte di guadagno personale e come pacchetti azionari al servizio dei “managers” di imprese affaristiche; ed ha trovato naturale collocazione la parola “trasformismo” in una democrazia ormai devitalizzata da un sistema che tende a consegnare il potere assoluto nelle mani dei plutocrati. Di conseguenza le elezioni sono diventate un rito simbolico che nei fatti non cambia e non decide nulla, una manipolazione demagogica di persuasioni occulte. Infatti dalla prima Repubblica siamo passati alla seconda, e forse già alla terza, ma nulla è cambiato, anzi si è insediata una nuova razza asservita alla plutocrazia e che ha prodotto nel Paese una infestazione endemica di corruzione politica e sociale.
Non si riesce più a capire che differenza c’è tra centro-destra e centro- sinistra.
Manca, infatti, una vera leadership impegnata moralmente e culturalmente ad un grande disegno.
Ma ti pare, caro Enzo, che sono uomini politici quelli che oggi conosciamo ?.
Basta osservare non lontano da noi per ricavare a Misterbianco la lettura comparativa di quello che avviene ai vertici nazionali della politica, ma con l’unica differenza che, dai grandi attori della plutocrazia, qui siamo passati ai guitti, a cui, purtroppo, molti sono obbligati a credere.
Di questo giornale non esce numero che non riporti notizie di figuri politici, rigenerati e gallonati per meriti migratori o per transumanze ideologiche con un indegno patteggiamento di carrierismo di scambio, oppure strategicamente ripiegati all’angolo e “indipendentizzati” nell’attesa del migliore offerente,
Sono i mercenari della nuova politica, i quali, sotto ambigui e variopinti simboli, saltellano come le ranocchie da un pantano all’altro. Se ai recenti giochi olimpici questa tipologia di salto fosse stata inserita come disciplina sportiva, ora la nuova inquilina del Comune avrebbe potuto fregiare il Palazzo anche con gli ori di merito della locale squadra del “salto della quaglia”.
Ricorderai che costoro, dopo aver contestato i metodi dell’allora sindaco Di Guardo, ora nei fatti hanno riprodotto una grossolana bruttissima copia, ma per di più aggravata da subdole alleanze e dalla spartizione del potere dei cultori del tradimento o del “pentitismo ideologico”.
Probabilmente sono adatti a reggere appena un condominio o a lievitare il proprio reddito con incarichi non corrispondenti alla mediocrità dei risultati, perché l’ideologia dell’oppio li ha espropriati degli strumenti intellettuali necessari (nel senso politico) ad affrontare e a capire i problemi veri dell’emancipazione di una società che vuole crescere senza le solite “formulette” del clientelismo più disgustoso.
Perciò, hanno abdicato agli obiettivi politici qualificanti per rifugiarsi nella semplice ordinaria amministrazione, più propensi certamente a sfilare ed a sponsorizzare la loro immagine in occasione di cerimoniali “festivalieri” o di apparizioni televisive replicate sino alla nausea. Naturalmente senza badare a spese, perché ormai pare che gli sprechi colossali siano diventati una costante per il mantenimento del sedicente “buongoverno” locale.
E non solo.
Nonostante le dichiarazioni programmatiche decantate in campagna elettorale, non hanno avuto poi l’onestà di affrontare neppure il più facile dei problemi come la scomparsa della “Poesia del Sabato”.
Sì, perché forse hanno scordato, subito dopo il voto, che nelle famiglie dei lavoratori della nostra zona commerciale LA POESIA DEL SABATO NON ESISTE PIU’ PERCHE’ NON SI ATTENDE PIU’ NESSUNA DOMENICA, in quanto i marpioni del commercio hanno convertito ogni festività nel brutale calcolo degli elementi della più piatta realtà, obbligando i dipendenti al lavoro domenicale e festivo con uno stress psicofisico che stravolge le sane abitudini di vita familiare.
Aggiungo queste lagnanze alla tua lista, caro Enzo; sarò soddisfatto se le riterrai una utile integrazione. Devo ammettere, però, che la lagnanza è quasi sempre indice di debolezza, perciò, la chiamerò rabbia o meglio rivolta morale, proponendo a me stesso, a te ed a chi ci legge di gridare sempre più forte le nostre ansie prima che il coraggio ci abbandoni.”

Oggi ci distanzia ancora un anno dalla conclusione del mandato sindacale a Ninella Caruso, ma quella che fu una dichiarazione sottolineata del suo programma elettorale resta ancora disattesa, con la negazione della legittima aspirazione dei nostri giovani lavoratori e delle loro famiglie, che non vogliono soccombere al selvaggio ritmo di un mercato che li torchia in nome del grande profitto.

-A che serve l’Autonomia dell’Ente Locale allorquando l’Amministrazione, anziché utilizzare i propri strumenti per la rimozione di un disagio sociale, preferisce arzigogolare su cavilli fantasiosi di subordinazione ???

-L’organismo del Consiglio comunale o le sue Commissioni, anch’essi tanto solerti ad impinguarsi del denaro pubblico senza meriti, quale rapporto rappresentativo mantengono con gli elettori se poi non sanno intervenire a tutelare nel lavoro l’integrità psicofisica dei nostri giovani ???

- Forse le promesse elettorali della Giunta sono evaporate dietro la scusa di un fantomatico ricatto di licenziamenti (assolutamente improponibili)???

-O per privilegiare forse anche in questo caso gli interessi ed il profitto del capitale, piuttosto che la qualità di vita del lavoratore e del proprio nucleo familiare ???.

Eppure non si tratta di una contrattazione salariale, di cui l’Ente Comunale non avrebbe le competenze.
Né si configurano pretese che comportino tensioni sindacali.
Si tratta, invece, di una legittima aspirazione che non può considerarsi nemmeno una conquista, ma solo e semplicemente l’applicazione di uno stato di diritto di cui il Comune può essere l’interlocutore principale.
Ma probabilmente a questo Sindaco ed alla sua Giunta mancano la formazione e la valenza politica per assumersi quel ruolo responsabile ed incisivo che sappia assegnare al lavoro la sua dignità e vivibilità, elevando nel contempo i compiti del potere locale in una visione etica che guardi al di là dell’ordinario amministrativo e che restituisca al tessuto sociale la concezione di intendere la politica come scienza che si serve dell’uomo per servire l’uomo.

(*)-L’intervento di riferimento può essere letto sul sito: www.webalice.it/arenavincenzo

( ARENA VINCENZO - Misterbianco )

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