"Micmac, iguane e lampanti sottane" di Savio Lemma

Con una raccolta poetica musical-irriverente le edizioni Cavallotto festeggiano i 50 anni di attività.

Cinquant’anni
in mezzo ai libri. Le edizioni Cavallotto – due prestigiose librerie in città
- festeggiano i suoi cinque decenni con una atipica pubblicazione, nel nome
della poesia irriverente e del gioco verbale.

“Micmac, iguane
e lampanti sottane” (centotrenta scritti con rime volontarie e non) di Savio
Lemma, cinquantenne pubblicitario barese approdato definitivamente a Catania,
apre questa nuova stagione della Cavallotto. Sugli intirizziti gradini della
chiesa di S. Placido, Savio Lemma, omone dallo sguardo pacato, discorre sereno
“Il libro nasce – ci dice – da una ricerca sul linguaggio avviata nel
’93. Si tratta di modi espressivi, di parole con una forte connotazione
sonora. Insomma volevo scrivere qualcosa che avesse una forte dimensione
melodica, ritmica”. Un timbro addirittura tribale, istintivo che raccoglie la
conoscenza delle parole navigando dentro loro. “Sì - precisa – una
esperienza che è stata libera e liberatoria”. E il titolo? - chiediamo noi
titubanti… “Micmac è una delle tribù indiane sterminate dagli americani;
l’iguana è il mio animale totemico; le ‘lampanti sottane’ sottolineano
una sensuale, erotica presenza femminile…”.

Lui, che non appartiene alla schiera di quelli che vogliono pubblicare a
tutti i costi, definisce la poesia “la forma più alta di colloquio con se
stessi” e ammette di essere approdato alle stampe “per combinazione, per
amicizia e per caso”, complice la famiglia Cavallotto. Adesso sta pensando ad
una raccolta di racconti, ma la poesia rimane sempre al primo posto. E proprio
della sua poesia hanno discusso sui legni del Teatro Club, ospitati da Paola
Greco, la stessa editrice Anna Cavallotto insieme alla scrittrice Giovanna
Giordano e alla giornalista Elvira Seminara. Se la prima ha parlato del libro
come di “un gioco sulle parole con le parole che ci conducono più dei piedi
stessi” Elvira Seminara ne ha tessuto le lodi: “Un libro dall’eros
bislacco, alessandrino; un kamasutra verbale con le sua posizioni sintattiche,
con i suoi scambi di coppie verbali…” In questa sorta di summa verbale
alogica, di repertorio di neologismi (non certo “Sinforosa”, personaggio de
“Il barone rampante di Calvino n.d.r.) Caterina Papateu ne ha sottolineato la
“parola sfavillante sì ma di grande solitudine”. A concludere, prima di un
bicchiere di vino, le attentissime letture di Alessandro Ferrari.

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