"Matelica", scritti e canzoni dietro le sbarre

«Felicità può essere mangiare un cioccolatino, contentezza è poterlo comprare». Così afferma un semiergastolano per esprimere i vagheggiamenti di una vita dalle prospettive minime e limitate, con una sola grande aspirazione: la libertà.

I detenuti che scontano lunghe pene hanno parole taglienti e "cancellate" ma - se il sistema giudiziario consente loro di farle uscire delle mura del carcere - possono essere un'occasione per detergere la loro psiche e per eliminare le ossessioni e i conflitti che li hanno indotti al delitto.

La poesia, in particolare, è terapeutica. Lo dimostrano i fatti: un poeta ha avuto la possibilità di portare la sua parola e di ascoltare quella dei detenuti della Casa di reclusione di Favignana. Ne è nato un dialogo che ha avuto i suoi effetti immediati: il clima disteso, il senso di umanità e di reciproca fiducia ed amichevolezza che si avvertivano alla fine dell'incontro - durato soltanto 90 minuti - hanno sostituito la rancorosa diffidenza della vigilia. Sbagliava, dunque, chi preconizzava il fallimento di quell'incontro, dicendo: «Non ne vale la pena; ai detenuti non importa nulla della poesia».

Non è stato così. La partecipazione degli intervenuti è stata, anzi, attenta ed esigente. Merito del poeta, uno psicologo clinico che da trent'anni si occupa di disagio mentale, e non solo. Il suo nome è Pasquale Musarra e ai detenuti ha presentato la sua raccolta di poesie "Matelica, dalla parola al tempo". I reclusi, a loro volta, hanno letto e commentato i loro scritti. Siccome la poesia ha bisogno della musica per esaltare il ritmo delle parole, ecco che, dentro la Casa di reclusione, risuonano le canzoni e le ballate popolari. Il gruppo E Comu Veni Si Cunta (Fabiana Atanasio, Pippo Cannistraro e Pietro Diona) ha scaldato l'ambiente con la rivisitazione di Vitti Nna Crozza e strappato applausi calorosi con l'esecuzione di un celebre brano dell'antica Vicaria. Poi la Let It Be dei Beatles - affidata alla chitarra di Leandro Grammatico e alla bella voce di Anita Di Nuzzo - cantata in quel luogo di pena, ha suscitato una commozione che va oltre la canzonetta.

Il direttore della Casa di reclusione, Paolo Malato, il comandante della Polizia penitenziaria Gesuela Pullara, il responsabile dell'Area educativa Eugenio De Martino e l'educatrice penitenziaria Alma Passarelli Pula, hanno avuto la sensibilità di sostenere l'iniziativa che, se supportata dai vertici del Ministero di Giustizia, potrà essere ripetuta, acquisendo la veste di un vero e proprio progetto educativo nelle diverse carceri italiane. Così auspica anche Francesca Cannavò, cancelliere di Corte d'appello e principale ideatrice del progetto.

Quest’ultimo si basa anche sulla rimodulazione dell’identità del detenuto, il quale deve acquisire coscienza del luogo nel quale è ora costretto a vivere: proprio per questa ragione, la storica Francesca M. Lo Faro ha illustrato le vicende che hanno segnato il passato di Favignana, un’isola - ricca di avvenimenti e di leggende (qui, si dice, vissero nascosti Orso, Mastrosso e Carcagnosso) - la cui storia è  legata ineluttabilmente alla presenza delle carceri, dei “servi di pena” e dei “rei di stato”.

Francesca M. Lo Faro
La Sicilia
11/10/2013

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