"A proposito di politica... ci sarebbe qualcosa da mangiare?" Totò
Si vuole dividere l’Italia con un nuovo "federalismo degli egoismi". Le gabbie salariali. Il problema dei salari non lo si affronta tornando a 50 anni indietro. Il giochino è vecchio: dare un euro in più ai (pochi) lavoratori "privilegiati" e togliere 100/200 euro ai (tanti) lavoratori da mille euro al mese. Dividere i lavoratori per "usare" la guerra fra poveri. Del resto, ci hanno insegnano a spendere per le puttane, non per il futuro dei nostri figli. Anni di concertazione salariale dei sindacati confederali, hanno fatto breccia nelle strategie della classe padronale, tanto da riuscire e ottenere accordi che consentono (ai padroni) di ottenere: flessibilità, salari bassi, fiscalizzazioni, il tutto sotto la denominazione di "contratti di area". Qualcosa di simile era già stato fatto negli anni '50 con l'introduzione delle cosiddette gabbie salariali con le quali era consentito pagare con salari ridotti i lavoratori del sud.
Le lotte dei lavoratori hanno poi posto fine a questo odioso provvedimento. Questi contratti di area hanno sviluppato delle resistenze da parte dei lavoratori, tant'è che i padroni lamentano la lentezza nell'introduzione di questi istituti e ormai si stanno indirizzando su una linea diversa: quella della diversificazione salariale in rapporto alla produttività della singola fabbrica. Nella pratica, se la produttività è bassa il salario deve essere basso, e se la produttività è alta il salario deve essere più alto, anche più di quanto prevede il contratto nazionale di lavoro. Senza investigare troppo sulle cause di una cattiva gestione manageriale. A partire da questo ragionamento, fortemente sostenuto da pseudo-economisti che tutti i giorni conducono una campagna martellante, si fa derivare l'affermazione secondo cui i contratti nazionali di lavoro sarebbero dei ferri vecchi di cui liberarsi al più presto, e che invece debbano essere stipulati esclusivamente i contratti aziendali con aumenti e decrementi salariali strettamente legati ai livelli di produttività raggiunti. E questo varrebbe per il Nord, mentre per il Sud si prevedono nuove gabbie salariali.
La logica antioperaia insita in questa linea è evidente. Dividere il movimento operaio.
Nelle fabbriche sta passando di tutto, anche i contratti di formazione lavoro sono ormai considerati sorpassati, e a farla da padrone sono i lavori in affitto e precari con condizioni di lavoro disastrose, accettate in cambio della speranza di riconferma. Le RSU vivono difficoltà crescenti nell'organizzare una seppur minima resistenza allo strapotere padronale, mentre gli infortuni e le morti sul lavoro sono in crescente aumento. I sindacati non sembrano in grado di contrastare queste politiche, sono lacerati da divisioni di strategie; mentre il movimento dei lavoratori viene trascinato in questa spirale perversa di peggioramento e omogeneizzazione dello sfruttamento. Il neo capitalismo e i padroni sfruttano questo momento a loro favorevole (con la piena collusione di questo governo) organizzandosi con nuovi piani "Marshall del Sud", gabbie salariali, ponte sullo stretto, fondi FAS e panzanate di cui si legge tutti i giorni sui giornali. Si preparano così a meglio sostenere la concorrenza, che dopo la crisi economica assumerà livelli più aspri, e a far fronte alle possibili ribellioni da parte dei lavoratori con un minore livello di contrattazione sindacale. Dobbiamo attrezzarci allora per dare battaglia. Occorrerebbe rispondere da una parte con una maggiore radicalizzazione e razionalizzazione della lotta per la difesa degli interessi di classe dei lavoratori, e dall'altra con un maggior collegamento tra i lavoratori del Nord e Sud.