La lunga avventura del prof. Galatà Prossimo passo: la Promozione a Misterbianco

Prof. GalatàSi racconta l’allenatore con la tessera più anziana della provincia… «Autodidatta, coach spinto da Alberti, le vittorie scolastiche, il progetto dell’Asd Basket»...

Misterbianco sta per tornare nella mappa della pallacanestro senior: con un progetto che dal 2013 sta ponendo le basi per crescere e creare un nuovo polo d’attrazione per i cestisti catanesi, l’ASD Basket parteciperà al prossimo campionato di Promozione proprio per promuovere l’attività che ha svolto con competenza ed oculatezza. Accanto al presidente Orazio Urzì e all’allenatore Stefano Platania, a formare la triade delle menti alle spalle dei biancazzurri c’è Filippo Galatà, ex professore e tra i primissimi allenatori federali di Catania, al pari di Carmelo Viola e Alfredo Greco.

«Nel 2013 decisi di costituire una società cestistica che operasse su Misterbianco – ricorda lui – dove da tempo non si praticava tale sport. Scelsi con oculatezza i miei collaboratori, di cui ancora oggi vado fiero, anche se qualcuno due anni dopo ha pensato bene di staccarsi per “formare” un’altra società, e ho iniziato con la speranza di poter un giorno lasciare la continuità ad altri, cosciente di aver bene operato per il bene del basket e di Misterbianco».

I risultati sono arrivati nel corso degli anni, ma sempre nell’ambito minibasket o extra-FIP. Ora è il momento di rientrare nel basket federale, con un progetto che vuole riallacciarsi all’ultima società misterbianchese, quella che vinse la Promozione nel 2004 proprio con Galatà in panchina. Questo successo fa parte dell’ultima parte della carriera di Galatà, quella in cui ha avuto l’opportunità di allenare le giovanili del Cus Catania e della Virtus (anche come assistente di Anselmo in B2), il Paternò in D, la Lio in C2 e l’Elephant in Promozione, L’Elefantino e la Lazùr nella femminile. Ma la sua storia parte molto prima…

«Sono stato un cestista “autodidatta” – spiega –, mi sono formato al Convitto Cutelli sotto la guida del prof. Bruno Sottile. Negli anni sessanta, il Convitto Cutelli vantava una tradizione cestistica facilmente riscontrabile negli annali. Nel 1966 ho vinto il concorso all’Isef per cui mi sono trasferito a Palermo, così ho dovuto interrompere la mia carriera da giocatore attivo. Tuttavia, ho proseguito a giocare in Promozione con Partinico, Lib. Catania, Patriarca Giarre (in D) e Libertas Inessa, ricoprendo anche la figura dell’allenatore con la Libertas e l’Inessa».

Tra il 1969 e il 1974, la Serie D era un campionato molto competitivo, accorpato alla Calabria. «Il campionato con Giarre in abbinamento con Patriarca, è stato impegnativo al massimo – ammette Galatà -, ci vedeva protagonisti su tutti i campi delle province siciliane, e ci vide penalizzati in quanto il nostro miglior giocatore Adorini completò le prime sei giornate dopo di che per motivi familiari dovette rientrare ad Udine, per noi fu una gravissima perdita. Nonostante tutto, siamo riusciti ad ottenere un lusinghiero 4º posto su 12. Ancora oggi a distanza di tempo desidero ringraziare l’allenatore Carmelo Fotìa e la dirigenza di allora tutta».

Il successivo biennio a Santa Maria di Licodia è stato interessante, il primo con Elio Alberti alla guida. «Nel 1973 ci siamo qualificati alla fase finale per la Serie D. All’ultima partita abbiamo battuto inaspettatamente l’Orlandina e così abbiamo permesso alla Dais Gad Etna di essere promossa direttamente in Serie D. Ci siamo ripetuti anche l’anno successivo, in cui allenavo io». Proprio coach Alberti è una figura molto importante nella formazione di Galatà. «Con lui ha avuto inizio la mia attività da coach: mi incontrai-scontrai con lui al campetto della Plaia. Da lì la nostra amicizia si consolidò ed iniziammo un intenso percorso comune. Molti dei miei coetanei ricorderanno certamente nell’ambito cestistico il quartetto indissolubile (Alberti, Galatà, Filippo Lo Giudice, Franco Musumarra). Conobbi anche Marco Mannisi, presidente dello Sport Club».

Altro personaggio fondamentale dell’epoca è Santi Puglisi, che avrebbe spiccato il volo verso ben altri traguardi. «Con enorme competenza prese in mano le redini dello Sport Club – lo elogia il professore -. Ricordo ancora qualche riunione romana alla quale presi parte tra Valerio Bianchini e Puglisi. Una volta andato via, gli subentrò Alberti. Mentre dall’altra parte i cugini del Gad Etna andavano alla grande sotto la guida del carissimo amico Totò Trovato».

Intanto Galatà inizia a studiare da coach. Prima è preparatore regionale (1969), poi diventa aspirante allenatore (corso a Potenza nel 1970). Partecipa quindi agli stage tecnici del 1970 a Catania con Dean Smith della North Carolina Università e Pedro Ferrándiz del Real Madrid e nel 1971 a Roseto con Giancarlo Primo. È convocato come istruttore a Pesaro, al centro di selezione Sud del 1972, e il presidente provinciale FIP Gigi Mineo lo nomina responsabile giovanile e fiduciario Caf. Dal 1981 è allenatore.

«Ribadisco con orgoglio, che ché ne dica qualcuno, vista tra l’altro la mia non più giovane età, di avere la tessera 1031, la più “anziana” della Provincia di Catania. A tal proposito rinnovo ancora pubblicamente le mie scuse nei confronti di una persona che ho sempre ritenuta “Amica” con la A maiuscola, mi riferisco a Carmelo Viola, se inavvertitamente mi sono permesso in altro momento di esprimere opinioni estemporanee e certamente inopportune a quel momento».

La carriera da coach è stata concentrata sulla scuola nella prima parte. «Per motivi familiari – riprende Galatà -, mi sono dedicato esclusivamente all’attività scolastica ottenendo anche piacevoli soddisfazioni sia a livello maschile che femminile, come il titolo di campione provinciale studentesco Allievi con il Liceo Scientifico Boggio Lera nel 1974/75, primo anno di attività, perché vinto in finale (62-61) contro il Liceo Scientifico il cui insegnante era il mio stesso “vecchio” insegnante Bruno Sottile. Ho seguito l’attività cestistica di mio figlio Gianfranco e nel 1990, ebbi il piacere di collaborare con il prof. Pistritto, presso la S. M. Giovanni XXIII, con il quale abbiamo vinto il titolo provinciale dei Giochi della Gioventù. In seguito ho collaborato con Gimar, Grifone e non smetterò mai di ringraziare il mio carissimo amico Enzo Molino al quale mi lega una stima indissolubile».

Rimane qualche rimpianto al coach Galatà: «Ne ho parecchi, uno dei quali è quello, in determinate circostanze, di non aver compreso in tempo che, a volte, gli obiettivi tra allenatori, presidenti, giocatori soprattutto, non collimano. Abnegazione, pazienza, puntualità, sacrificio, serietà, ecc. sono parole che mancano nel vocabolario di alcuni».

Galatà in passato ha provato a impegnarsi nella politica federale, ma è rimasto comunque osservatore dell’ambiente basket etneo: «Da tempo seguo le nostre vicende cestistiche, ma dal punto di vista sportivo, le squallide beghe personali tra operatori (presidenti, allenatori, addetti ai lavori) non hanno fino ad ora permesso un’evoluzione del nostro affascinante sport. L’innato agonismo che ci pervade, purtroppo, a mio parere ha due “anime”: una sana e una malata o masochista, tocca a noi far sì che prevalga quella sana. Sono sempre stato un osservante delle regole, ho sempre sostenuto e rispettato gli arbitri per i quali nutro profonda stima e di questo ne vado fiero. Dal punto di vista sociale, l’eccessivo costo imposto dalla federazione per la partecipazione a tutti i livelli, la mancanza di aiuti economici (sponsorizzazioni) fanno sì, da qualche tempo a questa parte, che specie a livello giovanile si scelgano altre soluzioni competitive sotto altre sigle. Non parliamo poi degli impianti sportivi e di coloro che dovrebbero renderli fruibili, per i quali conviene stendere un velo pietoso. Ci auguriamo sempre che le cose cambino».

Roberto Quartarone
basketcatanese.it
19/08/2017

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