La discarica di Motta fa paura ai residenti del centro storico

discaricaAnche se il caldo torrido di questo inizio d'agosto fa pensare più alle vacanze, il problema discarica resta l'argomento principe delle discussioni. La prova non è solamente l'assemblea cittadina di venerdì sera, ma il tema è entrato, con le Olimpiadi, nelle discussioni da bar o nei luoghi di ritrovo. Tutti sono consapevoli che è una impresa difficile chiudere l'impianto, ma l'iniziativa partita nuovamente due anni fa solamente a Misterbianco adesso può contare anche sull'appoggio dei vicini di Motta S. Anastasia.

Due milioni e mezzo di metri cubi di rifiuti, anche se precedentemente trattati prima del conferimento, fanno paura a tutti e soprattutto ai residenti del centro storico che hanno la discarica a poche centinaia di metri dalle loro case. La paura adesso è arrivata anche a Motta perché l'ampliamento in contrada Valanghe d'inverno, si insinua di più a Motta che nel centro etneo che invece subisce di più i miasmi della vecchia discarica.

«È opportuno che la discarica sia quanto più lontana dai centri abitati - esordisce Salvatore Santagati, professionista - e che venga dislocata in altri siti, sempre molto distante dalle abitazioni. La puzza purtroppo è un problema vecchio che doveva essere affrontato quando la discarica di Tiritì incominciò ad assumere proporzioni diverse. Se allora si fosse agito con tutte le precauzioni del caso, oggi non subiremmo gli effetti dei miasmi che ammorbano l'aria».

Il problema miasmi è quello che preoccupa di più la gente. «Finché non ci sarà un nuovo sito il problema difficilmente sarà risolto - dice Giovanni Bonanno, pensionato di 65 anni - I proprietari con tutti i guadagni di questi anni potevano investire altrove e sperimentare altre tecnologie ed invece noi subiamo la puzza che arriva e ci obbliga a chiudere le finestre. Credo che oltre al Tar noi cittadini dovremmo iniziare una azione legale per i danni subiti. Vorrei vedere se di fronte a migliaia di azioni legali i proprietari poi non modificano la loro politica». Tutti conoscono il problema ed ognuno lo affronta dal proprio punto di vista: «Per me la discarica può stare dove si trova se non ammorba l'aria - ha detto Mario Basile tabaccaio - Il problema discariche investe molti centri e da qualche parte devono pur esistere. Certamente se non fosse stato l'ampliamento sarebbe stato meglio e tutto sarebbe finito. Ma resta la puzza e l'impegno deve portare ad evitare questi effetti».

Ma c'è anche chi chiama in causa la politica. «Occorre una legge che determini criteri rigidi per le discariche - dice Giuseppe Di Fiore 26 anni, artigiano - per evitare che sorgano a ridosso delle case. Io lo vivo due volte, sono misterbianchese, vivo da anni a Motta S. Anastasia e lavoro a Misterbianco e sentire la puzza inconfondibile della discarica non è un piacere». Il caldo di questi giorni certamente preoccupa di più gli abitanti quando arrivano i miasmi.

«Tiritì» creata trent'anni fa e modernizzata nel 2000
La discarica di Tiritì è sorta oltre trenta anni fa sul territorio di Motta S. Anastasia ma vicinissima al centro abitato di Misterbianco. Nei primi anni di funzionamento nessun problema ambientale è sorto, ed anche se funzionava in maniera artigianale i rifiuti conferiti erano pochi da non creare disagi. I problemi sorsero nei primi anni Novanta con l’ampliamento e l’aumento dei rifiuti, tanto da arrivare al decreto di chiusura dell’impianto da parte dell’assessorato regionale al Territorio, allora retto dall’on. Giovanni Burtone. Da quel momento l’impianto incominciò a modernizzarsi ma nel 2000, una frana nel bacino della discarica sprigionò forti miasmi che portarono ad una breve chiusura per ricoprire la frana con terreno vegetale. La fermentazione è però continuata producendo quel liquido, il percolato, che è la causa dei miasmi che da due anni ha fatto riprendere la lotta per chiedere la chiusura.

Carmelo Santonocito
La Sicilia
05/08/2012

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