Il miracolo del sindaco muratore

La rinascita è cominciata dai bisogni dei bambini, che ora hanno parchi e scuole. E ogni domenica il primo cittadino dà l'esempio curando le aiuole...

MISTERBIANCO.

Chi ha in mente la Sicilia dell'abusivismo, della spazzatura e della rassegnazione alla mafia non può credere ai propri occhi quando viene portato in giro per le stradine di Misterbianco dal sindaco Nino Di Guardo. Come un bambino che ti mostra entusiasta i suoi disegni o i giocattoli che ha costruito, ci tiene a farti vedere proprio tutto.
Al vigile urbano che guida la macchina del comune, chiede di imboccare tutte le viuzze, interne ed esterne, fino alle frazioni del paese. In mezzo ai palazzi cresciuti senza criterio negli ultimi quarant'anni, gabbie di cemento tirate su dalle stesse famiglie che negli anni '70 e '80 lasciavano i paesini dell'entroterra sognando un futuro migliore ai margini di Catania, in mezzo ad intere frazioni abusive successivamente sanate - Lineri, Poggio del Lupo, Monte Palma - costruite sulla colata lavica dell'Etna, eruzione del 1669, come per magia sono comparsi negli ultimi otto anni aiuole e parchi giochi per bambini che fanno invidia a città come Parma o Reggio Emilia. E vialetti alberati, e chiese e palazzi restaurati. Tutto realizzato con in soldi del Comune. Ordinaria amministrazione, nel nord Italia. Ma in un paese dove il consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose nel 1991, dove venivano ammazzate fino a pochi anni fa anche 3 persone a settimana per una lotta tra cosche rivali, dove un tecnico del comune poteva essere giustiziato dai picciotti in pieno giorno negli stessi locali del municipio, anche piantare un solo alberello per tutta la comunità ha un certo che di "miracoloso".
Di magia e miracoli si è parlato, ma in realtà i risultati raggiunti da Misterbianco negli ultimi anni sono dovuti a una tenacia tutta umana che ha fatto a poco a poco rialzare la testa a cittadini che non erano più tali, a un popolo che aveva dimenticato il significato nobile della politica, rassegnato ai soprusi della mafia e drogato dal clientelismo. Perché se è vero che ognuno ha il governo che si merita, è anche vero che per desiderare un governo migliore bisogna avere almeno l'idea di cosa sia: "Io comincio dai bambini - spiega Di Guardo - che capiscono cosa è la politica se vedono che il sindaco dà loro spazi per giocare, o dà ai fratelli maggiori delle discoteche dove andare a ballare, a divertirsi la sera, a socializzare. Il sindaco è un muratore, un artigiano che lavora per rendere vivibile la città. Solo così la politica diventa credibile, quando è una struttura che costruisce la città, e non quando promette favori personali. All'inizio del mio primo mandato, nel 1993, ho trovato un avanzo di 30 miliardi nei bilanci del comune. Tutti soldi bloccati per anni dai veti incrociati dei gruppi politici che gestivano il sistema clientelare della città, prima che il comune venisse commissariato dal governo. Io ho cominciato a utilizzarli per la città, e in più ho alzato le tasse: nella zona commerciale, dove operano grossi distributori come Metro, Mercatone Uno e Auchan, abbiamo elevato l'Ici al massimo, al 7 per mille. Quello per la prima casa è al 5 per mille. E l'addizionale Irpef è salita dallo 0,2% allo 0,4%. La gente paga, ma adesso vede che quello che spende torna indietro in servizi per tutti".
I soldi sono davvero ben spesi: non si potrebbero contare i parchi giochi costruiti al centro come in periferia, tra le sciare, la spazzatura e le case abusive: i prati ben curati, scivole, grosse navi e piramidi per arrampicarsi a forma di Moby Dick o di astronavi. E in ciascuno di questi parchi, un orologio: "Perché i bambini devono capire il valore del tempo", spiega il sindaco. "Prima si aspettava sempre che qualcuno aggiustasse le cose, adesso si deve capire che il tempo è arrivato in città, e il tempo è ognuno di noi, che lavora per migliorare le cose perché ci tiene". E così, sempre i bambini, non devono più subire la tortura dei doppi turni nelle scuole, a cui erano condannati dalla mancanza di aule. Una nuova scuola elementare è stata inaugurata da poco, una materna è stata ricavata da vecchi locali restaurati e altre sono in costruzione: un'altra elementare e una media. E 12 scuolabus accompagnano i ragazzini a scuola e li riportano a casa. E poi ci sono ovunque vialetti alberati, marciapiedi lastricati e piazzole per gli anziani, la facciata del Duomo restaurata, come il palazzo di città e altri palazzi in centro, e il cimitero, "uno dei luoghi più importanti per i cittadini, perché lì vanno a trovare i propri cari".
Il sindaco, ogni domenica mattina, alle 4.30, si alza per innaffiare alberi e piante, guida il camioncino del comune mentre un impiegato dirige la pompa. In centro non si vede più spazzatura per le strade e la raccolta differenziata ha raggiunto la percentuale del 20%. La gente ha preso in simpatia Di Guardo, il sindaco concreto e irruento, un diessino di 58 anni, che ne dimostra 20 per il suo instancabile entusiasmo. Lo salutano tutti per strada, in città e nelle periferie: gli dicono "ciao" dai bar e dai balconi, anche e soprattutto i bambini e gli adolescenti.
Da via Lenin a via Salvador Allende, da corso Carlo Marx a via Gramsci a piazza Enrico Berlinguer, accanto a via sant'Agata e via sant'Antonio Abate: nella topografia della cittadina siciliana è facile vedere lo specchio della politica dal dopoguerra a oggi; città rossa fino ai primi anni '80, ma con un Pci che badava più all'ideologia che ad assicurare servizi concreti ai cittadini, e che tollerava la costruzione della città abusiva; poi il governo democristiano e socialista, l'ingresso del clientelismo e della malavita in comune, Misterbianco diventa una città mafiosa e nel 1991, come si è detto, il consiglio comunale viene sciolto per infiltrazioni mafiose. Nel 1993 viene eletto Di Guardo, e ancora una volta è rieletto - con oltre il 60% dei suffragi - nel 1997. La città, grazie alla concretezza del sindaco ex contadino che si è fatto da solo, prendendo licenza media, superiore e laurea tutte dopo i 23 anni, rialza la testa.
Ma non sono tutte rose e fiori. E per capirlo basta guardare una grossa targa che lo stesso sindaco ha fatto piazzare proprio al centro di uno dei parchi giochi per i bambini: è dedicata al giovane Giuseppe Torre, rapito e barbaramente ucciso a 19 anni dalla cosca rivale del padre. Un ragazzo abbandonato da padre e madre, e che viveva coi nonni, assolutamente estraneo al marcio dei suoi genitori.
Era il 1992, ma la mafia, a Misterbianco, c'è ancora oggi. "Opera con il racket, soprattutto nella zona commerciale - spiega il sindaco - e gli imprenditori preferiscono pagare questa sorta di 'tassa' per stare tranquilli. Otto anni fa proponemmo di denunciare il racket, ma solo una decina di commercianti hanno avuto il coraggio di farlo, assicurando i colpevoli alla giustizia".

Antonio Sciotto
Il Manifesto - 08/09/2001

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