Cuttigghi e Cattigghi di Martoglio

 Cuttigghi e Cattigghi

Tre anni fa, questo piccolo grande teatro catanese ha regalato al pubblico una nuova elaborazione di Nino Martoglio, una rappresentazione nuova, differente dalle consuete delle altre compagnie. Chissà cosa avrebbe pensato il nostro autore siculo al vedere questa insolita quanto profonda ed accurata messa in scena del suo microcosmo letterario: un ingegnoso e sapiente mix dei suoi testi a cura di Eliana Esposito, un’offerta culturale ampia e complessa che ha raggiunto il suo compimento in questo terzo anno con “Cuttigghi e cattigghi di Martoglio”: «Pur amando infinitamente Martoglio, il suo linguaggio graffiante, i suoi cortili popolosi e chiassosi, i suoi vicoli pregni di odori, i suoi personaggi veraci e sanguigni, non mi entusiasmava l’idea di un’operazione déjà vu, di un progetto che ritenevo ormai esaurito.

Pensavo di non avere nulla da aggiungere. Ma rileggendo Martoglio senza filtri, senza intermediari, mi sono resa conto di non conoscerlo abbastanza, e per la prima volta ho sentito il vero odore dei suoi vicoli, il vociare colorito e graffiante dei suoi cortili. E mi sono appassionata così tanto che avrei voluto scrivere uno spettacolo di 9 atti!» - confessa la giovane autrice.

Dopo aver approfondito il tema del lavoro nei “Cunti di Martoglio” e della famiglia ne “I Cunfidenzi di Martoglio”, lo spettacolo imminente compie un ritratto acuto e toccante della guerra, in particolare della prima guerra mondiale. L’orrore del conflitto non esclude l’intelligente ironia che il buon Martoglio instilla in ogni suo testo. Nel corso di questo progetto teatrale, il regista Elio Gimbo ha affrontato questa sfida professionale con passione, andando a fondo ai personaggi di Martoglio e alle idee politiche ed antropologiche dello stesso, facendo armoniosamente incontrare modernità e tradizione: «Una trilogia ci ha consentito un approfondimento esaustivo della sua poetica, il rigore filologico di Eliana e la stabilità del cast artistico hanno quindi reso possibile il progetto, la cui raison d’ětre è consistita nell’impiego della drammaturgia martogliana come sismografo dei processi sociali della nostra città.

Ci siamo serviti di un principio “lucacksiano” del materialismo storico applicato in letteratura: ogni opera letteraria, non è solo il frutto di una identità, quella dell'autore, ma anche l'inevitabile sintomo di una classe sociale e della dialettica storica del periodo.

Con Nino Martoglio questa lettura marxista è perfino obbligata essendo lui, da intellettuale socialista, consapevole di questo eterno “motore della Storia” che è la dialettica tra classi sociali», così il regista spiega la direzione delle sue scelte tecniche. Un cast omogeneo ed affiatato si è susseguito in questi anni, mettendo cuore, competenza ed impegno in ogni parte di questa trilogia: una vulcanica schiera femminile che ha abilmente fronteggiato un divertente Don Procopio (interpretato da Cosimo Coltraro). Il Teatro del Canovaccio, nel ringraziarVi per l’attenzione mostrata a questo lavoro triennale, si augura che vi sia gradita anche quest’ultima parte per cui vi aspettiamo numerosi.

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