A cuppiata di l’ova

carnevale
continua...C’erano varietà infinite di gruppi e di maschere ridicole. Nel periodo dell’austerità, inizio anni ’70, si vedevano file interminabili di “arabi”, poi dei “vu cumprà” e poi, con le immancabili divise, aviere, artigliere, carabiniere, rigorosamente senza mostrine. E non mancavano mai certi uomini baffuti con minigonne e tacchi a spillo! Si respirava un’aria di letizia e di spensieratezza infinita. La città, beata e gaudente, si riconosceva e si divertiva. Era l’età della gioia. Ma il nostro pensiero correva al pomeriggio del martedì grasso, alla tradizionale e immancabile “cuppiata di l’ova”.

Subito dopopranzo, si vedevano vagare per le vie e piazze del paese, nugoli di ragazzacci vestiti con tute mimetiche di soldato o di meccanico, con copricapo bizzarri e con il viso e le mani unte di grasso, di olio, di “sivu”. I ragazzi di Misterbianco, “nsivati” e irriconoscibili, andavano a combattere una vera e propria guerra “all’ultimo sangue”, a colpi di uova fradice, di cannoli, di arance e di farina; si infarinavano e si impiastravano, l’un l’altro, all’impazzata, coinvolgendo, spesso, ignavi e innocenti passanti. La città si trasformava, all’improvviso, in un terribile campo di battaglia, in una baraonda infernale, si assisteva ad autentiche scene di guerriglia urbana, con assalti “alla baionetta”, controffensive vincenti, ritirate strategiche, momenti di giubilo e di sconfitta.

Ah…se potessero parlare, le facciate e le ringhiere dei palazzi da “chiazza”: impiastricciate di uova, di crema e di ricotta! Anche mio padre, inconsapevole, si trovò un anno, per caso, a passare dalla piazza, nel bel mezzo della guerra, rimanendo colpito e farcito di farina e uova. Ma all’improvviso, forse perché “’u suprècchiu e comu ‘u mancanti”, o per le continue lamentele dei pasticceri e dei “chiazzoti”, sconvolti dalla furia della lotta, la mitica “cuppiata di l’ovu”, finì, per sempre. Lasciando in ricordo il profumo delle uova e gli schiamazzi della nostra gioventù. E l’innocenza perduta.

Agli inizi degli anni ’80 spuntarono in Piazza i primi gruppi in costume con i carri scenografici, trainati da trattori e da musiche brasiliane, “Circazzu”, “Mille e una notte”, “Delirio di carnevale”: i primi vagiti di quello che sarebbe diventato “il Carnevale dei costumi più belli di Sicilia”. Domineranno la scena carnascialesca del paese, per tanti anni, l’indimenticabile Turi Campanazza e il mitico Nino ‘u Sbirru, ideatori e promotori del nuovo Carnevale di Misterbianco. Ma questa è un’altra storia…

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