Si sa che la politica a Misterbianco, come altrove, si è via via allontanata dalle esigenze della popolazione, per cui appare condivisibile la notizia che la nostra Amministrazione abbia finalmente pensato qualcosa come il progetto del cosiddetto “bilancio partecipativo”.
Si tratta di una nuova esperienza avviata già da alcuni anni in altri Comuni (soprattutto di Lombardia, Emilia e Toscana) con l’obiettivo di un serio coinvolgimento dei cittadini a formulare proposte finalizzate ad individuare le priorità di realizzazione di opere e servizi. Tuttavia, potrò sembrare sempre critico verso la politica del nostro Comune, dove il mandato elettivo è interpretato come strumento di potere per soddisfare esigenze personali, ma l’iniziativa con la quale si propone ai cittadini la presentazione (per posta o al protocollo) di elaborazioni progettuali mi sa di illusiva propaganda elettoralistica e di incauta attuazione, pur trattandosi di una cifra assai modesta ma destinata sicuramente a crescere negli anni a venire.
Per ora, intanto, ci interessa sapere le intenzioni di metodo del procedimento attuativo deliberato dalla Giunta. Dall’allegato A scaricato dal sito istituzionale del Comune sembra riemergere l’ambigua metodologia che sottovaluta trasparenza, neutralità ed imparzialità alla partecipazione, cose fondamentali per il processo formativo di democrazia reale. Infatti, a 10 giorni prima della scadenza, non vi si legge e non ci è stato ancora spiegato sufficientemente come sarà attuato questo bilancio partecipato col quale la cittadinanza potrebbe impegnare risorse pubbliche in progetti sociali fattibili, e nemmeno si capisce bene dove comincia il coinvolgimento popolare se l’articolazione delle fasi di percorso è ridotta alla sola informazione e avviene soltanto tra “decisori della governance” locale del grande nulla. Insomma un procedimento che soddisfa solo una funzione di informazione e non invece la funzione di legittimazione democratica della rappresentatività sociale nelle scelte del nostro Comune. Voglio, dunque, contestarne i metodi in ragione anche di una tempistica che non favorisce un reale coinvolgimento democratico o peggio ancora lo falsifica privandolo degli elementi consultivi e limitandolo invece alla sola compilazione di una scheda di adesione.
Tutt’altra cosa è, infatti, la partecipazione democratica. Lo spiegherò qui di seguito arrogando a me stesso la presunzione di enunciare 5 fasi con le quali ritengo doversi articolare la realizzazione di un percorso “veramente” democratico di attuazione:
1-Occorre innanzitutto dividere il territorio in zone ben delimitate tra centro urbano e frazioni, e stabilire (con il coinvolgimento di intelligenze, sindacati e operatori economici) singoli budget per consentire ai cittadini ivi residenti un minimo di autonomia decisionale, organizzando pubbliche assemblee preparatorie per avere una visione completa dei reali bisogni emergenti affinchè i Comitati di cittadini delle parti territoriali possano individuare e discutere nel loro collettivo la formulazione di progetti possibili. E’ nel collettivo, infatti, dove meglio può formularsi l’esigenza di un bisogno sociale.
2-Nominare una Giuria di garanzia per esaminare e valutare le priorità degli elaborati, composta da rappresentanti delle zone di appartenenza, scelti per sorteggio tra persone di indiscussa moralità che non abbiano cariche elettive al Comune e immuni da influenze che possano intralciare le reali priorità degli elaborati da esaminare.
3-Affidare le liste di priorità, emerse dal giudizio della Giuria di garanzia, agli Uffici preposti per la sola analisi di fattibilità tecnica ed economica in base alle risorse impegnate nel bilancio partecipativo di previsione;
4-Le liste degli elaborati, con esito positivo di fattibilità, ritornano alla Giuria di garanzia, la quale esprime un voto di priorità per ogni lista di zona. Ai primi in graduatoria di ogni lista sarà concesso il budget suddiviso in parti uguali o quantificato secondo un criterio di distribuzione prestabilito. (In alternativa gli elaborati potrebbero essere sottoposti al voto dei cittadini con elezione in seggi elettorali predisposti in ciascuna zona di residenza, ma ritengo dispersivo il metodo in simili circostanze e forse nemmeno percepibile alla cittadinanza).
5-Infine i risultati vanno in Consiglio Comunale per la loro ratifica e per l’avvio della realizzazione.
Per gli adempimenti delle suddette fasi, rese necessarie per una “reale” partecipazione democratica, non basta inventare comunicati-stampa o moduli da riempire per iniziative orientate solo a far schiamazzo nella cosiddetta “masseria”. Soltanto con una seria preparazione del percorso attuativo i cittadini potranno sentirsi non più persone amministrate ma persone che amministrano il Bene comune, non più individui indifferenti ma azionisti e custodi dell’ambiente. Sarebbero auspicabili, dunque, i presupposti suggeriti per allargare il raggio d’azione della partecipazione popolare e per abituare le nuove generazioni a diventare protagoniste nella gestione del loro territorio.
Comunque, considerata ora l’esigua somma (il 2% dei fondi regionali-circa 35mila €uro) prevista nella formazione del bilancio partecipato, il mio “progetto virtuale” sarebbe di investire il modesto importo soprattutto in obiettivi culturali e sociali, consegnando questo pezzettino del bilancio alla gestione progettuale di associazioni locali (culturali, artistiche, ambientaliste e ricreative), selezionate seriamente con criteri propedeutici e di valutazione che possano rappresentare nel collettivo un campione della società misterbianchese. Infatti è essenziale, a seguito dell’assassinio dell’ideologia ed in assenza dei partiti politici, rilanciare nuovi spazi di discussione, e per farlo restano le associazioni di base come palestre di formazione per attrezzare i cittadini di strumenti propositivi nonchè di analisi sulle scelte politiche del Comune e sulla loro trasparenza. Sarà la grande occasione per iniziare un percorso di rinnovamento generazionale nella politica locale e per maturare a Misterbianco anche una nuova stagione di reale sovranità popolare in vista della prossima “governance” alla gestione del Comune.
www.webalice.it/arenavincenzo
Commenti
Lo hanno fatto perché lo
Lo hanno fatto perché lo prevede la legge. Per pararsi ... Ma peggio di così non potevano (Sigh!)
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