Illustriamo Misterbianco con la musica sinfonica a programma (III)

pentagramma
“Palazzo Menna Condorelli a. 1700” - Fantasia per orchestra d’archi e pianoforte.
Questa musica non potrà mai ridare a questo storico palazzo di Misterbianco la sua reale esistenza, stroncata negli anni ’60 del secolo scorso dopo circa duecentocinquanta anni di vita, seguendo la sorte di alcune altre belle dimore cittadine, senza che nessuna mano o voce si alzasse per evitarne la rovina. In quella casa io sono nato e vissuto, fra mille emozioni, gioie e dolori, i cui ricordi porto sempre vivi in me. Destino volle che la mia famiglia non potesse arrivare ad acquistarla; l’avesse fatto, oggi sarebbe ancora a specchiarsi nella sua via Garibaldi, contribuendo, insieme agli altri vicini e antichi edifici ancora in piedi, alla leggiadria del centro di Misterbianco. So io il dolore che provo al pensiero che quella casa non c’è più e, nelle rare visite alla mia Città, ho sempre evitato di passare davanti al moderno edificio che è stato innalzato al suo posto. Ma questa è una storia personale che può solo annoiare i miei concittadini…

La composizione è una Fantasia per Archi e pianoforte, ma, più che seguire i canoni di questa classica forma strumentale, cerca di proporsi come una visione, a volte globale a volte particolareggiata, di questa antica dimora; di aggirarsi nelle stanze, ancora rivestite di parati, stucchi e pitture, che si succedono le une alle altre con porte comuni quasi a formare un lungo corridoio. Quanti fatti devono essersi verificati in tali ambienti nella loro storia! Ai primi dell’Ottocento i Bellini (Vincenzo nonno e Vincenzo nipotino) furono diverse volte ospiti del Protomedico Antonio Menna Condorelli, quando il nonno veniva a Misterbianco per suonare nella Chiesa di S. Giuseppe per il Collegio di Maria.

Angoli pulsanti di vita: il Tocco (un loggiato in cima alla scala d’ingresso) con l’edicola e l’immagine dipinta della Madonna, una grande terrazza con sedili in muratura e una inferriata quadrata che si affacciava sul piano sottostante dove pulsava il mondo delle attività padronali: la cisterna, un grande ambiente con ancora enormi botti per il vino, l’accesso alle carrozze e ai carri su basalto scanalato perché gli animali non scivolassero, una grande mangiatoia per muli e cavalli; e poi tanti ambienti piccoli e grandi come magazzini per le merci. Una vera fantasia di semplicità, di dignità, di vitalità, di benessere; una dimostrazione di amore per la vita, ma anche di ricerca di eleganza e bellezza. Suggestivi angoli variegati che si succedono e si ripresentano nei ricordi del compositore danno vita a vari temi musicali che gli strumenti fanno ascoltare in una atmosfera di vita ora paesana, ora romantica, ora mistica, ora irreale, senza, però, impedire che un alone di tristezza aleggi in ciascuno di essi, proprio perché questa musica sa che la sua musa ispiratrice ha cessato di vivere.

Un omaggio postumo musicale, dunque, a questa casa perduta, con gli archi e il pianoforte che la descrivono cantandola con note di melodie dolci e appassionate, nel tentativo di farla ancora vivere nel solo modo e mondo oggi possibile: quello dei ricordi con la musica.

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