Di chi fu la vittoria?... discutiamone!

Elezioni Europee MisterbiancoNon c’è stata, in verità, una campagna elettorale sulle politiche europee, ma da quel miscuglio preelettorale di populismo e di demagogia delle conferenze-stampa TV o dai pettegolezzi dei salotti televisivi padronali si poteva recepire la sterilità dei contenuti per ragionarci e giudicarli. Giudico, infatti, la funzione delle Reti di comunicazione un fattore di democrazia, ma quando vengono usate per spettacolarizzare la sfida Renzi-Grillo e per diffondere il pensiero unico neoliberista esse diventano strumento di regressione intellettuale, soprattutto se poi tra le liste ammesse al voto vien meno la par condicio e (com’è successo) si oscura chi si colloca in inversione di rotta rispetto al paradigma dominante. In tal caso la democrazia cessa di essere reale democrazia, porta la sfiducia verso le istituzioni del Paese, il quale subisce l’offensiva di svuotamento dei principi costituzionali evidenziandosi la frattura che esiste oggi tra società e sistema.

Tuttavia parlano chiaro le cifre dell’astensione che denunciano la mancanza di fiducia nella democrazia, la non accettazione del sistema nel suo complesso, e la convinzione che il voto non decide e non cambia nulla.

Sarebbe, dunque, necessario che le forze politiche riflettessero sul fenomeno dell’astensione, piuttosto che intonare inni di gloria e canti di vittoria per i risultati elettorali, ignorando incautamente che in queste elezioni ha vinto senza ombra di dubbio un partito invisibile: il Partito del NON VOTO.

Per ora si è limitato a restare soltanto invisibile ma può sperimentare altre forme di autodifesa o di conflittualità. Se un tempo, infatti, l’astensione o i motivi di nullità di voto venivano attribuiti all’analfabetismo della popolazione, oggi invece la disaffezione è dovuta all’indignazione per le ingiustizie sociali del sistema e per il malaffare della casta politica.

-a MISTERBIANCO su 38.997 aventi diritto al voto, i cittadini che non si sono espressi sono 23.187;

-in ITALIA su 49milioni256mila aventi diritto al voto, gli italiani che non si sono espressi sono 20milioni348mila;

-in EUROPA l’affluenza totale alle urne è stata del 43,09%. Non ha votato il 56,91% di europei.

E torna comunque artefatto il risultato elettorale: non è concepibile quello del Movimento 5 Stelle quando si sa che il fenomeno del grillismo ha già sterilizzato e sterilizza nel Parlamento la protesta popolare senza essere in grado di dare risposte concrete al proprio progetto innovatore; non è tollerabile quello ora emergente del PD quando sotto elezioni si compra col pubblico denaro il “voto di scambio” a 80 euro in busta-paga di Maggio e si alimenta con la demagogia la falsa “speranza” della ripresa economica, trasformando la campagna elettorale in una specie di passerella dell’ipocrisia.

Si approfitta della situazione per assolvere solamente l’aspirazione di oligarchie a prendere il potere sulle macerie dello Stato accodandosi dietro gli organizzatori del disastro pur dichiarandosi ad essi ostili. Ed in questa confusione di idee il popolo viene facilmente esaltato da argomenti di ispiratori di proposte che, qualora fossero realizzate, non darebbero la soluzione alla crisi del Paese; oppure si diventa preda di movimentisti che, mostrando avversione al ruolo dei partiti e partecipando alle elezioni, ricalcano tutti gli aspetti del partitismo per diventarne poi parte integrante del sistema stesso. Sono le funeste strategie di manipolazione della volontà popolare che la storia del passato ci ricorda e delle quali dovremmo prevenirne le conseguenze.

Dunque, ancora una volta si tenta di gabbare il popolo con giochi di potere in un sistema nel quale i cambiamenti dei governi o le inciuciate di larghe intese non modificano più gli indirizzi di politica economica e sociale, non discutono più quali indirizzi economici adottare. Ma sono gli indirizzi economici a generare la nascita dei governi, i cui punti programmatici principali per ristabilire la fiducia dei mercati sarebbero la sospensione della politica ed il procedere sulla strada delle riforme strutturali (ovvero dello scempio sociale): revisione dei diritti dei lavoratori circa le norme che regolano l'assunzione e il licenziamento, l’aumento dell'età pensionabile e le privatizzazioni.

E’ nel sistema che va individuato il malessere sociale. Per abbatterlo occorre, perciò, approfondire la coscienza collettiva politicizzandola per far fronte alle disastrose politiche delle multinazionali degli Stati in regime capitalistico; occorre salvaguardare lo stato sociale organizzando la vita materiale della gente in un nuovo modo di consumare, di lavorare e di vivere per ripensare ad una nuova economia delle sicurezze collettive ed al controllo sociale del benessere reale. E per realizzare tutto questo occorre dotare la società di efficaci organi decisionali attuativi di interessi e valori che possano affermarsi in Italia e nel Parlamento dell’Unione Europea come forza egemone di reale democrazia, dove al posto della concorrenza si possa sostituire la parola “solidarietà”.

Enzo arena
www.webalice.it/arenavincenzo

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