Potere, soldi e rifiuti. Ecco i verbali dell'Antimafia

Claudio FavaNella relazione della Commissione presieduta da Claudio Fava due capitoli sono dedicati alle discariche Oikos e Sicula Trasporti.

CATANIA - Due discariche private. Due imprenditori catanesi. Sullo sfondo dieci anni di governance della "monnezza" che, nonostante tentativi individuali anche coraggiosi, è rimasta ancorata a logiche affaristiche poco trasparenti. L’inchiesta sul ‘Ciclo dei rifiuti in Sicilia” realizzata dalla Commissione Antimafia all’Ars, presieduta da Claudio Fava, dedica diversi capitoli alle vicende amministrative (e anche giudiziarie) collegate a Oikos e Sicula Trasporti. Anzi quello che accade nel perimetro tra Misterbianco e Motta Sant’Anastasia diventa quasi un “modello” del modus operandi in salsa sicula in tema di conferimento rifiuti. “Si è percepito il vassallaggio a cui è stata costretta in questi anni la funzione amministrativa, con procedimenti sensibili di cui pochi o nessuno avevano contezza, dirigenti delegati solo ad apporre la loro “firmetta”, giunte di governo spesso distratte o condizionate da presenze istituzionali esterne alla Regione”, si legge nelle conclusioni dell’inchiesta. Ed è in “quell’istituto della firmetta” (come lo ha definito Claudio Fava, ieri pomeriggio, citando le parole del funzionario Gelardi ) che si può riassumere un sistema che si fonda sul meccanismo delle autorizzazioni per ampliamenti e di proroghe di Via e Aia (i due strumenti indispensabili per poter realizzare una discarica).

La storia inizia nel 2009 quando si decide che ‘i termovalorizzatori’ in Sicilia non s’hanno da fare. Ma da qualche parte l’immondizia si deve abbancare. E quindi “risulta necessario autorizzare ampliamenti su ampliamenti. Oneri per le casse della Regione - scrive la Commissione - guadagni milionari per i gestori privati degli impianti”. Dal 2009 al 2011, racconta il giornalista Antonio Fraschilla durante la sua audizione in Commissione, “sotto il governo Lombardo… vengono ampliate… cinque discariche”. Tra queste c’è “quella della famiglia Leonardi della Sicula Trasporti, a Lentini, quella della Oikos della famiglia Proto, tra Misterbianco e Motta Sant’Anastasia…”. Procedimenti autorizzativi che puzzano secondo il magistrato Nicolò Marino, già assessore della giunta Crocestta. Tant’è che istituisce una Commissione interna che “evidenzierà gravi e diffuse invalidità procedurali”. Nonostante quell’indagine, però, “ancora oggi in Sicilia manca un piano dei rifiuti”.

L'incontro della Commissione Antimafia
C’è una data precisa da cristallizzare per iniziare il capitolo Oikos. Ed è quella del 19 marzo 2009, giorno in cui l’ingegnere Natale Zuccarello, all'epoca dirigente Responsabile del Servizio Via/Vas, firma il progetto dell’Oikos spa (colosso fondato dalla famiglia Proto) “di ampliamento della discarica in contrata Valanghe D’Inverno” a Motta Sant’Anastasia (quella di contrata Tiritì è attiva e diventa satura nel 2013). Dieci anni dopo il Tribunale di Palermo condanna il fondatore della Oikos, Domenico Proto, e l’architetto Gianfranco Cannova, ex funzionario regionale Territorio e Ambiente, per corruzione. A dicembre le motivazioni del verdetto di primo grado svelano “uno spaccato del modo in cui la funzione pubblica sia stata a lungo soggiogata ad interessi privati e al buon esito delle pratiche corruttive”, scrive la Commissione riportando alcuni stralci della sentenza. Tra la lettura del dispositivo e il deposito delle motivazioni arriva il rinnovo dell’Aia per l’impianto di Valanghe d’Inverno. A questo punto la Commissione si chiede come mai nonostante una condanna così severa non si sia aspettato - prima di rinnovare l’Autorizzazione Integrale Ambientale - di leggere le motivazioni. Una scelta che fa sollevare più di un dubbio. Il primo è quello di capire come “Cannova” avesse “la capacità di condizionare l’intero procedimento autorizzativo senza che questo illecito condizionamento venisse intercettato dagli assessori al ramo e dai dirigenti del dipartimento sovraordinati al funzionario”. Davanti alla Commissione quindi si siede Natale Zuccarello, ex dirigente presso il dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti, che alla domanda sul perché non avesse fatto verifiche sull’autorizzazione Oikos risponde: “Non capitò, sulla Oikos come non capitò su altri, perché un capo servizio non deve rifare le attività che svolge già il suo ufficio… C’è un responsabile del procedimento che, sotto la sua responsabilità, deve curare tutto il processo”. “E’ lo stesso refrain che ripetono - si legge nella relazione dell’Antimafia - sia pure con parole e responsabilità diverse, tutti i dirigenti e gli assessori auditi sul punto”. Sul conto di Cannova “non sapevano, non immaginavano, non comprendevano…” Disarmante poi appare l’ammissione di Sergio Gelardi, già dirigente generale del Dipartimento regionale dell’ambiente: “Il fatto è che io di gestione di rifiuti non sapevo nulla tranne che c’era un’autorizzazione che si chiama Aia e che veniva curata da Cannova. Io ho trovato questa organizzazione così fatta e non ho difficoltà a dire che non ho avuto il tempo di pensare ad una organizzazione diversa”. E in questa ammissione di “inadeguatezza”, Gelardi confessa: “Io facevo passare quello che vedevo firmato da Zuccarello… Gestiva, anche, l’Aia, per me era una cosa banale, io verificavo che lui avesse firmato il provvedimento e io apponevo la mia firmetta”.

In questo “singolare” rapporto tra Regione Siciliana e Oikos si susseguono dal 2007 al 2019 procedimenti autorizzativi e conferenze di servizi. Intanto nel 2014 arriva l’arresto di Mimmo Proto per l’inchiesta Terra Mia. Parallelamente montano le denunce e le proteste dei comitati cittadini No discarica di Motta e Misterbianco, in prima fila il ‘mattatore’ Nino Di Guardo, già sindaco del comune l'anno scorso sciolto per mafia. L’interferenza dell’architetto Cannova nel contenzioso fra Oikos e Regione si cristallizza “il 13 marzo 2012, quando a Palermo - scrive l’Antimafia - viene organizzata una riunione fra i soggetti istituzionali e civici interessati per vagliare tutti gli elementi tecnici, i pareri, i rilievi e le obiezioni”. A quella riunione non va il dirigente Giovanni Arnone ma Cannova. “Proto esultò alla notizia”, ricostruiscono i giudici del Tribunale di Palermo analizzando le intercettazioni ambientali finite nei faldoni dell’indagine.

Tutto precipita nel 2014, quando il lavoro della Commissione voluta da Nicolò Marino evidenzia le “forti criticità nel processo autorizzativo del 2009” (poco dopo scatta il blitz Terra Mia). Ma se Nino Di Guardo da Misterbianco vuole la chiusura della discarica, da Motta il neo sindaco Anastasio Carrà mostra una linea più morbida, in netta contraddizione con quanto espresso nella campagna elettorale che lo porta alla poltrona di primo cittadino. La Regione, l’estate del 2014, gli chiede un parere è lui scrive favorevole. “Quello è stato l’unico momento in cui io ho espresso parere favorevole - dice Carrà nel corso della sua audizione - non potendo esprimere un parere diverso perché la Regione mi chiedeva che avrei dovuto motivarlo perché altrimenti non avrebbe avuto alcuna valenza”. Insomma il sindaco di Motta non avrebbe avuto gli strumenti necessari per argomentare un parere contrario, ma per sua stessa ammissione, non avrebbe interrogato “ufficialmente” l’Arpa. Caso vuole che proprio il 14 luglio 2014, quando c’è la determinazione dell’Aia l’Oikos fa un bonifico per le royalties dovute al Comune di Motta Sant’Anastasia. Eppure quelle stesse somme sono state al centro di decreti ingiuntivi e solleciti nel corso degli anni. Una coincidenza, dunque? “Io le posso garantire al cento per cento che non ero a conoscenza di questo trasferimento, l’ho saputo solo per caso, successivamente, quando qualcuno del Comitato ‘No discarica’ sollevò questo problema… “, dice Carrà all’Antimafia.

Il Comitato No Discarica è lo stesso che l'anno scorso fa esplodere il caso “particella 131”. “Come comitati all’interno del Consiglio comunale di Motta - dice Danilo Festa all’Antimafia - avevamo segnalato la presenza di una particella abusiva nella discarica… sovrapponendo una semplice mappa google con il catastale e con il piano regolatore, era evidente che c’erano circa 5 mila metri quadrati di terreno che non erano compresi nell’area del 2009, quindi non autorizzati”. Quel dubbio è confermato dallo stesso ingegnere Antonio Di Rosa che per 18 anni è stato capo ufficio tecnico al Comune di Motta nel corso della conferenza dei servizi propedeutica al rilascio dell’Aia. “Quando ho appurato che l’area di abbancamento era sicuramente sulla particella “131” - racconta Di Rosa alla Commissione d’inchiesta - non dissi niente al sindaco e lo feci rilevare solamente in conferenza dei servizi, anche se, diciamo, la cosa non fu molto gradita. Ma io avevo un motivo per non dirglielo”. L’ingegnere Di Rosa non è più al suo posto. Festa parla di “allontanamento” dal comune, forse dovuto a “pressioni” per quella relazione. Ma quale è il motivo che spinge Di Rosa a non dire nulla al sindaco Carrà? “So che i rapporti tra la società e il sindaco sono stretti. Lui non ha mai avuto difficoltà a dire che suo figlio è stato assunto. Mi ha detto personalmente - dice - che aveva chiesto anche l’assunzione del nipote”. Sul punto il primo cittadino leghista spiega all’Antimafia: “Allora mio figlio lavorava alla Oikos fino a tre anni fa… nel momento in cui l’Oikos perde l’appalto a Catania, tutti i dipendenti dell’Oikos hanno fatto il passaggio presso la Ecocar, successivamente la Ecocar perde l’appalto e lo prende la Seneco, passano con la Seneco e oggi mio figlio è dipendente della Dusty. Per quanto riguarda mio nipote, lavora da 12 anni e io sono sindaco da sei anni”.

In questo quadro a tinte fosche resta il dubbio (amletico) del perché ad agosto 2019 non si decide di attendere le motivazioni della sentenza di condanna di Proto e Cannova emessa a luglio prima di rinnovare l’Aia alla Oikos. Il giornalista Antonio Fraschilla puntualizza che la Regione non ha concesso una nuova Aia al colosso della famiglia Proto ma “è stata prorogata la vecchia che risaliva al 2009”. Alla fine la questione il presidente Claudio Fava la pone direttamente al dirigente (catanese) di Acque e Rifiuti Salvo Cocina. “Non c’erano elementi per dire ‘fermiamoci’ - spiega - Non c'erano, ripeto, elementi perché io stravolgessi un ordine delle cose rispetto al normale andamento dell’ufficio”. Non è dello stesso parere però il presidente della Regione Nello Musumeci che il 4 aprile 2020 ha annunciato l’avvio del procedimento di riesame dell’Aia rinnovata ad Oikos: “Ho dato mandato al dipartimento Acqua e rifiuti di procedere con nuovi accertamenti”, ha detto Musumeci. La speranza della Commissione è che possa farsi “chiarezza, una volta per tutti”.

Da Valanghe d’Inverno a Grotte San Giorgio, contrada a metà tra il Comune di Catania e quello di Lentini (in provincia di Siracusa). Qui insiste una delle discariche “più grandi e redditizie del Mezzogiorno”. “La società che la gestisce è la Sicula Trasporti Srl della famiglia Leonardi”. L’impianto “ha una capacità di abbancamento pari a mc 4.291.511 per un fatturato di circa 90 milioni di euro l’anno”. Il racconto di questo capitolo dell’inchiesta inizia dodici anni fa: il 10 luglio 2008 viene “rilasciata alla Sicula Trasporti l’Aia per il prolungamento gestionale in località Grotte San Giorgio nel Comune di Catania, per una capacità complessiva di 1.893.000 mc, a fronte del quale veniva poi concessa, in data 23 dicembre 2009 l’Aia “per l’ampliamento della discarica Grotte San Giorgio – rimodulazione con incremento volumetrico e trattamento sito nel territorio del Comune di Catania”. Il 12 marzo 2009, inoltre, la Sicula Trasporti ottiene l’Aia per la realizzazione della discarica di Grotte San Giorgio Ovest (distaccata rispetto al sito autorizzato nel 2008) “. Ma non è finita. "Nel gennaio 2018 (già si è insediato il governo Musumeci, ndr) viene autorizzato uno degli ampliamenti più grandi di discariche in Italia ossia quello relativo all’impianto di contrada San Giorgio, a Lentini (SR), gestito dalla Sicula Trasporti”. “Un aumento per 1,8 milioni di metri cubi che vale oro: - racconta il giornalista Fraschilla - considerando il costo del conferimento, circa 100 euro a tonnellata, si parla di un fatturato stimato in 180 milioni di euro da qui ai prossimi anni…” Un ampliamento che non si comprende bene come sia passato, visto che Gaetano Valastro, direttore del Dipartimento Acqua e Rifiuti dal 28 agosto al 31 dicembre 2017 dice che quell’istruttoria "non mi era stata sottoposta. Quindi non è entrata tra le cose di cui mi ero occupato all’epoca”, mentre il suo successore, e cioè Salvo Cocina, spiega all’Antimafia che “la pratica era chiaramente pronta. Non ricordo se Valastro non la firmò o per quale motivo…”. “Fatto sta che l’ampliamento viene autorizzato”, scrive la Commissione.

Nella discarica della Sicula Trasporti, in cui conferiscono rifiuti 200 comuni siciliani, a settembre scorso arrivano gli ispettori della Dia. Le dichiarazioni di un pentito e un’inchiesta per estorsioni accendono i riflettori sugli affari collegati alla pattumiera più grande della Sicilia Orientale. Il Prefetto di Catania, Claudio Sammartino, dispone un accesso ispettivo antimafia. “In questo momento c’è una attenzione molto alta nel catanese sul versante aziende che si occupano di rifiuti - dice il giornalista Mario Barresi all’Antimafia - le reazioni di mal celato nervosismo rispetto a controlli della Dia alla discarica dei Leonardi mi fanno credere che quello che potrebbe essere un controllo anzitutto a tutela della loro trasparenza probabilmente non è così…”. Le conclusioni dell’ispezione prefettizia ancora non sono note. Nel frattempo i Leonardi hanno depositato una nuova richiesta di ampliamento. Istanza bocciata dall’amministrazione di Lentini. Comune che avrebbe pagato (in ritardo) alla Sicula somme più alte del previsto visto che - come dice il sindaco Bosco - ci sarebbe stata una convenzione per una tariffa agevolata però non rispettata. E dall’altra parte il comune siracusano non ha mai ricevuto il bonifico delle (dovute) royalties.

catania.livesicilia.it
17/04/2020

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Leggendo quest’articolo,

Leggendo quest’articolo, quello che salta all’occhio anche al lettore meno accorto, è: VIA (Valutazione di Impatto ambientale); AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale); Piano dei Rifiuti; Dipartimento Regionale Territorio e Ambiente; Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti; Sindaco del Comune di Motta; Ufficio Tecnico del Comune di Motta. E quindi i relativi personaggi che intervengono: Natale Zuccarello; Gianfranco Cannova; Sergio Gelardi; Anastasio Carrà; Antonio Di Rosa; Salvo Cocina. Questo è il vero problema: la burocrazia!

Servono troppe autorizzazioni e troppe “firmette”. La responsabilità è di molte persone e quindi di nessuno. Se l’autorizzazione fosse stata data da una sola persona che in caso di leggerezza avrebbe perso il lavoro, sarebbe finito in galera e, magari, ci avrebbe rimesso il proprio patrimonio, probabilmente la discarica di Valanghe d’Inverno sarebbe già chiusa.

E adesso! Dopo l’intervento della Commissione Regionale Antimafia!? Vuoi vedere che non succede niente.

Pinuccio Puglisi

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