Il Jazz di Mussolini, quello che suona il piano...

Breve nota scritta di getto durante un concerto piacevolissimo alla fine dell'estate...

MISTERBIANCO. “Blues for
Misterbianco”, dieci minuti di note calde e suadenti, scivola a spirale sulla
piccola folla che riempie (o quasi) il Teatro Comunale e apre la serata jazz con
Romano Mussolini a guidare un quintetto dai curricula inavvicinabili e
spaventosi: Gigi Santucci (tromba), Osvaldo Mazzei (drums), Giuseppe Talone
(contrabbasso) e Massimo D’Avola (sax).
Il successivo “Geroge Benson
blues” è un pezzo dal riff ritmato e scoppiettante, in cui il jazz evoca –
grazie all’assolo di D’Avola – ora il funky più scatenato ora l’hard
bop più maestoso.
Una malinconica “Stardust” riconduce ad atmosfere più
lente: la tromba di Santucci prende per mano la melodia con la complicità della
tastiera Yamaha di Romano Mussolini piegata ad un vibrafono nostalgico, dolente
quasi. In mezzo alla gente tanti appassionati, parecchi devoti (dal maestro
Pippo Caruso fino a Pippo “Tistazza” Rapisarda, da Mario Basile a Giovanni
“Heart” Licciardello…), qualche giovane pure, una spolverata di giunta,
addirittura anche un rappresentante dell’opposizione più ortodossa e radicale
di marca diguardista.
Bello – ho pensato subito – la musica non ha colore
politico, ma sono stato subito smentito dai fatti; l’amico in questione
(perchè di amico si tratta) si alzava per andarsene: il diktat del partito gli
aveva concesso l’ascolto di soli due brani. Peggio per lui… Sul palco, con
lo sfondo onirico e mitologico del grande pannello di Brancato, Romano Mussolini
è artista vero, solo poche parole, una scarica di aneddoti finali e poi tanto
jazz: dall’arrangiamento di “Non dimenticar” fino ad una assai cool “O
sole mio”, da un omage a Gershiwin che accenna alla “Rapsodia in
blue” e ad una “Summertime” mozzafiato fino al Weill della brechtiana
”Opera da tre soldi”, prima di finire, in mezzo alle ovazioni e a promesse
di ritorni, con “When
The Saint Go Machin In”, una cover immortale del jazz. Il jazz: la musica eversiva, la musica dei bordelli.
Eppure anche il
nostro tenente era in prima fila ad applaudire…

tags: