Fra gli interventi E-Mail che mi giungono al sito, reputo opportuno proporre anche allo staff di “Misterbianco.Com” il commento di Antonella, ...
Fra gli interventi E-Mail che mi giungono al sito, reputo opportuno proporre anche allo staff di “Misterbianco.Com” il commento di Antonella, nella certezza di riscontrare in questa redazione la condivisione d’intenti a stimolare gli umori dei visitatori della piazza telematica su un argomento che riguarda la forza-lavoro dei nostri giovani concittadini, assai spesso lasciati dai demagoghi del potere nel disimpegno e nella disinformazione per calcolo personale.
In un momento occupazionale assai precario per la nostra gioventù ritengo incisivo questo commento di Antonella, la quale, ritrovandosi spiazzata dal licenziamento della collega ad opera di una società di call center di Misterbianco, scopre la minacciosa aggressione di normative ostili che irrompono contro il diritto al lavoro ed alla sua tutela.
E lo ritengo, soprattutto, coraggioso perchè vi scorgo i prodromi del risorgere di una generazione che, dopo l’intimidazione e l’angoscia esistenziale di questi ultimi anni, sembra non più disposta ad accettare ancora il clientelismo o i metodi della questua e della mancia dell’ultimo galoppino.
Entrare in un call center, infatti, significa perdere la cittadinanza e quei diritti civili acquisiti dalle lotte operaie del passato. Si diventa schiavi elettronici della nuova economia criminale e di contratti di lavoro dove un comma sancisce che gravidanza, malattia ed infortunio sono causa di sospensione del rapporto di lavoro.
Si era già ben capito che l’introduzione delle nuove tipologie contrattuali d’ingaggio, sancite dalla legge Maroni/Biagi per privilegiare esclusivamente il profitto, avrebbe alimentato l’istinto cannibalesco di imprenditori senza scrupoli che, protetti da norme anacronistiche, possono ora mercificare, intimidire e ricattare la dignità umana.
E’ il sintomo di un mercato selvaggio che mostra il suo vero volto e che, grazie alla legge 30 suddetta, comincia ad estendersi a macchia d’olio anche in tutti gli altri settori del lavoro dipendente, rivelando i rovinosi esiti dell’abbattimento dello stato sociale ed il progressivo imbarbarimento delle regole contrattuali. E tutto questo col consenso irresponsabile concesso sprovvedutamente ad una parte politica che ha dimostrato la propria tendenza ad accrescere la ricchezza delle mafie e che vuol distruggere tutto ciò che ci ha resi “popolo”.
Ma una società, che non si fa carico di questi problemi e che subisce rassegnata i gesti della prevaricazione e della prepotenza padronale, è una società avviata inesorabilmente al declino civile.
Stupisce, intanto, che le forze politiche locali e l’Amministrazione Comunale, tanto solerti ad inondarci di manifesti intrisi di sciocche presunzioni o di contese disonorevoli, abbiano oscurato alla cittadinanza un episodio sintomatico che, invece, avrebbe dovuto meritare tutta l’attenzione per una mobilitazione che servisse a rianimare nella gioventù misterbianchese l’interesse per la sana politica e a predisporre i nostri giovani all’esercizio dell’autogoverno locale, non più da ignari gregari del passato ma da protagonisti reali del dibattito sociale in prospettiva dei prossimi appuntamenti elettorali.
Ed è questo il motivo che mi spinge ad estendere la pubblicazione del coraggioso intervento della nostra giovane lavoratrice Antonella, alla quale sento imperioso il dovere di darle risposta dal mio sito e nel contempo di veicolare su quello di “Misterbianco Com” la rivolta morale del suo grido di “allarme!”.............
“........Signor Arena,
In data 1 luglio le avevo inviato già un mio commento E-Mail, a cui sinora non ho trovato riscontro sul suo sito. E temendo che, per un probabile disguido, non le sia ancora giunto, lo ripropongo alla sua attenzione opportunamente integrato da altri particolari nel frattempo intervenuti.
Diplomata e lavoratrice da sei anni con contratti a termine ho ascoltato con indignazione una collega che lavora con me in una azienda societaria della zona di Misterbianco.
Dopo aver saputo il caso della sig.ra I.M., licenziata perchè incinta, mi riferiva che anche a lei era stato comunicato che, se avesse avuto un figlio, l’avrebbero licenziata.
Di queste cose e di altri fatti similari, però, nessuno fa denuncia e nessuno interviene, perché certe verità in Italia, continente europeo anno 2006, non si possono dire, pena l’iscrizione del denunciante sul libro nero dei lavoratori “non raccomandabili”. Per cui si subisce ogni intimidazione ricattatoria e si umilia la lavoratrice spesso obbligata a sottostare a condizioni inaccettabili.
E’ questa la qualità della nostra democrazia, del nostro libero pensiero, della nostra Repubblica fondata sul lavoro?.
Leggo il suo sito e sono d’accordo con lei, signor Arena, sull’opportunità di riprenderci le festività domenicali sia per un ritempramento psicofisico dello stress da lavoro e sia per il diritto di riscoprire nel riposo festivo la poesia familiare. Ma come si fa a porre la questione quando i sindacati nicchiano e la signora Sindaco (di oltre 6 milioni circa al mese) biasima le nostre legittime aspettative come fossero un irriguardoso atteggiamento verso il generoso buon cuore del datore di lavoro che ci concede persino un salario.
Molto irriverente alla sua religiosa cristianità la nostra Sindaca si rende complice di chi fa abuso alla dignità del lavoro e condanna quasi chi subisce la prepotenza del disumano profitto.
Dunque il problema viene relegato a questione marginale; ed il lavoro domenicale o festivo è convalidato, dalla novella salomonica “sindachessa”, ad una norma irreprensibile della routine lavorativa a cui ci si deve obbligatoriamente conformare per il bisogno dell’obolo.
Ma oltre tutto questo, il fatto più grave è che nessuno si preoccupa che la famiglia è sull’orlo della sua distruzione a causa di mancanza di speranza per il futuro, ed anche per colpa di una legge che, chiamata flessibilità, lascia facoltà agli imprenditori di far lavorare le persone per i periodi che interessano all’azienda e di licenziarli quando non interessano più.
Oppure licenziarli soltanto per prenderne altri, mantenendo tutti nel precario o in quant’altre tipologie di sfruttati esistono in una sorta di caporalato istituzionalizzato.
Le assicuro che episodi similari non avvengono soltanto all’Incoming Call Center dell’imprenditore Carmelo Leanza, fratello di un noto ultravotato politico del MPA a cui la nostra Sindaca è politicamente collegata, ma anche in altri luoghi di lavoro precario similari, spesso creati e privilegiati grazie a finanziamenti pubblici delle politiche clientelari.
Con questa grande trovata del lavoro precario si è anche ottenuto, con l’assurdo silenzio sindacale, che proprio lo stesso sindacato non avrà più ragione d’esistere fra qualche anno.
Chi potrebbe fra noi precari diventare sindacalista non avendo neppure la certezza personale del lavoro?
Nonostante le critiche, a volte giuste, che il sindacato merita, è anche vero che senza sindacato si sta ancora peggio.
E allora, quando tutto è precario, anche affittare o comprare una casa per due persone è semplicemente pazzesco con i prezzi da speculazione; quando il lavoro stesso è quasi un ritorno al cottimo, quando perfino partorire un bambino rappresenta una minaccia di licenziamento, un ceto politico serio dovrebbe vergognarsi della propria indecente ipocrisia a governare un paese che ha livelli di evasione fiscale tra i più alti del mondo e dove il lavoro sommerso è incalcolabile.
Spero che qualcosa cambi davvero con l’attuale nuovo governo di centrosinistra. ANTONELLA....“
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“........Coraggiosa Antonella,
ho attenzionato il tuo intervento che rappresenta un’antica realtà che sta sempre più riemergendo, annullando quelle coraggiose e faticose conquiste sindacali del passato.
Infatti il profitto selvaggio, incoraggiato negli scorsi anni da una politica antisindacale dell’ex governo Berlusconi, ha mostrato il suo vero volto ed ha fatto riemergere la propria voracità eludendo con le intimidazioni i più elementari diritti, degradando la dignità del lavoratore e sottraendo al dipendente anche l’onorevole valore reale della sua forza lavoro.
Staremo certo a vedere quale sarà l’autorità del nuovo governo di centrosinistra a ristabilire la concertazione del lavoro e a rendere governabili i problemi urgenti della Nazione.
Nel frattempo è augurabile che il sindacato si riorganizzi nella difesa di diritti inviolabili spesso trascurati, stimolando con la sua presenza attiva e con l’azione nei luoghi di lavoro quella necessaria emancipazione capace di sviluppare la solidarietà di tutti i lavoratori, indispensabile cemento per la propria autodifesa.
Tu, da quello che leggo nel tuo intervento, mi sembri non simpatizzare col Sindaco Ninella Caruso, la quale sembra in verità aver rinunciato ad “evangelizzare” i nostri imprenditori commerciali, adagiandosi di conseguenza ai vantaggi del “farisaismo” sicuramente molto più allettante dell’onore di una promessa elettorale. Quello che conta è lenire ai cittadini “i seri problemi di vita quotidiana” con lo svago e le distrazioni di quei “festini ricorrenti”, mitizzati soprattutto dal Carnevale e dal MisterFest quali obiettivi principali della sterilità programmatica di una Giunta Comunale che non sa partorire nè una efficace azione politica, nè un proficuo impegno sociale o amministrativo, nè gli strumenti culturali necessari alla reale emancipazione.
Ritengo, infine, il tuo intervento un istintivo gesto di solidarietà alla lavoratrice licenziata Ivana Maugeri ed una coraggiosa denuncia, che trova la mia condivisione e che propongo ai visitatori del mio sito per trarne le dovute considerazioni su una crescente realtà che, se va trascurata, inevitabilmente prima o poi travolgerà tutti noi.
Fraternamente ti porgo il mio cordiale saluto. ENZO ARENA .......”
MISTERBIANCO, 03 Agosto 2006