Il festoso ritorno al cinema Trinacria per un evento speciale: l'anteprima nazionale del pregevole docufilm "La storia vergognosa" sull'emigrazione di massa, della concittadina Nella Condorelli

La storia vergognosaGià una festa il ritorno allo “storico” cinema Trinacria, che a Misterbianco ha riaperto per un evento speciale: la proiezione in anteprima nazionale del docu-film “La storia vergognosa” della misterbianchese Nella Condorelli, giornalista e documentarista di spessore da tempo impegnata sui temi sociali. Un’opera complessa e affascinante - che già dal “progetto” in corso aveva ottenuto vari premi e riconoscimenti - frutto di un tenace e appassionato lavoro triennale di ricerca storica e iconografica, indagine e approfondimento destinato a continuare, perchè «storia chiama storie».

Partendo dall’esperienza diretta dei propri nonni paterni e materni emigrati in Paraguay, un doveroso omaggio collettivo a tanti poveri italiani “dimenticati” che dalla fine dell’Ottocento al primo Novecento affrontarono l’oceano alla ricerca di lavoro in America: Brasile, Argentina, Paraguay, Stati Uniti. Con una magnifica narrazione (seppur triste e dolorosa) della grande emigrazione, documentata da rare immagini d’archivio (con l’Istituto Luce e altri) e arricchita dal toccante racconto filmico dell’autrice e regista con attori validissimi quali Evelyn Famà, Carmelo Rappisi, il grande Leo Gullotta, ed altri; una narrazione che diventa soprattutto forte denuncia sociale e politica, e al contempo «poesia che condanna la storia». Nella prima emigrazione di massa dopo l’Unità d’Italia, coi paesi che si spopolano, interi nuclei familiari senza reddito, con siciliani e veneti in testa (in un’Italia allora per due terzi contadina), che vanno a sostituire di fatto - ma con la pelle bianca - gli schiavi di colore dopo l’abolizione della schiavitù, «da contadini poveri a proletari urbani e “ultimi della terra”». Con la forzata e ingannevole “attrattiva” operata dai governi americani locali e il silenzio complice e “a costo zero” del governo italiano, impegnato in “conquiste coloniali”: questa la “vergogna” del titolo. E tanti documenti di emigrati nel curato archivio storico comunale di Misterbianco.

Un lavoro pregevole che offre in 78 minuti emozioni e riflessioni. Una serie di vicende a lungo volutamente “ignorate”, su cui l’autrice fa luce con efficace crudezza: dai Fasci siciliani dei lavoratori, alle Leghe, ai primi insediamenti con durissimi lavori per il riscatto delle terre, alle crudeli imposizioni dei latifondisti, “gabelloti”, politici e mafiosi, alle prime lotte e i primi sindacati contro lo sfruttamento contadino e operaio e la negazione di diritti e dignità, alle molteplici morti di lavoratrici nell’incendio della fabbrica di camicie, al sacrificio di Sacco e Vanzetti fino all’uccisione impunita del “maestro” Lorenzo Panepinto, con la donna “testimone di giustizia” inascoltata e vilipesa. Se la memoria è resistenza, «la storia è un immenso tribunale e i poeti sono gli accusatori».

Dai documentari nacque il cinema, ha ricordato in sala il critico cinematografico Franco la Magna, evidenziando anche che l’emigrazione italiana continua ancora diversamente. Un’opera ricca di spunti e sollecitazioni, che ai titoli di coda è stata definita «un capolavoro», con l’ausilio dell’eccellente direttore della fotografia Vincenzo Condorelli e ottime musiche. E i commenti entusiasti del pubblico presente e nel dibattito con Giuseppe Condorelli, Josè Calabrò, Letizia Spampinato e Anna Bonforte. Ora il documentario, pandemia permettendo, potrà andare in giro nelle sale come merita: a Catania il 5 agosto all’Arena Adua. E andrebbe proposto anche nelle scuole.

Roberto Fatuzzo
La Sicilia
17/07/2021

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