Santapaola, intercettazioni e pentiti Misterbianco tra mafia e politica

Carmelo SantapaolaCriminalità e pezzi da novanta di Cosa nostra. Nella foto Carmelo Santapaola, ex vicesindaco Pd sott'indagine.

CATANIA - “Accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali” a Misterbianco. Le parole del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, contenuto nel decreto di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, fanno ripiombare la cittadina che ha sempre fatto da cerniera tra il centro di Catania e i Comuni dell'hinterland, tra le ombre del passato.

Un passato fatto di pallottole, omicidi e della presenza di clan che hanno trasformato Misterbianco più che in una città “satellite” della famiglia Santapaola, in una vera e propria roccaforte. Una crescita esponenziale della malavita che sarebbe riuscita ad entrare, dalla porta principale, nel palazzo municipale.

LE VERIFICHE - È trascorso quasi un anno da quando il Prefetto Claudio Sammartino ha iniziato a effettuare verifiche sulle infiltrazioni mafiose nel Comune di Misterbianco. Atti, appalti e delibere sono state analizzate e da questa analisi è emersa la prova del condizionamento mafioso. A portare alla luce il coinvolgimento di autorevoli esponenti dell'amministrazione comunale, erano stati carabinieri e guardia di finanza, con l'operazione Revolution Bet, che portò all'arresto del vicesindaco di Misterbianco, Carmelo Santapaola, esponente di spicco del Pd, impegnato in prima linea in molti appuntamenti elettorali.

IL VICESINDACO PD – La foto segnalatica è la numero 116. Il 24 maggio del 2015 i magistrati della Procura di Catania la mostrano a un super pentito: Giuseppe Scollo, il boss di Lineri, quartiere caldissimo di Misterbianco. Il collaboratore riconosce subito quel volto: “È Carmelo Santapaola di Lineri, cugino dei Placenti, vicino al clan, ossia a disposizione”.

Scollo ha un lungo curriculum criminale alle spalle, i suoi verbali sono finiti agli atti della maxi operazione eseguita da finanza e carabinieri sotto il coordinamento della Procura guidata da Carmelo Zuccaro, il pentito è stato uno dei testimoni chiave di quando la storia di Catania veniva scritta con il sangue dei morti ammazzati, ha vissuto tutte le scosse di assestamento dei Santapaola ma, all'improvviso, ha scelto di cambiare vita. I magistrati vogliono ricostruire, con lui, il profilo politico del vicesindaco di centrosinistra, militante del Pd vicino a Luca Sammartino, dopo anni trascorsi al fianco di Angelo Lombardo e ancora prima in alleanza nazionale.

“Carmelo Santapaola – dichiara il pentito – si occupa di politica e fa sapere le notizie riservate relative ad appalti ed altro. Con riguardo agli affari legati alla politica era vicino a Pippo Rotolo e Carmelo Placenti”.

Agli occhi dell'organizzazione mafiosa, “Santapaola vantava amicizie in Comune a Misterbianco e la possibilità di far avere dei posti di lavoro ai parenti degli affiliati e così favorire il clan”.

VOTI ED ELEZIONI – Il vicesindaco Santapaola avrebbe chiesto voti all'organizzazione mafiosa. “Santapaola chiedeva al nostro gruppo – racconta Giuseppe Scollo - i voti per poter essere eletto”. Il bar intestato “fittiziamente”, secondo i magistrati, al figlio, era conosciuto negli ambienti criminali. Continua il pentito: “A Monte Palma Carmelo Santapaola aveva un chiosco bar assieme al fratello o al cugino Enzo. I suoi cugini, ossia i Placenti, mi chiedevano spesso di far avere i voti al Santapaola e se questi mi incontrava, lo stesso mi chiedeva voti. Poco prima di essere arrestato nel 2012 -racconta l'ex boss di Lineri - mi egli mi chiese di procurargli voti”.

MESSINA DENARO - I Placenti, parenti di Santapaola, sono considerati elementi di spicco della mafia e la loro fama di professionisti del gioco d’azzardo è arrivata anche nella Sicilia Occidentale. E in particolare a Castelvetrano, nel trapanese. Sono stati documentati contatti diretti con Francesco Guttadauro, nipote prediletto della primula rossa Matteo Messina Denaro. Ciccio Guttadauro non è un personaggio da poco: è figlio di Rosalia, sorella del super latitante, sposata con Filippo Guttadauro, fratello di Giuseppe, capo mafia di Brancaccio.

Francesco Guttadauro nel 2011 è andato a Misterbianco per incontrare alcuni uomini dei Placenti. Dal filmato, si notano due persone in giacca nera incontrare altri due soggetti, uno di questi ha una felpa bianca. “Quello con la felpa bianca è Francesco Guttadauro”, ha spiegato Salvatore Del Campo, comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Catania. Ma è negli atti della magistratura che è descritto nei minimi particolari quell’incontro mafioso che ha come obiettivo quello di poter espandere gli affari del boss di Castelvetrano anche nel settore delle scommesse online.

Ma i contatti tra i Placenti e il nipote di Messina Denaro sono emersi anche in diversi atti arrivati direttamente dalla Dda di Palermo e dalle dichiarazioni dell’ex capo del gruppo di Lineri del clan Santapaola, Giuseppe Scollo, passato alcuni anni fa nelle file dei collaboratori di giustizia. "Ricordo che se ben ricordo nel 2011 - si legge in un verbale del 2015 - i fratelli Piacenti mi dicevano che avevano aperto un sito internet di scommesse e giochi come il poker texano o altri d'azzardo con il quale guadagnavano molti soldi. In particolare ricordo che gli stessi mi dissero che per tali ragioni erano in società con il nipote di Matteo Messina Denaro.

I VERBALI – C'è un altro pentito, oltre a Scollo, che ha messo nero su bianco i tratti della mafia misterbianchese. Le sue dichiarazioni sono state svelate da Laura Distefano sul mensile “S” e su LiveSicilia. Si tratta di Salvatore Messina, 53 anni, conosciuto nella mala di Catania con lo pseudonimo di Manicomio. Una militanza mafiosa di oltre 20 anni all’interno del clan Pillera. Specialista in vendita di cocaina. A dicembre dello scorso anno, precisamente il 3 dicembre, alle 15,20 del pomeriggio, Salvatore Messina si è seduto davanti ai sostituti procuratori della Dda di Catania Marco Bisogni e Giuseppe Sturiale ed ha iniziato a raccontare segreti che probabilmente hanno indirizzato le verifiche del ministero dell'Interno. “Placenti – ha detto il collaboratore - davanti a Massimo Salvo mi disse anche che aveva bisogno di voti per il cugino Carmelo, Santapaola, io replicai che potevano lavorare insieme perché noi (inteso come gruppo Pillera) portavamo Omissis…”. Chi è questo nome? Di chi sta parlando il pentito? E così si sarebbe arrivati all’incontro. Al summit politico mafioso. E ci sarebbe stato anche Carmelo Santapaola all’appello. “Trovando reciproco interesse - racconta Messina - su questo specifico tema, dopo circa due giorni, ci siamo rincontrati nel mio ufficio in via Sebastiano Catania dove avevo l'affidamento al lavoro. Eravamo io, Carmelo Santapaola, Melo Placenti, Antonino Zingale (mio ex cognato che apparteneva al gruppo Pillera ), un ragazzo portato da Melo Placenti di cui non ricordo il nome e OMISSIS… “. Potrebbe trattarsi dell’altro beneficiario, oltre Santapaola, dell’accordo che stabiliva a chi destinare i voti dei due clan. “In questo incontro abbiamo discusso delle elezioni comunali imminenti (l'incontro è avvenuto, come detto, poco prima delle elezioni del 2012). Poi ci sono stati gli arresti, è intervenuta la Prefettura e su Misterbianco, la mafia, non è solo un'ombra.

Antonio Condorelli
catania.livesicilia.it
27/09/2019

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