Chi è già all'inferno e chi ci andrà!

GuerraQuesta prima domenica di marzo che in altri tempi sarebbe stata salutata da una escursione fuori porta, da una sontuosa “abbuffata” campagnola o da una oziosa sosta al bar per chiacchiere più o meno serie, è invece sconvolta dalle notizie proveniente dall'Ucraina. Frastuono di guerra che risuona forte, rimbombante di dolore, di terrore e di inspiegabili perchè.

Noi tutti, figli dell'opulenza e del benessere, ci turbiamo dinnanzi alle scene di morte che scorrono, come film dell'orrore, davanti ai nostri occhi, ci angosciamo dinnazi alle orde aggressive dell'esercito invasore, ci commuoviamo dinnanzi alle migliaia di profughi costretti alla fuga... ma quasi nessuno va oltre questo vago sentimento di disagio più o meno profondo.

La nostra vera preoccupazione non è data dai disastri che il popolo ucraino sta subendo, bensì di quale costo Noi saremo costretti a sopportare!

Il costo del gas, della benzina, la bollette elettrica ecco i veri problemi, ecco le irrinunciabili necessità!

Nessuno si pone l'interrogativo se e in che modo anche noi dovremmo condividere il disagio, la disperazione, il dolore di un popolo ingiustamente oppresso.

Ed allora un diluvio di argomenti, tutti ben motivati da esperti affabulatori, secondo cui la pace va perseguita ad ogni costo (??) ma non possiamo bloccare il gas perché altrimenti la nostra vita si farà più fastidiosa; la pace va perseguita ad ogni costo (??) ma dobbiamo consentire che il disagio venga attutito da contromisure adeguate (ricerca di fonti alternative); la pace va perseguita ad ogni costo (??) ma non possiamo permetterci alcuna rinuncia rispetto alle nostre abituali (e sfarzose, rispetto a chi sta vivendo il dramma della guerra) condizioni di vita.

Il Papa ci ha invitato ad una giornata di digiuno ma pochissimi sono riusciti ad attuare questo invito!

Non siamo capaci neppure di stare un giorno senza cibo come possiamo immaginare di portare solidarietà vera ad un popolo in guerra!

Molto più laicamente non siamo stati in grado di accettare la proposta di diminuire di un grado la temperatura dei nostri termosifoni per consumare meno gas, ma vorremmo egualmente sentirci solidali col popolo oppresso!

In compenso però ci affanniamo ad argomentare che la colpa di tutto questo non sta da una sola parte, che non bisognava consentire alla Nato di estendere la propria influenza sino alle porte della Russia e l'Unione Europea non avrebbe dovuto “unire” i popoli che geograficamente guardano ad Est.

Tutto ciò ha provocato “disagio” al governo russo che, certo ha sbagliato, però...!

E da qui una sequela di distinguo, di sottigliezze, di sofismi. A costoro voglio dire che la libertà di pensiero consente a tutti di esprimere la propria opinione, purché una opinione venga espressa!

Mi ha davvero spiazzato una affermazione del professore Alessandro Orsini (direttore dell'Osservatorio sulla sicurezza Internazionale della Luiss) secondo il quale poiché le armate russe sono obiettivamente più forti è inutile mandare armi difensive all'Ucraina molto meglio arrendersi!

Tale affermazione, rivolta peraltro ad un ucraino che sta combattendo per la propria libertà, non è una reale invocazione di pace:

  • perché in tal modo verrebbero spazzati in un attimo le fatiche e gli sforzi che hanno consentito ai popoli di aderire e sottoscrivere la carta delle Nazioni Unite (art. 2 commi 3 e 4) ove viene accettato il principio della rinuncia all'uso della forza ed al rispetto della sovranità;
  • perché in tal modo si disconoscono le norme previste dagli artt. 40, 41, 42 della Carta delle Nazioni Unite in merito all'uso della forza per legittima difesa (ancorché proporzionata all'attacco subito);
  • perché in tal modo in definitiva si legittima la giungla dove il più forte prevale sul più debole.

Orbene assieme all'illustre professore si sono susseguiti uno stuolo di sopraffini pacifisti che preferiscono stare sul crinale anziché “compromettersi” con una scelta. Dinnanzi ad una enormità come quella che stiamo vivendo, oggi è il momento della scelta, non possiamo permetterci il lusso di fare “all'italiana” stando con tutti purché nessuno ci tolga quei piccoli o grandi privilegi dei quali, oramai, non possiamo farne a meno.

Bisogna essere pronti alla rinuncia, a perdere qualcosa, ad abbandonare la confortevole bambagia in cui siamo nati e vissuti in questi anni, magari rileggendo quanto ci hanno tramandati i nostri padri e nonni, loro sì abituati al sacrificio e proprio per questo capaci di darci un mondo migliore.

E, quindi, dinanzi ad un attacco alla democrazia, alla autodeterminazione dei popoli, alla sovranità di una nazione, lasciamo da parte i distinguo e le puntualizzazioni e schieriamoci con chi è oppresso perché si sta correndo il rischio di vedere compromessa l'intera impalcatura del sistema democratico che abbiamo (anzi, i nostri padri, hanno) costruito negli anni passati. Per le sofisticherie, le precisazioni, le argomentazioni da legulei ci sarà tempo, ma solo dopo, quando sarà finita questa emergenza e sarà sconfitta la volontà di chi vuol distruggere la democrazia!

Se così non sarà e si vorrà continuare a ballare sul filo della neutralità culturale, la condanna sarà quella di girare su se stessi, seguendo una bandiera bianca punzecchiati da tutti perché nessuno si sentirà nostro alleato nonostante i nostri tentativi di non farci nemici!

Saremo anche noi all'inferno e guarderemo dall'alto coloro che saranno finiti nel primo girone !!!

Piero Motta

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