L'azienda Riela Group verso la liquidazione I sindacati: I lavoratori vengano presi altrove

sequestro Fumata nera, anzi, nerissima per il gruppo Riela. Ma soprattutto per il destino dei 22 dipendenti dell'azienda di trasporti per i quali, ultimamente, si erano levate da più parti appelli sindacali per la salvaguardia dei posti di lavoro. La notizia sarebbe purtroppo "ordinaria" in questi tempi di crisi se non fosse che la vicenda Riela group rappresenta una doppia sconfitta. Per l'occupazione ma soprattutto per lo Stato nelle mani del quale è fallita l'azienda, confiscata per mafia nel '99 e da allora gestita in amministrazione controllata. Ieri a Reggio Calabria si è consumato l'ultimo prevedibile capitolo di una storia che pesa come un macigno sulla gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Era previsto, infatti, un incontro nella sede dell'Agenzia nazionale dei beni confiscati presieduta da Giuseppe Caruso, l'ex prefetto di Palermo, con i rappresentanti dei sindacati e gli amministratori giudiziari dell'azienda per decidere se mettere, o meno, il Riela group, in liquidazione. L'incontro è andato male.

«Apprezziamo l'attività dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, presidio di legalità, ma siamo preoccupati - hanno dichiarato i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Angelo Villari, Alfio Giulio e Angelo Mattone - non abbiamo avuto notizie rassicuranti sul futuro dei 22 occupati ma non desistiamo. Abbiamo chiesto con forza che i lavoratori della Riela abbiano subito certezze occupazionali in altre aziende e continueremo a farlo. Tutelare 22 posti di lavoro, di cui otto a tempo determinato, è un imperativo categorico per Cgil, Cisl e Uil. Specialmente, a Catania». Sulla vicenda si era espresso anche il parlamentare del Pd Giuseppe Berretta che aveva detto come la decisione di liquidare il Riela Group fosse «sbagliata» e andava «rivista». Ieri, alla luce della riunione di Reggio Calabria, Orazio Licandro, coordinatore della segreteria nazionale dei Comunisti italiani-Federazione della Sinistra, ha dichiarato: «L'azienda Riela è stata lasciata sola dalle istituzioni che l'hanno trasformata così da simbolo positivo a simbolo negativo nella lotta al crimine organizzato. Lo Stato non può condurre battaglie a metà, confiscare i beni e poi abbandonarli al loro destino. Tutte le Istituzioni avrebbero dovuto fare la loro parte. Se questo è un segnale di incoraggiamento per la lotta alla mafia andiamo bene...». Lo spauracchio della liquidazione era stato, nei giorni scorsi, al centro di interventi di rappresentanti sindacali e rappresentanti politici. Un "interesse" che è stato criticato in una lettera a firma dei fratelli Luigi, Filippo e Rosario Riela, i quali lo hanno giudicato quantomeno tardivo. «Molti lavoratori - scrivono - venivano invitati dagli amministratori ad andarsene, perché veniva detto loro che lì non c'era futuro e si stava davvero male, anche a vedere tanta gente con tanti anni di servizio sulle spalle, piangere non sapendo cosa riservasse loro il futuro. Allora nessuno, diciamo nessuno di quelli che oggi protestano muoveva un passo. Nessuno aveva cura di circa 300 famiglie di dipendenti, né di altre 200 dell'indotto che perdevano il lavoro. Ora pare solo che si voglia fare demagogia politica, altro che sostegno per 22 lavoratori. Vogliamo che i responsabili della rovina della Riela group che hanno causato il licenziamento di tanti lavoratori e hanno mal gestito le risorse dello Stato, siano chiamati anche tramite il ministro dell'Interno, il prefetto o il procuratore di Catania a pagare per le loro colpe»

Carmen Greco

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