La Festa di Sant’Antonio Abate, solo questione di stile?

Angelo BattiatoCredo che in questo vivace e interessante dibattito scaturito da alcune mie riflessioni sulla festa di Sant’Antonio Abate, stiamo cercando, o almeno tentando, di parlare di antropologia culturale, di sociologia, di storia, di tradizione e, soprattutto, di religione, fede e devozione popolare, e chi rivanga vecchi e logori schemi mentali, legati alla simpatia/antipatia, che oramai neppure mio nipote di dodici anni utilizza più, francamente mi lascia esterrefatto.

Ma tant’è! Né comprendo la polemica fuorviante, rabberciata, fuori tema, e quindi squallida, che si vuole scatenare a tutti i costi contro la mia persona, su cui stavolta, veramente, stento un solido velo pietoso!

Già nei precedentemente articoli pubblicati ha espresso chiaramente il mio pensiero, “la festa del patrono travalica il semplice aspetto liturgico-religioso ed assurge ad un ruolo più ampio e complesso, assume un significato laico, civile, simboleggia una storia, esprime i “connotati” e le “generalità” di una comunità civile, disegna la mappa e la “carta d’identità” di un popolo”. La festa rappresenta, quindi, le nostre radici, i “ràdichi” della nostra comunità, esprime, compiutamente, la storia del nostro popolo, rivela, pienamente, il senso di “stare al mondo” della nostra comunità civile, crea “l’infinito presente” che danno anima alla nostra città. La festa di Sant’Antonio Abate non è solo una questione di fede, ma assurge ad un ruolo altro, un valore alto, civile, identitario e significante per Misterbianco! Ed in questo senso, la città e le sue istituzioni civili, sono entrate da sempre, a pieno titolo, nell’organizzare, promuovere, sovrintendere, vigilare, collaborare, finanziare i festeggiamenti. Come? Con la nomina dei membri della Deputazione; con la nomina del “Mastru ‘i Vara”; addirittura solo adesso lo “scopriamo”, (giuro che non lo sapevo), che sino agli anni Ottanta “il Comune si limitava a segnalare qualche componente, non più di due”, e poi negli anni Novanta (solo per motivi tecnici) “attraverso una determina sindacale nominava una commissione per i festeggiamenti nelle persone indicate dalla deputazione già esistente”; ma, soprattutto, finanziariamente, negli antichi bilanci comunali del ‘700 e del periodo borbonico, c’era un apposito capitolo di spesa: “Festa del Santo Patrono – onze 6”, fino ai 130 mila euro dei nostri giorni. È dimostrata pienamente la mia tesi? Le mie sono solo opinioni o fatti certi suffragati da documenti e fonti storiche? Per quanto riguarda le “lottizzazioni” di cui parlavo nel mio precedente articolo, il senso è questo: appunto per evitare le “lottizzazioni politiche”, figlie dello “scadimento valoriale della società, della corruzione amministrativa, della degenerazione dei partiti, della crisi delle classi dirigenti e del degrado degli Enti locali”, si è arrivati all’attuale metodo della “cooptazione”! Capito il concetto? (Credo, però, che tali riflessioni, per essere pienamente compresi e assimilati, da tutti, abbiano bisogno di ulteriori spiegazioni e approfondimenti di cui, in un prossimo futuro, me ne farò carico).

Per il resto,… mi sovvengono le illuminanti parole del principe don Fabrizio, da “Il Gattopardo”, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che, giustamente sottolineava, “Noi fummo i Gattopardi, i Leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti, gattopardi, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra”. Certo, io “Non dimentico i torti subiti, spesso non li perdono, ma non mi vendico: la vendetta è volgare come il rancore. Questo mi dà una tale forza da leoni”.
Mentre qualcuno (più di uno), dai “comportamenti bipolari”, un giorno, dovrà rendere conto a Colui che tutto vede e che niente lascerà senza ricompensa…

Angelo Battiato

tags: