Almaviva e la crisi infinita: a rischio 1500 lavoratori

Almaviva MisterbiancoDopo mesi e mesi di proteste pare che ancora oggi tutto sia sospeso e continua a non esserci pace per i lavoratori di Almaviva. Nei prossimi mesi l’azienda ha diverse commesse in scadenza, se queste non verranno confermate il rischio sarà il licenziamento collettivo.

La grave crisi di Almaviva è purtroppo ben lontana dall’essere definita conclusa.

Molte aziende oggi rischiano di non aver altra scelta che delocalizzare unità operative all’estero. Il motivo? fuori Italia i costi del lavoro e la sua tassazione sono inferiori e ciò si traduce in un ribasso del costo per ottenere le commesse dalle varie grandi aziende sia telefoniche che energetiche che di servizi.

Lo sanno bene i lavoratori di Almaviva che da anni lottano contro tutto ciò. La nota Società di Outsourcing presente con più sedi a livello nazionale e che conta circa 10.000 addetti di cui la metà solo in Sicilia, continua ad affrontare un periodo molto difficile. La forza lavoro di Almaviva a Catania è di circa 1500 unità. 450 quelli che lavorano nella sede di Misterbianco.

I problemi mai risolti di delocalizzazione e gare al massimo ribasso-da sempre denunciati dai sindacati di Fistel, Uilcom e UGL Telecomunicazioni- non fanno altro che aumentare il divario tra aziende che lasciano il lavoro in Italia ed aziende che delocalizzano.

Almaviva è però è una delle poche aziende che non accetta la delocalizzazione. Nei prossimi mesi l’azienda ha diverse commesse importanti in scadenza quali Telecom, Enel, Expo e Green Network. Se queste non venissero confermate il rischio sarà quello di generare ulteriori esuberi.

Detto in parole povere si andrebbe incontro a licenziamenti collettivi.

“Allo scadere delle commesse non vi è una legge che tuteli i lavoratori e l’azienda- ci dice il segretario provinciale della Fistel/Cisl Antonio D’Amico- Quando scadono le commesse, per molte aziende si va incontro alle cosiddette gare a massimo ribasso. Alle gare potranno quindi partecipare anche società imprenditoriali che delocalizzano in Albania, Sud Africa o in altri posti ancora”.

“Naturalmente Almaviva, che non accetta la delocalizzazione e che allo stesso tempo non riesce a competere, perde la commessa. Per questo motivo quindi si rischiano i licenziamenti.”

Proprio per questa ragione, i sindacati di Fistel, Uilcom e UGL Telecomunicazioni -fortemente preoccupati per il futuro di tutti i lavoratori di Almaviva Contact S.p.A- stanno attivando le procedure del caso per cercare di arginare la problematica delle commesse.

“Nonostante un decreto legge 83 del Dicembre 2012 la art. 24Bis e l’art 53 del CCNL delle Telecomunicazioni dia delle regole a protezione dei consumatori e dei lavoratori dei call center queste sono disattese e non vengono effettuate le ispezioni e relative sanzioni a carico di chi li disattende. Una legge inapplicata che potrebbe dare un piccolo aiuto a un settore che si trova in una giungla dove le vittime sono i lavoratori e i consumatori”- spiegano attraverso una nota.

“Perdere le commesse vorrà dire andare incontro al licenziamento dei lavoratori di Almaviva, azienda di grande portata per i livelli di occupazione che dovrebbe essere sostenuta - sottolinea ancora D’Amico- Quello che chiediamo quindi è una legge che tuteli il lavoro per rimanere all’interno del territorio nazionale.”

Le sigle da tempo cercano di migliorare le condizioni dei numerosi lavoratori e ancora oggi continuano a lottare per cercare di trovare una soluzione adeguata per evitare la drastica conclusione dei licenziamenti collettivi.

Grazia Milazzo
sudpress.it
02/11/2015

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