E' lei Salomè, la protagonista, insieme ad Elio, leader delle Storie Tese, di "Storia d'Amore e d'Anarchia" di Lina Wertmuller. Allo Stabile.
“Ho fatto alcuni film che non mi sono
meritata. D’altronde quella del decennio 80/90 non è stata in Italia una
cinematografia di altissimo livello. Ecco: non sempre mi ha rappresentato
rispecchiando i miei gusti, le mie capacità. Eppure il cinema che ho fatto con
tutta me stessa mi ha gratificato con Grolle d’Oro e Nastri d’Argento…”
Giuliana De Sio, ci accoglie al telefono con un carattere
passionale e battagliero celato a stento dietro un debole accenno di
bronchite. E’ lei Salomè, la protagonista di “Storia d’amore e
d’anarchia”, scritta e diretta da Lina Wertmuller, che martedì, forte delle
sue duecento repliche in tutta Italia, debutta sui legni del Verga, terzo
appuntamento in cartellone dello Stabile catanese.
“La mia Salomè – dice Giuliana De Sio
- è una attivista anarchica impiegata in un bordello di lusso. Non ha solo il
compito di carpire informazioni ai gerarchi fascisti che lo frequentano ma di
‘addestrare’ Tunin il sempliciotto giunto per vendicare la morte di un
compagno con l’assassinio di Mussolini stesso. Ed è un compito che
costituisce una sorta di riscatto della sua esistenza”.
Che rapporto si è instaurato con un “maestro” del calibro
della Wertmuller?
“Lei è indiscutibilmente un autrice a
tutto tondo, con un grande talento, capace di offrire un mondo poetico tutto
particolare. Ho grande rispetto di Lina. E poi in “Storia d’Amore e
d’Anarchia” mi diverto perché è uno spettacolo di successo”. Quello che potrebbe ancora
arrivare dal grande schermo…
“Si – aggiunge lei tornando al cinema
– ho lavorato con registi più anziani di me (da Petri a Monicelli), magari un
po’ lontani dai miei gusti, adesso invece ho la possibilità di accostarmi
alla nuova ed interessante generazione dei registi quarantenni. E infatti ha
appena ultimato le riprese di “A luci spente” per la regia di Maurizio
Ponzi, una pellicola tra Lubitsch e Truffaut, che la vede nei panni di una diva
del cinema dei “telefoni bianchi” accanto a Giulio Scarpati. “E’ la
storia – ci ragguaglia la De Sio – di una troupe di cinematografari durante
l’occupazione nazista a Roma che vogliono sfuggire alla politica culturale del
regime fascista. Attueranno quelle piccole resistenze che segneranno in altri
termini la nascita del Neorealismo”. E ovviamente tornerà al teatro,
l’Eliseo di Roma, con il fortunatissimo “Notturno di donna con ospiti”.