Una risposta alle recenti letture bibliche di Benedetto XVI (seguito)

Riflessioni bibliche
(Parte seconda)

tentato omicidio di Isacco da Parte dell’ammirevole AbramoNel precedente contributo “di ragione” (leggasi: anti-irrazionale e, dunque, contro ogni tipo di superstizione,  religiosa o meno che sia) era stato lasciato aperto il problema dell’esistenza o meno di Dio (qualsiasi cosa si voglia e/o si vorrà intendere con detto termine) e, per semplicità, avevamo preso in esame il monoteismo delle tre “fedi” (Ebraismo, Cristianesimo ed Islam), notoriamente declinato nel sacro nome del Dio/Yavéh/Elohim/Allah in funzione del proprio idioma di nascita (ovvero: dimmi dove sei nato e ti dirò in cosa credi…).

Come si è già osservato, tutte e tre le predette “fedi”, trovano origine nelle storie dei “personaggi” (biblico-mitologico-letterari) dell’Antico Testamento e, pertanto, da quest’ultimo avevano preso origine le nostre (pseudo)riflessioni teologiche. Infatti, come, molti (troppi) non sanno, il dio di ebrei, cristiani ed islamici è lo stesso, ciò che cambia sono il tipo di superstizione, il tipo di rituale, le prescrizioni comportamentali ed alimentati (carne di qualsiasi tipo ma solo pesce il venerdì per i cristiani, maiale mai per gli islamici, solo animali puri per gli ebrei) ed altre fesserie varie.

In quest’ottica gli Ebrei asseriscono di discendere (tutti) direttamente da Abramo attraverso il suo secondogenito Isacco che (come ringraziamento per non essere stato sgozzato dal proprio paparino su “istigazione” di uno di cui mi sfugge il nome ma che i Cristiani certamente ricorderanno…) gli diede una nutrita progenie poi trasferitasi in massa in Egitto.

Infatti, a causa della “solita” provvidenzale carestia (un “ritornello” che l'autore biblico usa spesso nella sua fiction), i diretti discendenti di Abramo (circa settanta persone ai tempi di Giacobbe - vedasi Esodo 1:5) immigrarono in Egitto (visto ancora non erano stati emanati i divieti del Faraone Bossi I, né istituiti i controlli dei suoi sacerdoti Kalderoli III e Maronius VII) e da lì poi rientrarono “miracolosamente” in Israele/Canaan dopo circa quattrocento anni di scopereccia villeggiatura tra le Piramidi (probabilmente il primo esempio di turismo sessuale, vista la rapida proliferazione esponenziale dei membri di tale “famiglia” che, dunque, doveva essere necessariamente impegnata in quotidiani atti riproduttivi). I discendenti di Abramo, infatti, entrarono in Egitto in 70 e solo dopo 400 anni ne riuscirono in... non meno di un milione di individui! (vedasi i biblici libri dell’Esodo e di Numeri di cui parleremo più diffusamente nelle prossime puntate).

E tutto questo, malgrado il fatto che per quell’epoca in ambito storico e scientifico venga comunemente ammessa una elevatissima mortalità infantile ed una durata della vita molto limitata, come anche deducibile dalle testimonianze fornite dalla storia egizia in cui una certa “longevità” – cioè 70÷80 anni soltanto e non centinaia come vorrebbero i biblisti - era una estrema rarità e malgrado gli stessi libri di storia ci dicano con chiarezza che l’intera popolazione egizia fosse a quei tempi di circa due o al massimo tre milioni di individui; l’Esodo, dunque, avrebbe interessato dal 33% al 50% della popolazione stanziata nell’area del Nilo, ciò che nessuna testimonianza storica e/o archeologica ha mai evidenziato.

tentato omicidio di Isacco da Parte dell’ammirevole Abramo Fig.1 - Sacra raffigurazione del paterno tentato omicidio di Isacco da Parte dell’ammirevole Abramo qui magistralmente raffigurato in un dipinto di Andra Mantegna (1431-1506) nell’atto di scannare amorevolmente e religiosamente il proprio (cresciutello e, invero, bruttarello) pargoletto su invito dell’Altissimo (Levissimo?) esponente di una antica ben nota “setta” che, col senno di poi, qualcuno probabilmente oggi potrebbe definire “Satanica“, visto che vi sono previsti riti “confermativi” (di fedele appartenenza alla congrega) immorali, crudeli e sanguinari.

Concordo pienamente, quindi, con quanti ritengono che personaggi come questo e, cioè, disposti ad ammazzare deliberatamente i propri figli per dimostrare al proprio capomafia di esserGli fedeli, devono essere messi al bando da una società civile libera ed intellettualmente avanzata e non, quindi, considerati “eroi” o individui dal comportamento “esemplare”.

Nota: poiché sono consapevole che la diffidenza del lettore cattolico e la mia curiosità non hanno nessun freno, vi anticipo la seguente “dimostrazione” (esplicativa, cioè, di quanto sopra affermato sul numero di ebrei fuggiti dall’Egitto) direttamente derivata dai “sacri testi”:

Tutti gli israeliti dei quali fu fatto il censimento secondo i loro casati paterni , dall’età di vent’anni in su, cioè tutti gli uomini che in Israele potevano andare in guerra, quanti furono registrati risultarono seicentotremilacinquecentocinquanta . Ma quanti erano leviti, secondo la loro tribù paterna, non furono registrati insieme con gli altri. (Numeri 1:45-47). …Tutti i leviti di cui Mosè e Aronne fecero il censimento secondo le loro famiglie per ordine del Signore, tutti i maschi dall’età di un mese in su erano ventiduemila  (Numeri 3:39).

Quindi, secondo il censimento mosaico effettuato qualche anno dopo il “famoso e miracoloso“ attraversamento del Mar Rosso (“il primo giorno del secondo mese, il secondo anno dell'uscita dal paese d'Egitto”), i nostri turisti ebrei “No-Alpitour” intenti a girovagare in lungo ed in largo senza uno straccio di GPS per il deserto del Sinai (visto che luoghi balneari tipo Sharm El Sheikh e dintorni non erano stati ancora costruiti da Briatore e compagni) erano, in numero di  603.550 + 22.000 = 625.550  limitatamente ai maschi.
Dovendo aggiungere a tale numero, per quel riguarda i “non leviti” donne, bambini e adolescenti di età inferiore a vent’anni (e forse i vecchi visto che si trattava di “…tutti gli uomini che in Israele potevano andare in guerra…”) e dovendo, in pratica, aggiungere le sole donne ed i bambini di età inferiore ad un mese nel caso dei leviti (la futura classe sacerdotale).
Dunque, da quanto sopra ci si può  rendere conto che la mia risulta essere, in effetti, una stima “per difetto” visto che le sole donne, generalmente, sono più degli uomini.

E senza contare, inoltre, quanti erano già crepati durante gli oltre due anni trascorsi in quelle condizioni estreme ed, ancora, quanti erano stati “amorevolmente” ammazzati (circa 3.000) per ordine dello stesso (sant’uomo) Mosè quando si incazzò come una bestia contro i suoi “amati compatrioti” (tanto da spezzare, anche, le Tavole dei 10 Comandamenti in preda ad un attacco d’ira da vero psicotico) a causa della realizzazione, in sua assenza, del famoso “vitello d’oro”, ciò che dimostra in modo chiaro quanto il popolo ebraico a quel tempo fosse fedele a lui ed al suo Dio Yavéh  ( e che dire allora del Fratello Aronne che fu il fautore della brillante idea del vitello?).

Mosè si pose alla porta dell'accampamento e disse: «Chi sta con il Signore, venga da me!». Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi. Gridò loro: «Dice il Signore, il Dio d'Israele: Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell'accampamento da una porta all'altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente». I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo. Allora Mosè disse: «Ricevete oggi l'investitura dal Signore; ciascuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello, perché oggi Egli vi accordasse una benedizione». (Esodo 32: 26-29)

Complimenti, dunque, a YHWH, Mosè e compagni anche per questa ennesima azione santa, benevola e meritoria (da Nobel per la pace).  E poi dovremmo lamentarci della violenza religiosa degli islamici… (Meditate gente… meditate… direbbe Arbore).

Ma lasciamo le “sante” e “sacrosante” stragi mosaiche e torniamo alle nostre digressioni ebreo-cristiano-islamiche da cui eravamo partiti e che abbiamo precedentemente lasciato in sospeso a causa dei nostri improcrastinabili voli pindarici (che, diversamente da quello che molti pensano, non sono i collegamenti e le rotte di una fantomatica antica compagnia aerea dell’Eegeao, chiamata “Pindaro Airlines”…).

Dunque, se da una parte gli Ebrei reclamavano (e reclamano ancora) la loro origine Abramica tramite il quasi omicidiato Isacco, gli Islamici, a loro volta, asseriscono di discendere da Ismaele, il primogenito di Abramo, nato dal torbido “ménage a trois” (a luci rosse e fosche) che vede protagonisti il nostro Patriarca e la schiavetta della di lui moglie Sarai (più tardi ribattezzata in “Sara”, non si sa perché…) che lo istiga a scoparsi Agar, la propria giovane attendente egiziana , dal momento che lei, ormai “vecchia ed avvizzita”, non poteva avere figli (già ai tempi, dunque, si era prepotentemente posto alla ribalta il problema etico della clonazione e della fecondazione artificiale ed i nostri eroi proto-cattolici lo avevano risolto nel modo più “classico” oggi contestato soprattutto dai cattolici stessi).

“… Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nel paese di Canaan, Sarai, moglie di Abram, prese Agar l'egiziana, sua schiava e la diede in moglie ad Abram, suo marito. Egli si unì ad Agar, che restò incinta. …” (Genesi 16:3-4)  “Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito. Abram aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele.”  (Genesi 16:15-16).

Ismaeliti è, dunque, il nome, delle popolazioni arabe nell’Antico Testamento (e non solo), poiché discenderebbero da Ismaele, figlio del personaggio biblico per antonomasia: Abramo “il Patriarca dei Patriarchi”, uomo integro e “senza macchia e senza paura” (ma che oggi quelli del telefono azzurro, ed i ben pensanti e moralisti cattolici stessi, dovrebbero definire, come minimo, “maniaco mancato infanticida e maniaco sporcaccione” se non anche “vecchio porco maiale”, visto che all’epoca dei fatti (meglio, fattacci) il nostro eroe “scopatore” aveva un’età di almeno 85 anni).

Infatti, oltre ad aver dimostrato di essere tranquillamente in grado di ammazzare la propria prole “su gentile richiesta” e di essere disposto a scoparsi la schiava della moglie con consenso della stessa (altro che scambisti e frequentatori dei Clubs Privée dei nostri giorni…) il nostro uomo (con la “u” più minuscola che si possa concepire) nel suo curriculum vanta un’altra ignobile “performance” (certamente non inferiore alle precedenti).

Infatti, quando si trasferisce in Egitto “per motivi di carestia” (visto che il suo Capo prima gli promette una terra da sogno e poi lo fa quasi morire di fame…), per salvaguardare i propri sporchi ed egoistici interessi, Abramo permette al Faraone anche di scoparsi l’adorata moglie Sarai/Sara.

Ma, quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie Sarai: «Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente. Quando gli Egiziani ti vedranno, penseranno: Costei è sua moglie, e mi uccideranno, mentre lasceranno te in vita. Di' dunque che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io viva per riguardo a te». Appunto quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani videro che la donna era molto avvenente. La osservarono gli ufficiali del faraone e ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu presa e condotta nella casa del faraone. Per riguardo a lei, egli trattò bene Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine e cammelli. Ma il Signore colpì il faraone e la sua casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram. Allora il faraone convocò Abram e gli disse: «Che mi hai fatto? Perché non mi hai dichiarato che era tua moglie? Perché hai detto: È mia sorella, così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti tua moglie: prendila e vattene!». Poi il faraone lo affidò ad alcuni uomini che lo accompagnarono fuori della frontiera insieme con la moglie e tutti i suoi averi. (Genesi 12:11-20)

Considerando che questo avviene prima della sua “scopata” con Agar (probabilmente i miei amici cattolici avrebbero preferito il più “soft” e pacato termine di “fornicazione” ma di “scopata autorizzata” si parla…) ritengo si sia trattato di un classico intreccio da “albergo del libero scambio” o da commediole alla Boldi e De Sica, con reciproco avvicendamento di “biblica santa cornificazione”: prima a me e poi a te, tiè! (eppure  ancora Tinto Brass non era nato…)

Resta il fatto (più che provato in quanto candidamente ammesso dal “testo sacro” qui analizzato) che in Egitto il Patriarca dei Patriarchi si comporta in un modo estremamente ignobile, immorale (e che-più-meschino-non-si-può);  ed il bello è anche che il suo “Nume tutelare” (leggasi: “Godfather”) non se la prende né con il “biblico cornuto patentato”  né con quella “gran b…iblica sgualdrina” di sua moglie Sara/Sarai.

Mr YHWH, infatti, (questo il suo nome in codice) punisce il Faraone che, povero cappa, non ne sapeva proprio nulla dei torbidi intrighi di questi nostri cari santi biblici paleo-scambisti ante litteram (ed ante Novum Testamentum).

D’altra parte un Faraone così … “fesso” da permettere ad Abramo di portarsi dietro tutto quello che egli stesso gli aveva regalato (quand’ancora lo considerava suo “cognato”) facendolo semplicemente “accompagnare” sino alla frontiera dai suoi scagnozzi (e, quindi, senza prenderlo - come minimo - a calci nel sedere o qualcosa di ben più “violento”) è degno di meritarsi questo ed altro

Quanto sopra illustrato sarebbe estremamente biasimevole e vergognoso se non fosse per il semplice fatto che (per fortuna o, se volete, disgraziatamente) si tratta semplicemente di favolette mediorientali (per adulti) alla stregua delle fiabe delle “Mille e una notte” di Alì Babà e compagni. (Purtroppo ci sono molte persone che, tuttavia, le prendono per verità di fede…)

Ciò che è ancora più vergognoso, tuttavia, è che ci siano molte persone che prendono a modello di fedeltà e santità cotanto “fetentone biblico” e tra queste, ovviamente si annoverano anche i cristiani (non solo cattolici) che, avendo adottato anch’essi La Toràh/Antico Testamento come Libro (di testo) Sacro, si ricollegano alla religione (e quindi al pensiero) abramico (vedasi anche il sito vaticano che citeremo più avanti; complimenti a tutti…!).

Tipica immagine da libro elementare della storia di Abramo ed Isacco Fig. 2 - Tipica immagine da libro elementare della storia di Abramo ed Isacco: si noti la totale mancanza di drammaticità dell’immagine (presente invece in tutta la iconografia pittorica classica) che ricorda più un’allegra scampagnata che un tentato omicidio (infanticidio) effettuato per futili motivi (dimostrazione di fedeltà al Boss che gli promette mari e monti)

Un classico esempio di come venga falsamente rappresentata ai bambini la storia di Abramo può essere visualizzato in questo sito http://www.incontraregesu.it/ragazzi/Abramo_Isa cco.htm (C’è solo da vergognarsi!…)

Ed il bello è che tra le varie diatribe Islamico/Ebraico/Cristiane  si annovera anche la (inutile) vexata questio secondo cui  a rischiare di essere scannato come un tenero capretto da arrostire al barbeque pasquale sarebbe stato Ismaele per gli Islamici ovvero Isacco per gli Ebreo-Cristiani.

Analogamente, sempre per parlare di diatribe Cristiano/Islamiche, per i Cristiani fu l’Arcangelo Gabriele a portare la Divina Annunciazione alla Vergine Maria, mentre per gli Islamici Gesù non era un Dio ma solo “un profeta” e lo stesso celeste messaggero, tale  “Gabriele Arcangelo” di professione ovviamente “messo notificatore” (e non si è ancora capito se “Arcangelo” sia un titolo professionale, il cognome od un secondo nome…), si sarebbe limitato a portare il Corano a Maometto, “Sigillo dei Profeti”.

Se, dunque, il solo Abramo come capostipite in comune (e, quindi, i relativi predecessori sino ad Adamo) non bastasse a convincervi della parziale identità della mitologia ebreo-cristiana-islamica, si consideri che, visto che il postino è stato in entrambi i casi lo stesso, si deve per forza di cose accettare che anche “Il Mittente” doveva essere “lo stesso” e, quindi, le superstizioni degli eventuali miei lettori Catto-fasci-socialcomunisti, sono solo una variante (diciamo un “dialetto religioso”) delle superstizioni (suicidofile pluriverginate ed antimaialiche) dei tanto criticati Islamici delle Torri Gemelle e dintorni e delle stragi irachene ed indo-pachistane quotidianamente presenti in TV.

Solo che i cristiani (e soprattutto i cattolici) non avrebbero scuse, dal momento che sono certamente andati tutti a scuola (si presume) ed hanno, quindi, studiato (o almeno avrebbero dovuto farlo) ed, inoltre, vivono in una società che ha la presunzione di definirsi “avanzata, colta e civile” (ma che pensa  di potersi considerare libera da  “pregiudizi mitologici” solo perché non ha – o crede di non avere - le scuole Coraniche). Solo che la scuola che i nostri italici concittadini hanno frequentato sin dalla più tenera età (e che di seguito definiremo, per analogia, “Cristianica”) li ha completamente rincitrulliti e resi imbecilli e creduloni più di quanto voi, miei cari lettori catto-cristiani, possiate pensare (e l’islamico superstizioso che è dentro di voi, pure…).

Terza riflessione: la vera storia di Abramo (Lincoln)

Dunque, Abramo (che abbiamo soprannominato “Lincoln” poiché solo di quest’ultimo si può scrivere una storia “vera”, essendo l’Abramo biblico un semplice personaggio mitologico e letterario, alla stregua di Ulisse, Achille e gli Argonauti del Vello d’oro) era figlio di un certo Terach, discendente da Set, figlio di Adamo ed Eva, attraverso Sem, figlio di Noè, famoso inventore del primo giardino zoologico ambulante della storia (ed anche di questo parleremo diffusamente più avanti...).

Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran. Questa è la posterità di Terach: Terach generò Abram, Nacor e Aran: Aran generò Lot. Aran poi morì alla presenza di suo padre Terach nella sua terra natale, in Ur dei Caldei. Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca. Sarai era sterile e non aveva figli. Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè del suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono. L'età della vita di Terach fu di duecentocinque anni ; Terach morì in Carran.       Genesi 11:27-32

Nato e vissuto nell’infanzia a Ur Kasdim (reso tradizionalmente in italiano come “Ur dei Caldei”), città da molti ritenuta corrispondere all’antica città mesopotamica di Ur (l’odierna città di Tell al-Muqayyar, in Iraq) e da altri invece ritenuta una piccola città dell’Asia Minore, il nostro “eroe” Abramo partì con il padre alla volta di Canaan (che guarda caso sembra essere la sua meta anche prima della successiva “chiamata” di Javéh/Elohim) fermandosi poi con la famiglia a Carran (o Harran che dir si voglia) sino alla tenera età di settantacinque anni.
A Carran, (detta anche Harran e che i più ritengono ubicata nell’odierna Turchia) Abramo perde “prematuramente” il padre che, infatti, muore ad un’età variabile tra 205 anni (Genesi 11: 32 – vedi sopra)  oppure 145 anni (volendo dar “fede” agli Atti degli Apostoli, cioè 75+70 ) in quanto:

  1. Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran. (Genesi 11:26)
  2. […] uscito dalla terra dei Caldei, [Abramo] si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate (Atti 7:4)
  3. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. (Genesi 12:4)

Ricapitolando: se Abramo aveva settantacinque anni quando, dopo la morte del padre, partì da Carran, e Terach lo aveva avuto all’età di settant’anni, poiché due più due fa quattro, secondo Luca (o come cavolo si chiamasse realmente il redattore del famoso terzo vangelo e degli “Atti”) Terach morì ad un’età ovviamnte non superiore a 145 anni, mentre secondo l’autore del Genesi la morte lo colse all’età di 205 anni (ancora una volta complimenti ad ecclesiastici e creduloni…!).

E, poiché la Chiesa considera la Bibbia (Antico Testamento + Nuovo Testamento) “verità divinamente rivelata“ e ricordando che, inoltre, “… i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle consegnata nelle Sacre Lettere…” (vedasi “La parola di Dio nella Chiesa – Nota introduttiva all’edizione del 1976 de “La Sacra Bibbia” edizione a cura della UECI con l’imprimatur della CEI prot. 710/74 - sui tipi dell’edizione del 1974 da considerarsi “tipica per l’uso liturgico” ed in queste note adottata quale testo di riferimento), diversamente da quel che direbbero i logici alla Odifreddi e suoi predecessori da Aristotele in poi, secondo i quali non possono esserci due proposizioni “entrambe vere” o “entrambe false” (e ciò, in ogni caso, anche secondo le persone oggi dotate di semplice comune “buon senso” ancorché  non abbiano studiato filosofia e logica) dobbiamo necessariamente considerare entrambe le asserzioni “divinamente vere”, per cui l’unica possibile soluzione all’apparente conflitto logico consiste nel dover ammettere che il povero Terach ebbe un’agonia di circa sessant’anni, iniziando a morire all’età di 145 anni per poi finire di morire a 205 anni. (D’altra parte è già abbastanza “grullo” chi accetta supinamente (e idiotamente) che ci potessero essere nel lontano passato persone in grado di vivere 145 o 205 anni come Terach, oppure addirittura 950 come Noè o 969 anni come il super “matusa”  Matusalemme, ma questa è un’altra storia o, meglio, un’altra mitologia… - anche perché proprio nell’incipit dell’episodio di Noè il prode Javèh/Elohim  aveva precedentemente deciso che gli uomini – dal diluvio in poi - avrebbero dovuto vivere non più di 120 anni, infatti: …Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». Genesi 6:3).

Ma torniamo al nostro “eroe dei due (im)mondi” Abramo detto anche che “Abram” (visto che il cognome a tutt’oggi non lo conosciamo…) partì dalla città babilonese di Ur ed ebbe come prima tappa Harran, come ci conferma (o, in realtà, afferma nei fatti) la seguente “santa” cartina tratta dalla già citata Bibbia CEI-UECI (1976)

Percorso di Abramo

Come già detto l'identificazione precisa di Ur Kasdim è piuttosto dibattuta ma la tradizione, la letteratura di tipo divulgativo e la CEI stessa (e, quindi, la Chiesa Cattolica) la identificano nella sumerica Ur, nella parte meridionale estrema della terra tra il Tigri e l’Eufrate, al centro dell'antica Sumer.
 
Tuttavia, se così fosse, bisognerebbe ammettere uno spostamento notevole della nostra mandria (pardon: carovana) paleo-ebraica per giungere a Carran (Harran), ubicata nell'area nord occidentale della Mesopotamia (oggi ricadente in territorio turco).

Anche se generalmente si ammette che le popolazioni nomadi in quell’epoca fossero sicuramente in grado di compiere spostamenti di ampio raggio sino ad attraversare ampi settori della Mesopotamia, diversi biblisti pongono forti limiti all’entità dello spostamento del gruppo abramico.  Nella Bibbia si parla infatti di Ur dei Caldei in Gn 11: 28 e 15: 17; ma il testo greco dei LXX (la cosiddetta Bibbia dei Settanta), contrariamente al testo ebraico, interpreta non "da Ur (‘r) dei Caldei" ma "dalla terra (‘rs) dei Caldei".

Tale variazione costituirebbe, quindi, il prodotto di un errore di trascrizione di un copista che avrebbe condotto ad un fraintendimento circa il luogo di partenza della famiglia di Abramo e, cioè, non l'antica terra dei Sumeri, ma più in generale la terra dei Caldei e, quindi, l'area babilonese in generale. Tuttavia, la CEI 1994-1996 (vedi precedente figura) adotta l’interpretazione di Ur Kasdim = Ur sumerica e noi partiremo da tale dato considerandolo (anche questo) “divinamente vero”.

Dunque, Abramo nacque nella città babilonese di Ur e visse sino all’età di settantacinque anni in un’altra città sempre babilonese o, al massimo, assiro-babilonese: Carran/Harran (secondo l’effettivo periodo storico-politico della fantomatica partenza) e, fu, per forza di cose, allevato ed istruito (“istruito”: non lo sappiamo, forse…) in un ambiente ed in una cultura tipicamente babilonesi, dovendosi, pertanto, assumere che ragionasse e “pensasse” come un Babilonese dei suoi tempi.

Egli fu poi chiamato a conquistare Canaan dal futuro Dio Ebraico/Cristiano quando, già settantacinquenne, si trovava ad Harran dove si era fermato col padre che (stranamente) era in ogni caso già diretto a Canaan.

Ma, come sa (o dovrebbe sapere) chiunque (sano di mente) abbia letto almeno una volta un serio libro di storia (cioè non il già citato classico libro di storia delle elementari), le divinità del popolo babilonese erano Marduk, Inanna, Anu (la famosa divinità del cielo che prendeva tutti per il Kulu), Adad, Ea, Enlil, Baal, Isthar, Shamas, Tamuz, Tiamat e chi più ne ha più ne metta… ma di un certo Javèh (o YHWH) detto anche Elohim non v’è traccia alcuna nel pantheon babilonese e la sua “invenzione” (pardon: introduzione…) è piuttosto tardiva nella “letteratura” (pardon: cultura…) mediorientale.
 
Ora biblisti vari, CEI, Catto-comunisti e Pastori Tedeschi vari dovrebbero spiegarmi una cosa semplice semplice: come fa a sapere il nostro eroe che la Voce, l’Entità, la Divinità  che lo invita a recarsi a Canaan non è Marduk o Enlil o Anu visto che Abramo questo Javèh/Elohim lui non sa né che esista né chi, eventualmente, possa essere, visto che nessuno sino al momento del “contatto” ne aveva mai sentito parlare e visto, inoltre, che non gli si presenta subito ma solo all’ultima apparizione?

Non a caso, solo in un prossimo futuro Javèh sarà il Dio del popolo di Israele (e soltanto di Israele per sua precisa scelta); ma il popolo di Israele al momento della “chiamata” di Abramo ancora non esiste in quanto sarà costituito più tardi (ed esclusivamente) dai discendenti dello stesso “prescelto” patriarca sporcaccione.

A quel tempo, dunque, questo povero Javéh non lo… “filava” nessuno e fu lo stesso “Io-sono-colui-che-sono”  (YHWH), quindi, ad essere costretto a scegliersi “almeno un fedele” (scelto non si sa come e perché), “corrompendolo” con promesse mirabolanti.   “Egli”, infatti, gli appare e gli dice:

«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione.  Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra».   Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran.  (Genesi 12:1-4)

Poi quando il nostro eroe arriva a Canaan:  …Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questo paese». Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso. (Genesi 12:7)

Il nostro “fetentone biblico”, allettato da contante gratuite promesse (bastava solo che “andasse via”…), parte all’avventura lasciando la casa natia (o meglio, la casa dell’infanzia visto che fu “contattato ad Harran e lui era di Ur…) per dirigersi là dove già suo padre Terach era già “gratuitamente” (nonché autonomamente) ed originariamente diretto.
  
Dopo l’incursione in Egitto dei nostri eroi biblici e la scopata faraonica di Sara/Sarai, il nostro Javèh/Eloihm  riappare ad Abramo già ritornato a Canaan e rincara la dose di promesse:

…Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da lui: «Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente. Tutto il paese che tu vedi, io lo darò a te e alla tua discendenza per sempre. Renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.  (Genesi 13:14-16)

Fino a questo momento Javèh/Eloihm non si era ancora presentato ad Abramo, così sente l’esigenza di fornire chiarimenti al nostro eroe biblico dicendogli: … «Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese» (Genesi 15:7).

Ora, nell’antico oriente il millantato credito non era ancora un reato perseguibile penalmente, altrimenti avrebbero dovuto processare Javèh/Eloihm per tale misfatto; infatti, l’autore biblico divinamente ispirato (e, quindi, foriero di verità divina) aveva precedentemente affermato che “Terach” aveva deciso (autonomamente) di andarsene da Ur e Javèh/Eloihm non ci aveva messo niente di suo. Infatti:

Poi Terach prese Abram, suo figlio, e Lot, figlio di Aran, figlio cioè del suo figlio, e Sarai sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi si stabilirono. (Genesi 11:31)

Comunque Terach doveva essere già piuttosto rimbambito ed arteriosclerotico: infatti parte da Ur per andare a Canaan ma poi (da buon “pecoraio”) se la pensa e improvvisamente si ferma a Carran/Harran; in ogni caso è il caso di evidenziare che in nessun precedente passo l’autore biblico aveva affermato che Abramo e/o il padre erano stati “chiamati” o semplicemente invitati ad andare a Canaan in “missione divina”.
 
Volendo riepilogare le apparizioni di Yavéh/Elohim al nostro eroe Abramo, si ha la seguente successione:

  1. Yavéh/Elohim parla ad Abramo (senza presentarsi):   Il Signore disse ad Abram: «Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione.Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». (Genesi 12:1-3)
  2. Yavéh/Elohim parla ancora ad Abramo (ancora una volta senza presentarsi):  Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da lui: «Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente.   Tutto il paese che tu vedi, io lo darò a te e alla tua discendenza per sempre.   Renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti.   Alzati, percorri il paese in lungo e in largo, perché io lo darò a te».(Genesi 13:14-17)
  3. Yavéh/Elohim parla ancora ad Abramo (ancora una volta senza presentarsi) ma questa volta l’autore biblico, a differenza delle precedenti, aggiunge che si tratta di una “visione di Abramo”: Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». (Genesi 15:1)
  4. Yavéh/Elohim parla ancora ad Abramo ma questa volta si presenta al nostro eroe (o, meglio, si “qualifica” anche se l’autore biblico non dice se in persona o in visione) proclamandosi come : «… il Signore che ti ha fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese» (Genesi 15:7).
  5. Finalmente Yavéh/Elohim viene allo scoperto e si presenta dopo essere “apparso” al nostro uomo (e le altre volte allora?)…Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse: «Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto» (Genesi 17:1-2).

Leggendo Genesi 17:1-2 il lettore di lingua italiana potrebbe chiedersi dove mai sia questa “presentazione” di cui parlo visto che si presenta semplicemente come “Dio Onnipotente”. Tuttavia, come diverse altre volte, la traduzione “nasconde” una delle tante “varianti” di nomi di Yavéh/Elohim (questi ultimi, infatti, sono i più frequenti nella lingua originale della compilation biblica). In questo caso il “Dio di Abramo” si presenta, invece, come El Saddaj o El Shaddai che i più traducono come “Dio della Montagna”. (Ai soliti cattolici che dovessero affermare che queste non sono altro che le solite fandonie de solito miscredente, propongo la lettura del Dizionario di Teologia Biblica pubblicato sotto la direzione di XAVIER LEON-DUFOUR e di Jean Duplacy, Augustin George Pierre Grelot, Jacques Guillet Marc-Francois Lacan - Edizione italiana a cura di Giovanni Viola e Ambretta Milanoli V EDIZIONE 1976 oppure di visitare il sito http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=243&id_n=6992 oppure il sito  di uno studioso biblico “prete” cattolico-militante (con tanto di approvazione vescovile) http://www.corsobiblico.it da cui prelevare ulteriori utili informazioni sull’argomento e sulle varie identità “divine” o sulla storia della “compilation” biblica).

Dunque, solo alla fine delle apparizioni il “buon” Abramo viene a sapere chi in effetti sia questo Boss millantatore con cui ha fatto il patto “sanguinolento” di alleanza dell’Uccello decapottabile (cioè dell’uccello sprepuziato) altrimenti detto dell’uccello ”spider” con “glande in bella vista”: non è né Enlil, né Anu o Ninurta o Adad, o Ea e neppure Marduk.  Era solo lo sconosciutissimo Yavèh/Elohim in cerca di seguaci il quale, per ottenerli, era disposto a promettere al primo sconosciuto di turno mari e monti.  Un Dio senza “fans”, quindi,  alla ricerca di un popolo che lo … filasse.

Povero Abramo, lui probabilmente pensava di parlare con Marduk (la principale divinità di Ur) ed invece chi lo aveva invitato ad andare via da casa era uno sconosciuto dio di serie B alla ricerca di un popolo tutto suo…

Infatti, riepilogando il tutto è facile dedurre che:

Yavèh/Elohim era (è) il dio degli ebrei ed Abramo è il padre di tutti gli Ebrei in quanto da lui discendenti; ma prima di Abramo non c’erano gli Ebrei e, quindi, prima di Abramo nessuno adorava  Yavèh/Elohim in quanto “Egli” non aveva ancora un popolo tutto per sé. Prima di Abramo Yavèh/Elohim, come direbbero i francesi, “valeva quanto il due di coppe quando la briscole è a mazze…” e non lo… “filava” nessuno e nessuno arrostiva pecore, tortore o montoni per Lui. (Poveretto…)

Tra l’altro lo stesso Papa Giovanni Paolo II nella Udienza Generale del 30 ottobre 1991 sottolinea che la “chiamata” di Abramo risulta legata ad un preciso disegno “Divino” di salvezza umana. Dio/Yavéh/Elohim, infatti, “…non volle santificare e salvare gli uomini individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse” (Lumen Gentium, 9).

Quindi, a dire del penultimo discendente dell’apostolo Pietro/Cefa, il nostro Dio/Yavéh/Elohim avrebbe creato, attraverso il capostipite Abramo, un popolo “unitario” (gli ebrei) per evitare di santificare e salvare gli uomini “individualmente e senza alcun legame tra loro”.
Tuttavia, mentre nel caso del “salvataggio” di Noè eravamo in presenza di un gruppo limitato “eletto e, per questo, salvato” (poiché col diluvio universale Dio/Yavéh/Elohim aveva avuto cura di sterminare tutti gli altri uomini “cattivi”  - ma anche le innocenti bestie domestiche e selvatiche che non avevano colpa alcuna – e questo è un’altro tipico esempio di equità e bontà divina…) questa volta il gruppo da salvare diventa un intero popolo (i discendenti di Abramo, individuo “eletto” destinato a diventare “padre di tutti i credenti”) e non “tutti gli uomini” in quanto quella di Terach era una delle tante famiglie esistenti a babilonia (e nel mondo) e c’era anche il resto della famiglia di Terach (compreso il famoso Lot) da cui gli Ebrei non discendono (in quanto non discendenti di Abramo come lo è l’intero popolo abramico); d’altra pare non è possibile ammettere che i “credenti” siano solo gli Ebrei ed i loro discendenti (e derivati).

Quindi, nei fatti il progetto divino sarebbe forse stato quello di salvare un popolo tra i popoli per salvare “tutti gli uomini credenti”?  No, in quanto nei fatti tutto quanto detto (Bibbia ed irreprensibili commenti “ufficiali) si traduce nel pensiero sciocco e contorto di seguito illustrato”:

  1. Dio decide di santificare e salvare gli uomini.
  2. Quando prende questa decisione gli uomini sono un certo numero ed Abramo è uno dei tanti
  3. Dio, però, non vuole salvare gli uomini “individualmente” e, quindi, pretende che si costituisca una collettività, un popolo
  4. Dio, tuttavia, non fa nulla affinché gli uomini presenti al tempo della sua decisione si riuniscano in un unico popolo per poi salvarli. Anzi, precedentemente Egli stesso, essendosi accorto che gli uomini da lui creati erano un unico popolo, pensò bene di disperderli sulla terra (vedasi la seguente storiella tratta dell’episodio della Torre di Babele in Genesi 11:6-8)

    Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro».  Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. (Genesi 11:6-8)

  5. Per salvare gli uomini, dunque, invece di riunirli (dopo essere stati dispersi per colpa sua) Egli ne sceglie uno a caso (Abramo) da cui fa discendere un popolo che poi sarà salvato (checché ne pensi sull’argomento chi ha poi provato l’Olocausto…) e non salva, quindi, tutti gli uomini come si era inizialmente ripromesso.
  6. Complimenti per l’arguta contorsione mentale sua e dei suoi accoliti…

Per maggiori dettagli sull’argomento (ma, soprattutto, per verificare di persona che non si tratta di invenzioni del solito laico miscredente) potete collegarvi con la specifica pagina del “santo” sito vaticano dove quanto sopra affermato dallo scrivente viene “rivelato” (paragrafo 2. dell’Udienza Generale 30/10/1991) http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/1991/documents/hf_jp-ii_aud_19911030_it.html”.

Ma torniamo alle peripezie del nostro “eroe/sporcaccione” Abram/Abramo. Dopo le “porcherie” varie del Trio Lescano a luci rosse (Sara-Abramo-Agar) di cui abbiamo già parlato ed accadute quando il nostro “sporcaccione biblico ” aveva circa 85-86 anni, avviene la nascita “miracolosa” di Isacco figlio di una normale (ma “santa” e benedetta) coppia di ultranovantenni (per la precisione più di novanta la madre e circa novantanove il padre).

E poiché viene specificato nei sacri libri che solo nel caso della verginella di Nazareth  si è in realtà  trattato di un concepimento per diretta “intercessione” divina con mediazione angelica (quindi senza “copulazione”), nel caso in esame Abramo e Sara/Sarai devono essersi dati da fare in senso propriamente “biblico” per la necessaria “inseminazione”, così come anche oggi normalmente accade che “prodromicamente” alla nascita di un figlio da una parte ci deve essere una coppia (marito e moglie) che ci “mette del suo” (dandogli e ridandogli sotto) mentre poi Dio santamente provvede a sancire il tutto (cioè il concepimento) con la sua divina “volontà” e la contestuale “insufflazione” dell’anima nell’embrione che, in tal modo, diventa un uomo in miniatura con tutti i diritti sacri e civili del caso.

Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!». (Genesi 18:11-12)
Quindi Abramo e Sara,  malgrado menopausati, vecchi e malandati (Sara stessa ammette che Abramo non è più in grado di “dargliela” in quanto “… il mio signore è vecchio!), ci diedero sotto di brutto (anche se non si capisce come…) e dunque ci pensò Javéh/Elohim a dare una bella rinfrescata a gonadi, ovuli e monocellulari ciliati più o meno spermatozoici, concedendo una profonda lubrificata ai loro cromosomi al fine di dar vita a Isacco, futura mancata vittima sacrificale.

In caso contrario, dovremmo ammettere un altro caso di nascita (senza inseminazione) da una mortale ed una divinità (con un altro padre solo putativo) come nel successivo caso di Yoshua Ben Joseph (detto anche  Gesù il Messia) e nel predente caso di Ercole (detto Eracle e solo in questo caso considerato mitologico…).

E, dopo aver partorito Ismaele, quella “santa” donna di Sara/Sarai (tanto santa quanto stronza) pretende che Abramo scacci di casa Agar ed il proprio figlio; e quell’ancor più stronzo di Abramo esegue senza battere ciglio, malgrado si tratti di “suo” figlio già partecipe (come vedremo in seguito) del patto con Javéh/Elohim. E se non fosse stato per il solito “angelo” mandato dallo stesso patrozzo  Javéh/Elohim, madre e figlio sarebbero morti di fame nel deserto. Sara ed Abramo erano proprio una bella affiatata ed idilliaca coppia di stronzi maiali scoperecci in perfetto stile.

Ma il tempo passa ed un bel gioco dura poco per cui…

Gli anni della vita di Sara furono centoventisette: questi furono gli anni della vita di Sara. Sara morì a Kiriat-Arba, cioè Ebron, nel paese di Canaan, e Abramo venne a fare il lamento per Sara e a piangerla. (Genesi 23:1-2)

Però dopo un limitato lamento, durato non più di tre capitoli del libro della “Genesi”,  …Abramo prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura  Essa gli partorì Zimran, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach.  Ioksan generò Saba e Dedan e i figli di Dedan furono gli Asurim, i Letusim e i Leummim. (Genesi 26:1-3).
 
Il “vecchio porcone”, quindi, torna a colpire; infatti, non solo già cornificava ”Sara/Sarai” con un’amante “a latere” (… Anche la sua concubina, chiamata Reuma, partorì figli: Tebach, Gacam, Tacas e Maaca - Genesi 22:24) ma quando la moglie Sara/Sarai muore, senza colpo ferire  se ne prende un’altra (Chetura) alla faccia della tanto lodata cattolica fedeltà “al primo amore” e della cristiana continenza .    Tra l’altro, poiché la differenza di età tra Sara Abramo era di circa dieci anni  (…Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: «Ad uno di cento anni può nascere un figlio? E Sara all'età di novanta anni potrà partorire?» Genesi 17:17) se Sara/Sarai morì 127 anni, Abramo si risposò ad un’età di almeno 137 anni, scopando poi a tutto spiano (non si capisce come ma, forse era rimasto ancora “lubrificato” dai tempi del concepimento di Isacco) con la novella giovane sposa che gli darà altri sei figli (Zimran, Ioksan, Medan, Madian, Isbak e Suach: vedi sopra).

E poi qualcuno ha il coraggio di dire che l’epiteto di “vecchio maiale” precedentemente affibbiato al nostro eroe biblico sia una qualifica “eccessiva”... In effetti è solo una qualifica rigorosa, molto cattolicamente “sufficientemente” rigorosa tanto che se Abramo avesse avuto un sito web la polizia postale glie lo avrebbe oscurato se avesse messo on line la sua storia.

D’altra parte anche il suo Boss Javèh/Elohim era paranoicamente fissato con… “le parti basse” e doveva avere certamente qualche disturbo ossessivo di tipo sessuale. “Egli”, infatti, aveva fatto con Abramo un patto di sangue, anzi un patto di sangue del… l’Uccello (il patto del pisellino “spider” cioè decappottabile e con glande in bella vista); un’alleanza, dunque, che si basava probabilmente sull’efficienza scopereccia del membro maschile che, presumibilmente, non doveva rischiare impedimenti dovuti a fimosi o parafimosi o giù di lì (cioè, problemi durante i rapporti sessuali o insorgenza  di infezioni con relative infiammazioni visto che la discendenza abramica doveva usarlo spesso…).

D’altra parte senza “uccelli” efficienti e pronti all’uso come faceva la discendenza di Abramo a moltiplicarsi rapidamente ed a dismisura secondo le esigenze del progetto salvifico di Javèh/Elohim? (Ho detto salvifico non salvafica; anzi quella, a giudicare dalla frequenza di usi, abusi e parti doveva essere …)

Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione, tanto quello nato in casa come quello comperato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comperato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne.  (Genesi 17:9-13)

Permettemi, quindi, di dire che la Bibbia sottolinea a chiare lettere che Abramo e Javèh/Elohim strinsero un’alleanza del ca…volo!  (ed i risultati si vedono ancora oggi visto che all’inizio si limitavano a ritagliarlo a soli ebrei mentre oggi lo “rompono” a tutti…).

Allora Abramo prese Ismaele suo figlio e tutti i nati nella sua casa e tutti quelli comperati con il suo denaro, tutti i maschi appartenenti al personale della casa di Abramo, e circoncise la carne del loro membro in quello stesso giorno, come Dio gli aveva detto. Ora Abramo aveva novantanove anni, quando si fece circoncidere la carne del membro. Ismaele suo figlio aveva tredici anni quando gli fu circoncisa la carne del membro. In quello stesso giorno furono circoncisi Abramo e Ismaele suo figlio. E tutti gli uomini della sua casa, i nati in casa e i comperati con denaro dagli stranieri, furono circoncisi con lui.  (Genesi 17:23-27)

Stabiliti, dunque, i termini dell’alleanza (tu ti tagli il prepuzio mettendo a nudo il glande ed io farò di te una grande nazione…) Javèh/Elohim si congeda e se ne vola in cielo o se ne torna sulla montagna (nel testo non viene chiarito).

Dio terminò così di parlare con lui e, salendo in alto, lasciò Abramo. (Genesi 17:22).

Poi, dopo una serie di ulteriori fantasiose ridicole e sciocche peripezie varie che vi risparmio (o, meglio, visto l’argomento sarebbe il caso di chiamarle “periprepuzìe” varie) Abramo termina i suoi giorni sulla terra alla veneranda età di “…centosettantacinque anni”.

Poi Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati” (Genesi 25:7-89).

E meno male che in Genesi 6:3 Dio/Yavèh/Elohim aveva già “deciso” che da quel momento in poi l’uomo non sarebbe dovuto vivere più di 120 anni…

Grullo chi (ci) crede…

Ratz Krapinger

 

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