Una replica dovuta dell'autore del post «Apriti Sèsamo!» sino all’ultimo centesimo...

facebookMi giungono interrogazioni e anche qualche critica mordace in riferimento all’articolo «Apriti Sesamo!...», da me postato nei giorni scorsi su questo sito. Mi dispiace, purtroppo, non poter replicare direttamente sulla piazza virtuale di Facebook, dalla quale principalmente mi provengono, in quanto non sono navigatore facebookiano per mie convinzioni e forse per incapacità a gestirne il sistema, una specie di SMS ma con impostazioni assai più sofisticate, uno strumento senz’altro efficace per contatti veloci, che spesso, però, diventa ampio contenitore e vetrina di tutte quelle superficialità apprezzabili al massimo per un breve relax.

Preferisco il sito web, configurato come il posto dove costruire le proprie idee, le proprie sensazioni ed i propri concetti, senza richiedere necessariamente una risposta, senza aspettare una persona che si connetta, ma sperando ugualmente che altri li commentino, dando al lettore anche un ruolo attivo perché leggere e riflettere costruiscono il pensiero. Nel sito web, infatti, devi ragionare su quello che succede intorno a te, devi documentarti sull’argomento che ritieni utile postare, lo devi sviluppare e portarlo a compimento. Tutte operazioni che richiedono lavoro di ragionamento, senza contare il ruolo di controinformazione che lo contraddistingue.

Pertanto, mi avvalgo anche del blog MisterbiancoCom, sito di diffusa visibilità e aperto alle libere discussioni, per consentirmi una replica di riscontro agli interrogativi richiesti e, soprattutto all’accusa di falsità o di presunte diffamazioni che un facebookiano attribuisce al mio articolo in premessa titolato.

Rispondendo ai quesiti, uno riguarda il percorso aritmetico che quantifica la cifra pagata per ogni anno di mantenimento ai nostri amministratori del Comune. Sono stime che provengono da fonti ben informate, all’occorrenza verificabili dalla contabilità ragionieristica dell’Ente Comunale preposto. Ovviamente sono dati estimativi che possono divergere in più o in meno, ma certamente il risultato contabile si aggira sempre sulle 800mila euro x anno, ed è così ripartito:

-n.29 consiglieri = 500.000€uro x anno;

-Sindaco = 55.000€uro x anno;

-n.6 assessori = 147.000€uro x anno;

-Presidente Consiglio = 54.000€uro x anno;

-Rimborsi al datore di lavoro per assenze dipendenti eletti, missioni e varie = 50.000€uro x anno.

Il totale dei suddetti importi è la misura di prelievo dalle tasche del popolo, un compenso “indecente e immeritato”, e forse anche invidiabile. Ma se in taluni potrebbe generare invidia, sicuramente in chi lo pretende alberga la “vergogna”, specie quando la maggior parte dei cittadini onesti sono vessati pesantemente di nuove tasse per far quadrare i conti pubblici.

Stiamo parlando di eletti di periferia, perché se ci riferiamo ai capoluoghi e alle circoscrizioni di quartiere, poi alle Province e alle Regioni, ed infine al Parlamento, i costi lievitano sempre più esageratamente. Ed è intollerabile che un impegno elettivo, onorifico e di volontariato, abbia associato una casta di privilegiati che, dai guitti periferici ai grossi attori parlamentari, lucrano sulla politica e sul popolo.

L’altro quesito richiestomi è cosa intendo per costi della politica.

Preferirei chiamarli costi di spese “parassitarie” dell’antipolitica, il cui risultato è quella trasformazione sociale che abbiamo sotto gli occhi e che ha prodotto una progressiva sfiducia dei lavoratori verso la politica, la scomparsa della loro coscienza di classe, l’indifferenza popolare che ha consentito a corrotti, corruttori e furbetti di cavalcare l’occasione per trarne sempre più profitti.

Per esperienza personale dico (e chi ha memoria ricorderà) che sino alla fine degli anni ’70 gli eletti al Comune di Misterbianco percepivano quasi nulla, e quel poco veniva devoluto “interamente” alle sedi politiche di appartenenza. Sindaco e Assessori usavano per l’espletamento delle mansioni le proprie risorse e le proprie auto, anche per le frequenti missioni a Palermo, ed in primo luogo si mantenevano con i propri redditi di lavoro. Conciliavano il loro tempo tra esercizio della propria professione e l’impegno costante politico-amministrativo nelle attività del Comune e del Partito, dove si richiedeva un volontariato non imposto, caratterizzato da un senso comune di responsabilità nella concezione della vita sociale e dell’impostazione che si intendeva dare ad essa. La nomina elettiva era considerata un incarico onorifico, ed esercitarlo costituiva motivo di orgoglio per chi praticasse la politica con onestà e passione senza nulla chiedere o togliere alla collettività.

Poi negli anni che seguono cominciava la decadenza dei valori. Ai politici succedevano i politicanti, la cui ideologia prevalente diventava quella del profitto personale, del privilegio e della brama di potere, trascurando di affrontare gli effetti sociali e ignorando gli obblighi della partecipazione popolare: un simile negozio, che prima inorridiva, ora spalancava la «Grotta di Sesamo» al mercato indecente della “democrazia dei miserabili”.

In democrazia, purtroppo, questo fenomeno negativo è ancora oggi possibile, e anzi si è consolidato, al punto che spesso, ostentando nelle decisioni un coinvolgimento popolare, si è costretti poi ad assistere alla deprimente povertà dibattimentale di eventi elettorali, conferenziali o assembleari riempiti soltanto di banali contenuti al solo scopo demagogico di distrarre e rendere alieno il popolo dagli intrighi delle grandi progettualità del territorio.

Queste circostanze (da persona che ascolta, vede e partecipa) mi hanno obbligato a manifestare ragionevoli dubbi e convinte avversità nel blog, inteso come strumento più proficuo di informazione e di comunicazione delle proprie opinioni, anche se le mie deduzioni postate su MisterbiancoCom e contemporaneamente sul mio sito personale abbiano potuto infastidire un signor Marco che, sulla piazza virtuale di facebook, quasi ad auspicare metodi di censura che non esito a considerarli equivalenti a quelli di regime, definisce le mie analisi una“accozzaglia di falsità tendenziose”.

Può anche darsi che i miei vocaboli abbiano reso “fumosa” l’esposizione dell’analisi, ma “i fatti reali” stanno scritti e ben configurati in quella mia relazione inopportunamente contestata. Tuttavia, giacché ritengo che il signor Marco (assai assiduo in facebook) non sia un “analfabeta politico”, saprà sicuramente distinguere tra quella cortina di fumi fatti e connotati, se proverà a rileggere ogni rigo di scrittura con più attenzione ai riferimenti.

In ogni caso io mi assumo solo la responsabilità di quello che penso e scrivo, ma non la responsabilità di quello che l’interlocutore capisce.

Ritenevo doverosa la mia replica alle interrogazioni alle quali mi fa sempre piacere rispondere, ma sento l’obbligo di rigettare l’avventata definizione d’accusa che mi muove da facebook il concittadino Marco Lavoro, al quale tuttavia desidero far giungere il mio sincero saluto di amicizia.

Enzo Arena
www.webalice.it/arenavincenzo

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Enzo Arena, le crichitiche al

Enzo Arena, le critiche al suo articolo sono venute da quello che in gergo internet si chiama "troll", ovvero da un personaggio senza nome nè volto (come immagine del profilo ha un pupazzo) che tenta di manipolare abilmente, direi, le convinzioni della gente più semplice (senza offesa). Quindi non se la prenda troppo, l'articolo era perfetto e condiviso dalla maggioranza dei facebbokiani come li chiama lei.

Salvatore Di Martino

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