Anche a Misterbianco si è ricordato che appena un anno dopo il martirio della giovane Agata, nell’anno 252 Catania venne colpita il 1° febbraio da una grave eruzione dell'Etna, che ne distrusse presto alcune parti della periferia; il popolo, preso in Cattedrale il velo di Sant'Agata, lo portò in processione nei pressi della colata, che secondo la tradizione si arrestò dopo breve tempo, proprio il 5 febbraio, primo anniversario della morte della Vergine catanese.
Era il velo che forse l’aveva risparmiata dalla fornace. Lo stesso avvenne nel terremoto del 1169, così come nell’eruzione disastrosa del 1669, e la benedizione di quel Velo (custodito in uno scrigno) è stata invocata più volte finora nel tempo sia per eruzioni che terremoti. Tra storia, leggende, fede e religiosità popolare.
In una società oggi generalmente “laicizzata” e diffidente, agnostica o ostile, in preda ai “media” incontrollati e a divisioni laceranti, con un’inquietante diffusione della cultura della contrapposizione, è significativo registrare un’insolita “mobilitazione” e lo spontaneo coinvolgimento di tantissimi cittadini a Misterbianco attorno ad eventi rievocativi delle antiche “radici” semplici di una comunità oggi complessa e variegata, tra tanti problemi, in cui anche molte belle tradizioni di una volta sono a rischio di scomparire.
In un 2019 così incerto, Misterbianco con le celebrazioni in corso riscopre la bellezza dello stare assieme senza barriere - almeno in certi momenti “topici” - nel “gustare” e tramandare un’identità antica nel tempo, rivivendo con emozione le “radici” lontane della propria storia orgogliosa di gente tenacemente “rinata e forgiata” dalla lava. Subito dopo quella distruzione del 1669, e la “diaspora” di tanti misterbianchesi a Gravina, Catania e altrove, si rimettevano assieme i tanti beni comuni salvati e portati a braccia dal paese distrutto, si ottenevano in povertà i terreni e si iniziava a costruire la nuova chiesa Madre e attorno ad essa la nuova comunità laboriosa (agricola, artigiana, commerciale) che da allora ha compiuto un lungo e faticoso percorso, finora in parte “ricostruito” da alcune pubblicazioni.
Ora la Chiesa locale, la Fondazione Monasterium Album, il Comune, le parrocchie e associazioni, gli intellettuali e la gente semplice chiamano Misterbianco all’appello, perché dal passato si impari a costruire assieme il futuro.
La Sicilia
20/04/2019