Sulle belle case

VersaillesDi certo non sono le belle case a fare la storia di un paese, da sempre luoghi di raccolta di vite dedite alle scelleratezze e agli strapoteri di pochi nulla facenti e scansafatiche.

Mi riferisco senza apporre neanche un lacero velo di pietà alle ricche famiglie dei “ripudduti massari misterbianchesi” che nel corso degli anni arricchendosi ed abusando dello strapotere affidatogli dai vari baroni e nobile gentaglia varia, hanno costruito nei secoli passati monumenti ed edifici “lussuriosi”, togliendo e lasciando egoisticamente i loro concittadini vivere in condizioni ambientali ed abitativi ai limiti delle residenze per bestie, fognature a cielo aperto, privi di servizi igienici, case dove in una sola stanza soggiornavano interi nuclei famigliari.

E non sono dicerie, o racconti tratti da epoche remote, solo le realtà abitative che la maggior parte dei cittadini di Misterbianco erano costretti a vivere fino a pochi decenni fa. Che quelle case dei ripudduti di Misterbianco vengano salvate, ne sono certamente d’accordo, augurandomi che si ergano a simboli di risultanze della maldicenza, dell’ignoranza e dell’ingiustizia sociale. Ritengo da sempre che il concetto di bellezza non sia un valore legato esclusivamente all’estetica, ma è prima di ogni cosa un valore etico e comportamentale. E prima ancora un valore politico. Non sono giustificabili cattedrali, palazzi nobiliari o residenze lussuose dove regna povertà e miseria perché rappresentano un feroce insulto al senso della comunità e al benessere collettivo. Continuo a provare rabbia e sgomento, e spero che questo sentimento sia sempre più condiviso da molti, nell’osservare residenze nobiliari, castelli, chiese e cattedrali gigantesche riccamente decorati con fregi dorati e bizzarrie architettoniche, ricolme di stranezze simboliche. Nel nostro futuro è mia speranza che il lavoro delle nostre maestranze, dei nostri architetti ed ingegneri, dei muratori, dei carpentieri non sia distolto ad erigere corbellerie architettoniche e che i denari e le ricchezze prodotte dalla fatica e dai sacrifici del lavoro siano destinati alla costruzione di ospedali, di scuole, di parchi, di strade, di asili nido, di centri di aggregazione, di piazze, di servizi urbani usufruibili da tutti e per tutti. Il tempo dell’ingiustificabile ipocrisia, dell’elogio dell’inutile, della sopraffazione e dell’arroganza spudoratamente simboleggiata nella sontuosità di edifici appartenute ad alcune famiglie e caste religiose trovi un adeguato uso sociale e siano riconsegnate per sempre al suo legittimo possessore, il Popolo.

Pasquale Musarra

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Commenti

Il Concittadino Pasquale

Il Concittadino Pasquale Musarra mi trova perfettamente d’accordo; cancelliamo il Colosseo, dove i cristiani venivano dati in pasto alle belve. Ma anche palazzo Pitti perché ci abitava il Granduca di Toscana. Senza parlare del Quirinale e di Castel Sant’Angelo. Tutto via. A Catania, da cancellare, Palazzo Biscari ed il convento dei Benedettini dove i fratacchioni dei Vicerè si rimpinzavano di ogni delicatezza prima di ricevere le monache del vicino convento. A Misterbianco possiamo far fuori il Palazzo Ducale, simbolo del potere dei duchi Trigona; ed a questo punto anche  “ il castello” della stazione costruito dal padre dell’avvocato Calì e di mia nonna Sara. Che, solo per puro caso, non era “arripudduta”. In quanto a pensare ai poveri, come mi dicevano gli anziani  Misterbianchesi, ci pensava mio nonno Peppino, medico, il quale era solito lasciare ai bisognosi i soldi per comprare le medicine. La cultura “capitalista” fa schifo; bisogna aderire a quella del MINCULPOP ( la O finale è preceduta e seguita da due P, scanso equivoci interpretativi che farebbero pensare ad un autogol ) cioè del ministero della cultura popolare. Di una Unione Sovietica che pare sia la patria dei nuovi ricchi. Quelli che il concittadino Musarra menziona a proposito della vecchia Misterbianco.

P.S. Il “Castello” si estende su una superficie di circa 150 metri quadri: in Polonia ho fatto alcune fotografie delle palazzine del popolo, tutte rigorosamente di colore grigio-cemento. Sono pronto a fornirle ai nostri architetti perché ne facciano una simile al posto del castello che va immediatamente demolito.

Beppe Condorelli

 

Lino, perché tanta rabbia in

Lino, perché tanta rabbia in un confronto sereno sul recupero o valorizzazione dei beni che si trovano sul nostro territorio comunale?

Guarda che non stiamo discutendo di una regia del XV o XVI secolo, oppure di una residenza nobiliare di qualche signorotto della provincia, ma di un edificio non nobiliare ed appartenuto a gente comune, a persone che hanno fatto solo del bene nel loro impegno sociale e professionale.

Si discute di un edifico visibile dal centro storico e con una architettura degna di essere salvaguardata in un paese come il nostro, dove poco c’era da conservare, e quello che era rimasto, in nome di quel POPOLO, è stato demolito dal dopo guerra in poi.

A Misterbianco, come saprai benissimo, non ci sono nobili.

Il duca è diventato tale perché ha acquistato il casale, ma la sua provenienza è altrove.

Non ci sono Baroni, Marchesi o Conti, principi o regnanti nel nostro comune e credo neppure “ricche famiglie dei ripudduti massari” che hanno abusato dello strapotere affidato a loro.

Ma di cosa stiamo parlando?

Scusa ma dove sono questi “Edifici lussuriosi”?

Credo che prendere a prestito un argomento come quello della salvaguardia di un bene per rinfocolare lotte di classi o di caste non serva proprio a niente.

Su una cosa mi ritrovo d’accordo: più servizi fruibili per tutti.

Ma per chiedere maggiori e migliori servizi non credo non credo ci sia bisogno di scomodare ideologie o lotte di classi.

Carmelo Santonocito

Nell'elenco di Beppe

Nell'elenco di Beppe Condorelli manca Venezia, Firenze, Napoli, c'è di che demolire! Ma credo che non sia stata una dimenticanza; non avrà voluto tediare i lettori allungando l'elenco e togliere la possibilità di pensare a quanto ancora rimane, lasciando loro la libertà di pensare ad altre opere... escludiamo Matera.

Turi Palmeri

Ad un argomento cosi

Ad un argomento cosi invitante non si può non rispondere. Condivido al 100% quello che il prof. Condorelli afferma poichè sono le prime cose che una persona anche di bassa cultura pensa in prima battuta. Son sicuro che il caro Lino Musarra che conosco da tanto tempo ha scritto tutto quello che abbiamo letto perchè voleva provocare una forte scossa elettrica e devo dire che, in parte, è riuscito nel suo intento. Nel suo discorso puritano si evince tanta rabbia e tanto odio atavico. Vorrebbe a suo modo cambiare la storia ed anche la geografia. Essere cosi estremisti non giova a nessuno e i corsi e ricorsi ne hanno dato ampia dimostrazione. La storia dell'uomo è stata ed è molto complessa e difficile. Le Piramidi certo molti lutti e dolore hanno dato a quelli che a mani nude sono stati impiegati per costruirle e da qui molti esempi si potrebbero elencare di opere effettuate con sudore e sangue. Il cammino dell'umanità è piena di esempi di ingiustizia ma non per questo si devono, con livore, mettere alla gogna i vari "ripudduti" massari. Vorrebbe forse il caro Lino che si facesse come venne fatto alcuni anni fa in Cambogia? Azzerare il tutto con uccisioni di massa per far nascere l'utopistico stato perfetto dove tutti gli uomini sono uguali? Si è forse documentato quale è la situazione attuale in quello stato? E' forse nato l'uomo nuovo, l'uomo perfetto? Caro Lino la perfezione non esiste... ma stai pur certo a passi brevi e lenti si arriverà ad una società più giusta. La nostra stessa comunità ne è l'esempio con tutte le difficoltà attuali.

Enzo Messina

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